Sarà obbligatoria la dicitura in etichetta sulla provenienza dei prodotti lattiero caseari. Il decreto è ormai in vigore, manca solo la firma dei ministri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico. L’obbligo è stato fortemente voluto da Coldiretti che aveva raccolto il parere degli italiani: il 96% chiede trasparenza.
Il decreto ha già ricevuto il via libera dell’Unione Europea e il parere positivo delle Commissioni Agricoltura di Camera e Senato e della Conferenza Stato Regioni.
“Con l’etichettatura di origine si dice finalmente basta all’inganno del falso Made in Italy. Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri. Cosi come la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero. Ora – spiega il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – è necessario indicarlo nell’etichetta. Si tratta di un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario dove occorre proseguire nella battaglia per la trasparenza“.
I quasi due milioni di mucche da latte presenti in Italia possono finalmente mettere la firma sulla propria produzione di latte, burro formaggi e yogurt. “Una produzione che – sottolinea la Coldiretti – è garantita da livelli di sicurezza e qualità superiore. Grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche ai primati conquistati a livello comunitario con la leadership europea con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione. L’obbligo di indicare l’origine in etichetta – continua la Coldiretti – salva dall’omologazione l’identità di ben 487 diversi tipi di formaggi tradizionali censiti a livello regionale territoriale. Tutelati perché realizzati secondo regole tramandate da generazioni, che permettono di sostenere la biodiversità delle razza bovine nazionali“.
L’obbligo di indicare in etichetta l’origine è una battaglia storica della Coldiretti. Con la raccolta di un milione di firme alla legge di iniziativa popolare ha portato all’approvazione della legge n.204 del 3 agosto 2004. Da allora molti risultati sono stati ottenuti anche in Europa, ma l’etichetta resta anonima per circa 1/3 della spesa.
Due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all’estero. Anche un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza indicazione in etichetta. Come pure i succhi di frutta o il concentrato di pomodoro dalla Cina i cui arrivi sono aumentati del 379% nel 2015 per un totale di 67 milioni di chili.
L’Italia sotto il pressing della Coldiretti ha fatto scattare il 7 giugno 2005 l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco. Il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy. Mentre a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.
“A livello comunitario – conclude la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002. Mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova. A partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto“.