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Imprenditore di Sorbolo evasore “seriale”: primo arresto nuova norma antimafia

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Diverse società fallite, evasioni fiscali, fatture false, conti correnti sostanziosi che non corrispondevano ai redditi percepiti, tenori di vita troppo alti per i compensi dichiarati. Tutti elementi che hanno permesso alla Guardia di Finanza di Parma di trarre in arresto il primo imprenditore evasore seriale dall’entrata in vigore del nuovo testo unico dell’antimafia.

Lui incensurato, ma la nuova normativa permette di agire prima del reato effettivo. Arresto, confisca di conti correnti e di quote societarie sono state la misura preventiva che ha permesso di fermare quello che è stato dichiarato un “pericolo sociale” dal Tribunale di Parma. Sotto sequestro anche i beni dei famigliari, escluse le necessità finanziarie per garantire il sostentamento e gli immobili. Si tratta di poche centinaia di migliaia di euro ma l’azione è importante ai fini della prevenzione. L’uomo era circondato da persone dalla fedina penale non proprio limpida e si temeva il coinvolgimento in ambiti mafiosi. Si tratta di uno strumento che aumenta la capacità di concretezza per fermare l’evasione.

Dagli anni ’80, l’imprenditore di Sorbolo, avvalendosi della schermatura di diverse realtà societarie operanti nel settore informatico, nella distribuzione e creazione di software, e solo apparentemente conducibili ad altri soggetti, è stato più volte coinvolto in inchieste per la realizzazione di vaste frodi fiscali a carattere transnazioanale. Numerosi i procedimenti penali instaurati anche nelle Procure di altre città come Milano e Vicenza. L’uomo procedeva con dichiarazioni fraudolente, emissioni di fatture false nonché “frode carosello” ossia l’evasione dell’IVA. Questo gli permetteva ovviamente di essere avvantaggiato sulla concorrenza facendo prezzi più bassi. L’uomo dichiarava solo sporadici e modesti redditi da lavoro dipendente o da trattamento pensionistico.

Questa attività della GdF di Parma, che non rientra ne campo penale ma di prevenzione di attività mafiose, si pone quindi per la salvaguardia della sanità economica e tutela degli onesti imprenditori e commercianti del territorio.

In materia penale invece, solo nel 2016, i militari delle fiamme gialle hanno sequestrato 11 milioni e 600 mila euro. Nel 2015 sono stati 120 mila.

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