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Animali Fantastici: l’asino sul Battistero di Parma. Curioso simbolo cangiante

di Francesco Gallina

Benvenuti al secondo appuntamento della rubrica Animali fantastici e dove trovarli nella mia Drogheria dell’Arte. Oggi, il menù è a base di… asino.

Con l’asino, dunque, proseguiamo lungo le pareti esterne del Battistero, fra i bassorilievi di questa curiosa creazione scultorea che è lo Zooforo antelamico.

Ecco emergere dal marmo rosso di Verona la controversia bestia. Simbolo dionisiaco per i Greci, allegoria esoterica per neoplatonici del calibro di Apuleio, il cui Asino d’oro viene trasposto in immagini nella nostra Rocca di San Secondo. Seguendo l’onda ermetica, non ci vorrà molto perché l’asino divenga simbolo della materia rozza e sgraziata, che però cela in sé l’impronta di una nuova, rigenerante, trasformazione. Un po’ come la pietra filosofale contenuta, celata, nascosta entro la bruta materia terrena.

Pensate a Pinocchio o alla fiaba Pelle d’Asino di Charles Perrault. Pinocchio può dirsi maturo solo dopo essere entrato in un corpo d’asino e dietro alla pelle d’asino si cela una sensuale principessa dalle mani candide e affusolate.

Affine al ridicolo, il simulacro asinino ha in sé il germe della rivoluzione che solo il riso può portare con sé (Bachtin ci insegna). L’asino aggredisce le certezze, sbeffeggia le autorità: nel Medioevo, a Parma – come in altre città Europee quali Aulney – gli Asinaria (Feste degli asini) vedevano chierici e buffoni travestirsi da asini o, viceversa, asini in abiti ecclesiastici celebrare nelle cattedrali messe… raglianti.

L’asino è abito, ma è anche tamburo. Vi propongo allora questo delizioso sonetto composto un poeta minore del Barocco italiano. Il suo nome era Giovanni Canali, e in questa poesia fa parlare in prima persona l’asino (o meglio, la sua anima), asino che è stato ucciso e le cui pelli sono diventate membrane per un tamburo di guerra (cassa portatile). Mica tanto ignorante, quest’asino che reca in sé una semplice, fondamentale domanda esistenziale. Chi è, in questo caso, l’asino? L’asino o… l’uomo?

Sia come sia, Buon Natale a tutti voi lettori. Che almeno l’asino del Presepe vi/ci porti una ventata d’aria nuova, per un 2017 ricco di soddisfazioni! Oink oink.

Ops… scusate.

 

IL TAMBURO

Sorte perversa! In vil tugurio nato,

per secondar fatiche e accrescer stento,

di paludosi umorie fien cibato,

diedi lena ostinata al mio tormento.

 Dal peso de gli affanni alfin sgravato,

(ché d’essere vissuto ora mi pento),

una cassa portatile tornato,

della mia pelle accoglio al seno il vento.

 A mille e mille colpi il fiato scioglio,

in campo marzïale indi venuto

a portar nuove glorie al Campidoglio.

 Se vivo tacqui in essere battuto,

 morto assordo col suono, e ben mi doglio

che chi mi batte è assai di me più bruto.

FRANCESCO GALLINA ha 24 anni ed è pramzän dal säss.

Laureato in Lettere Classiche e Moderne, è critico letterario, docente, blogger, narratore e autore di articoli e saggi accademici su letteratura, poesia, filosofia e arti dello spettacolo.

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