di Angela Rossi
Giacomo Beccari, astronomo, scienziato, a Monaco da qualche anno… spiegato in parole semplici di cosa ti occupi?
“Lavoro all’European Southern Observatory, l’osservatorio astronomico europeo a Monaco. Il cinquanta per cento del mio tempo lo dedico al supporto dei telescopi che si trovano in Cile. Faccio da interfaccia tra gli utenti e cioè gli astronomi europei e l’osservatorio stesso. Mi assicuro che gli strumenti funzionino secondo precise specifiche tecniche e scientifiche. Poi faccio ricerca scientifica, studio dall’evoluzione dei dischi intorno a stelle giovani, dove si pensa che possano formarsi i nuovi pianeti, allo studio degli ammassi globulari e di popolazioni stellari in galassie. Diciamo che studio le stelle dalle prime fasi evolutive fino agli ultimi momenti della loro vita. Parto dalla realtà e cerco di capire cosa accade”.
Da scienziato pensi che scienza e fede siano in contrapposizione?
“Secondo me no. Il problema grosso è la presunzione di chiedere risposte alla scienza che essa non può dare come quale sia il destino dell’uomo e da dove nasca questa innata ricerca di felicità. Domande legittime e molto importanti le cui risposte non possono a mio avviso arrivare dalla scienza. Scienza è ricerca continua della conoscenza che rivela misteri più grandi e che non porta mai a risposte definitive. La fede è una risposta culturale ed esperienziale. Io sono nato in Italia ed ho avuto una educazione cattolica. La sfida è abbracciare questa cultura che ho ricevuto e cercare di capirne il significato. Capire se può diventare esperienza viva. Ratzinger ha fatto una lezione bellissima nel 2006 per spiegare proprio questo. Spiegare perché e quando storicamente fede e ragione si sono divise. Come scienziato mi pongo di fronte alla realtà e l’unica cosa che riesco a dire è che non riesco a spiegare tutto ma il fatto che io abbia il desiderio di farlo, mi dice che esiste qualcos’altro. In realtà la fede è un motore per la ricerca. E’ un riconoscere con la ragione che il cuore ha desideri più grandi di quelli che si riesce a spiegare. Oggi paradossalmente desiderio e mistero destano scandalo. Si tende a cercare di far tacere questo grido che invece va gridato. Secondo me l’integralismo nasce da qui, dall’esclusione del cuore e dal prevalere delle ideologie, al rispondere ad un potere dominante”.
Impera anche il relativismo …
“Io penso che l’unica maniera per contrastare il relativismo sia riscoprire la natura dell’uomo, il fatto che qualsiasi sia la religione, il sesso, il colore della pelle, l’uomo è pieno di un desiderio di bellezza e di verità. È innegabile e misterioso che tutti nasciamo con una domanda di verità. Immagina se questa coscienza, se questo sguardo dell’uomo verso l’uomo fosse al centro, fosse il criterio delle nostre scelte politiche, dei nostri modelli economici e culturali. Che mondo diverso sarebbe, un mondo popolato di donne e uomini con una percezione cosi alta di se e degli altri da riconoscere il fattore comune che ci unisce, ossia il bisogno di amore e di verità…che mondo diverso sarebbe…saremmo in molti guardare le stelle e ad amare il cielo
A proposito di guardare il cielo, abitudine che noi abbiamo perso, cosa si prova, cosa si scopre a farlo?
“E’ vero. Noi astronomi siamo fortunati perché quello che si scopre è che la realtà è dominata dalla bellezza. Osservare l’infinito con un telescopio, confrontarcisi, già questa esperienza ti dà una vertigine. Guardi al telescopio e guardi una stella e sai che la luce che guardi ha lasciato quella stella milioni di anni fa. Un mistero grandioso e il fatto di condividerlo e studiarlo è una gioia”.
Giacomo legge solo libri di astronomia?
“No, no. Ora sto leggendo Pasolini, “Gli scritti corsari “ e credo che l’autore sia stato profetico ed illuminante, specie per le riflessioni profonde e lucide su grandi eventi dell’Italia degli anni ‘70, dai sessantottini all’aborto. Ha avuto delle posizioni illuminanti già tanti anni fa. Parlava di adeguamento ad un modello culturale univoco e dei segni drammatici della morte della cultura popolare uccisa dalla dominante realtà borghese post-industriale e consumistica. In un contesto storico che andava esattamente in direzione opposta al suo pensiero”.
Chi è Giacomo?
“E’ un uomo entusiasta della vita, del proprio lavoro e con un desiderio enorme di scoprire se stesso sempre di più, di tornare alle proprie radici e rifondarsi su questa base, imparare ad amare ciò da cui proviene e ciò che è. Sono le mie radici profonde che devo riscoprire. In fondo sono sempre stato e sempre rimarrò un veronese nel mondo”.
L’aver vissuto in tanti Paesi diversi rischia di far perdere la propria identità nazionale?
“È stata questa la scoperta più bella, fatta girando per il mondo e vivendo in tanti luoghi, Olanda, Cile, Germania, Stati Uniti. Ho scoperto che l’unico modo per abbracciare le altre culture è riscoprire la propria. Ho scoperto quanto è bello essere italiani. La cosa bella è che proporsi in questo modo ti fa distinguere tra le persone intelligenti e quelle che non lo sono”.
Un tuo desiderio, infine?
“Certamente il desiderio grande come uomo in questa fase della mia vita è di lasciare che il mio io, ossia il mio bagaglio di desideri, pensieri e di creatività affiori liberamente e mi permetta di vivere la realtà con un respiro di libertà. Spero che tutto questo mi aiuti a vivere il mio lavoro con un entusiasmo e un desiderio sempre nuovo di farmi sorprendere e stupire dalla natura e dall’universo. Spero tanto di mettere le mie esperienze e quello che ho imparato a servizio di nuove generazioni di astronomi che rischiano di farsi trascinare dalla grande onda di pessimismo che sembra voler dominare”.