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Turismo nella sharing economy: il viaggio inizia online, nei luoghi si condivide l’esperienza

di Claudio Carlo Tanzarella

 

C’erano una volta i villaggi vacanze, gli animatori e frotte di turisti pronti a rispondere alla chiamata in piazzetta per il gioco aperitivo. La vacanza era pensata, programmata, offerta e consumata in modo standardizzato. Cambiavano le mete turistiche, ma la formula rassicurante del villaggio turistico si rivelava vincente al pari di quella del panino globale, il Big Mac. Le agenzie di viaggio proponevano pacchetti all inclusive, la vacanza “chiavi in mano”, con imprevisti e sorprese ridotti al minimo. Il paradosso di questa formula però era pronto a palesarsi in tutta la sua evidenza. Molto spesso si finiva per conoscere anche il più recondito sgabuzzino del villaggio vacanze, senza invece avere la benchè minima idea di cosa ci fosse fuori o di come fosse la vita dei residenti, degli autoctoni. Le escursioni si risolvevano in un misero assaggio della realtà locale, finalizzate all’acquisto del souvenir locale, un tempo autentico e originale e poi anch’esso globalizzato e decontestualizzato, prodotto in Cina, trasportato in Europa da autotrasportatori slavi, greci o turchi, venduto infine sulle spiagge del Mediterraneo da nordafricani, rimasti incastrati negli ingranaggi della globalizzazione.

Ma quelle erano solo le crepe del sistema, la cartina al tornasole dell’obsolescenza della formula. E’ invece l’avvento della new economy, di internet e dei social networks a dare il colpo di grazia finale al sistema, chiudendo la porta dei villaggi vacanze e di molte agenzie di viaggio tradizionali e aprendo quelle di miriadi di bed e breakfast, di case vacanze e di portali web per la prenotazione e l’acquisto fai da te di voli, viaggi e soggiorni allaround the world.

Tra il pacchetto preconfezionato dal consulente di viaggio e il travel designer, il nonno e il nipote della filiera turistica, si mettono di traverso le grandi piattaforme online o dell’e-commerce turistico che dir si voglia, dove millennials e nomadi digitali, perennemente connessi, usano bivaccare brandendo i loro smartphone come la spada laser di un cavaliere jedi alla conquista dell’offerta migliore, dell’avventura piu’ elettrizzante, dell’esperienza piu’ glamour. Se il telefono allunga la vita, come recitava una vecchia reclame, lo smartphone non solo ci fa vivere la nostra vita, ma ci fa conoscere e desiderare quella degli altri e ci connette ad essi, attraverso “sei gradi di separazione” e anche meno. Dall’incontro dell’altro alla condivisione dell’altrui esperienza il passo è breve. La molla è la ricerca di quell’autenticità smarrita nel momento in cui il souvenir è diventato apolide e globalizzato. Il turista 2.0 non vola ad alta quota, ma si immerge negli abissi delle realtà che visita. Ormai maturo, è un po’ viaggiatore e un po’ migrante, un po’ Indiana Jones e un po’ Ulisse, infine anche un po’ pellegrino.

Viaggiatore perchè è libero del superfluo e disposto a rinunciare ai comfort. Migrante perchè pronto a rischiare pur di arrivare alla meta. Indiana Jones perchè ha le informazioni e gli strumenti giusti per viaggiare informato, ma forse anche troppo…da mettersi nei guai. Ulisse perchè il piacere del viaggio sta nella scoperta e pellegrino perchè ha fiducia nel prossimo. Se nella formula del villaggio vacanze l’aperitivo era servito, nel viaggio esperienziale che dona a nuova vita, il turista 2.0 l’aperitivo imparerà a prepararselo secondo gli usi locali e a condividerlo con i suoi ospiti/host.  In ciò sta anche la rivoluzione di Airbnb. Le persone del posto, gli esperti del territorio, ti accolgono nel loro quotidiano e offrono un assaggio di vita locale. Oltre agli affitti di case, sulla nota piattaforma si potranno prenotare attività, per ora solo in 12 città del mondo, tra cui l’italiana Firenze, l’anno prossimo in 51 città. Tutto questo sarà possibile grazie alla nuova applicazione Trips, un servizio di condivisione che all’efficienza degli algoritmi unirà un po’ delle conoscenze delle normali guide turistiche cartacee e il fattore umano, con la sua sensibilità, imprevedibilità e sapienza. Ciò significa che chiunque abbia qualcosa da offrire in termini di attività e conoscenze del territorio, potrà reinventarsi, guadagnandoci, Host di esperienze (per Airbnb Experiences) e Host di luoghi (per Airbnb Luoghi), che tradotto significa nuove opportunità di lavoro. Non solo…Airbnb nell’ambito di questa piccola grande rivoluzione presto darà la possibilità di prenotare voli, ristoranti e auto a noleggio.

 

 

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