di Viviana Duimio
Moda come comunicazione…moda come cultura…moda come arte…moda come espressione.
E in ogni forma di espressione c’è un racconto.
Il racconto della moda è un continuo esperimento di linguaggi e di codici fantasiosi sin dalla storia che hanno come scopo l’emozionare, l’entrare in empatia con il pubblico e fornire sogni di sé stessi nei quali credere.
Per diventare sogno e desiderio la moda ha bisogno di essere raccontata, veicolata, usando fantasie e desideri presi a prestito dall’immaginario collettivo per entrare in una dimensione onirica legittimandosi come favola di una realtà esistente e come arte del possibile.
Mille sono i modi e le interpretazioni che si possono dare al racconto moda cercando di percepire il sottile filo che unisce i diversi linguaggi e che tiene vivo un dialogo credibile e incredibile al tempo stesso con un pubblico in rapido divenire ma sempre alla ricerca di identificazione e di risposte.
Fumetti…fantasie…futuro…passato e favole!
Ambientazioni della fantasia ludica e adolescenziale di tutti noi per parlare di un cambio di rotta percepito e non ancora ben decifrato in un clima generale di crollo di certezze e di sicurezze che forse porta ad un ridimensionamento dell’euforia sopra le righe degli anni passati.
Un rifugio più intimo e più concreto nelle proprie dimensioni tutte rivolte verso il microcosmo personale contro l’enorme globale che aveva caratterizzato gli anni passati senza tempo e senza età e senza contorni definiti perché diluiti nell’immenso linguaggio comune di un ipotetico melting-pot sovrastrutturale.
Giovani stilisti inventano linguaggi nuovi e reali in contatto con le reali esigenze pescando nella storia recente i motivi per costruire il nuovo racconto, i grandi nomi cercano nella propria storia le radici dalle quali ripartire e, autocitandosi a memoria sembrano inseguire e riproporre i percorsi che ne avevano segnato l’ascesa quasi per auto affermarsi e per ritrovare le motivazioni iniziali di un discorso che deve proseguire con nuove energie
Il tutto in una dimensione cristallizzata tra il detto e il percepito come se si fosse sospesi in una sperimentazione in attesa di conferma, una specie di limbo, di azzeramento, di vuoto colmo di idee pronte ad esplodere in un nuovo codice rinnovato ma consapevole che solo l’affermazione della propria storia e delle proprie radici rielaborate e rilette possa continuare a parlare di sé e non solo con sé.
Forse la nuova Italian Renaissance?…
…e il racconto continua