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Dall’Amistad a Obama, un viaggio nella storia dell’abolizionismo

di Andrea Graziano

Il 2017 si è aperto con un evento cardine della politica internazionale, il passaggio di testimone avvenuto tra il precedente e l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America. Dopo due mandati, dunque otto anni, Barack Obama ha lasciato spazio al neoeletto Donald Trump. Obama, il quale vanta due lauree, avvocatura, insegnamento, si è sempre contraddistinto per la propria arte oratoria, che gli ha permesso risultati politici strabilianti. Oltre ad una carriera brillante, il quarantaquattresimo presidente degli Usa vanta un autentico primato per il proprio paese: è il primo presidente statunitense afroamericano nella storia. Come le carte costituenti europee sono state condizionate dalle precedenti esperienze totalitarie o autoritarie, gli Stati Uniti sono stati sicuramente segnati dalle vicende legate al segregazionismo e la memoria storica delle vicende razziali ha contribuito all’eco dell’importanza dell’elezione di Obama.

 

Una vicenda che sicuramente fonda un punto cardine dell’abolizionismo è quella che racconta la storia di una nave, la Amistad, teatro di una prova di forza all’insegna della libertà in contrasto allo schiavismo. Essa fu una goletta, un’imbarcazione a vela con due alberi, lunga neanche venti metri adibita inizialmente per il trasporto di merci nel commercio costiero. Nel giugno del 1839, cinquantasei mende (etnia demograficamente di punta in Sierra Leone) furono tradotti come schiavi fino a Cuba, allora colonia spagnola e venduti all’esiguo equipaggio iberico che governava la Amistad. Il successivo 2 luglio, stremati dalle pessime condizioni di viaggio (incatenati e denutriti), i mendi seguirono il connazionale Sengbe Pieh alla rivolta e si ammutinarono. Presero il controllo della nave, ma vennero ingannati dagli spagnoli superstiti, i quali, anziché fare rotta verso l’Africa come richiesto, costeggiarono il continente americano fino a farsi intercettare dalla nave statunitense Washington, il cui equipaggio catturò gli africani.

 

Il 7 gennaio 1840 i mende vennero processati per ammutinamento; il giudice inizialmente non volle rimarcare i motivi per cui gli africani si trovassero sulla nave, contestando loro di averne preso il possesso con l’esercizio della forza. Ciò suscitò dissenso nel paese, portando anche alla nascita di un comitato apposito per la difesa degli africani. Questo si operò per trovare modi con cui comunicare con i mende della Amistad (un membro del comitato, Josiah Willard Gibbs Sr., imparò a contare fino a dieci nella loro lingua, si recò al porto contando ad alta voce in modo da trovare un interprete) e costruire la difesa. Il processo andò a buon fine, venne dimostrato che i mende erano stati catturati illegalmente e che l’ammutinamento era un atto di libertà. Ottenuto lo status di uomini liberi, gli africani trovarono però un altro ostacolo in Martin Van Buren, ottavo presidente degli Usa, il quale non voleva rovinare i rapporti con la Spagna (che intanto rivendicava la proprietà degli schiavi) e gli stati del sud.

 

Il 23 febbraio 1841 il caso venne portato, dunque, dinnanzi alla Corte Suprema. Lì John Quincy Adams, allora ex Presidente (fu il sesto), inscenò una clamorosa arringa con cui convinse la Corte della liceità della sentenza a favore degli schiavi liberati, la quale decretò, però, che gli Stati Uniti d’America non avrebbero sostenuto le spese per il rimpatrio. Gli stessi mende e altri statunitensi collaborarono per raccogliere i fondi necessari per chi volesse far ritorno in Sierra Leone.

La vicenda della Amistad creò un precedente giurisprudenziale (e culturale) importantissimo per l’abolizionismo e la garanzia dei diritti umani negli Stati Uniti d’America. Essa ispirò il romanzoLa Rivolta della Amistad” di Barbara Chase Riboud, da cui Steven Spielberg si ispirò per il filmAmistad”, che ricevette quattro nomination agli Oscar del 1998. Centosessantanove anni separano i fatti accaduti sulla famosa goletta alla prima elezione di Barack Obama. Un filo sottile lega le due vicende, percorso da ogni uomo che nella storia ha lottato per i pari diritti e la dignità umana, elemento fondante delle carte costituenti che regolano le vite di tutti noi.

1 Commento

  1. Ottima esposizione su un avvenimento di grande spessore sociale e politico .

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