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Piazza della Pace, Modulo Eco: ecco a cosa serve. Il nuovo “figlio” di Manifattura Urbana

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Una piccola casa del futuro è spuntata in piazzale della Pace. Nato da un laboratorio di architetti e cittadini volontari – coordinati dall’associazione culturale Manifattura Urbana – il Modulo Eco dimostra come il connubio ecologia, sostenibilità ed edilizia siano possibili anche oggi, non in un futuro lontano.

Il modulo è aperto a tutti, la porta è sempre aperta. Già in programma un calendario con i primi eventi e incontri organizzati da varie associazioni (che potete leggere qui: calendario modulo eco). Ma la struttura vuole essere vissuta a pieno. Parte quindi l’appello dell’associazione culturale alla cittadinanza per coinvolgere chiunque abbia la voglia di organizzare manifestazioni senza scopo di lucro che parlino di tutte le sfaccettature dell’ecologia: economia, riciclo, alimentazione, edilizia, ambiente… Ecologia ma non solo, potranno svolgersi infatti laboratori educativi di ogni tipo. Partirà anche un tour dell’associazione per far conoscere il Modulo alle scuole. Per prenotare lo spazio basta contattare Manifattura Urbana (manifatturaurbana.org).

In risposta a molte mamme del centro storico che non sanno dove portare i bambini dopo la scuola o l’asilo, la casetta si aprirà dalle 16 alle 18, tutti i pomeriggi, per accoglierli con vari giochi.

Inaugurata lo scorso 26 novembre, la costruzione unisce materiali biologici (anche se non tutti), efficienza e sostenibilità energetica, nuove tecnologie e passione. La passione dei volontari che hanno lavorato per più di un mese per un servizio alla città. Molti passanti si fermano ad osservare la struttura, molti fanno i complimenti osservando come si intoni per colori e forme alla Pilotta.

Curiosi e interessati possono quindi entrare e osservare un modello di autocostruzione con tecnologie a secco, cioè di assemblaggio senza fondamenta e cemento. L’abitacolo non è dotato di riscaldamento ma è stato studiato per trattenere il calore con una ventola che aspira l’aria esausta e ne rimette in circolo nuova dall’esterno. Le pareti sono state dipinte con l’Airlite, la pittura che purifica l’aria e combatte l’inquinamento che è stata utilizzata anche dal Comune per il murales nel sottopasso di via Trento. Su metà tetto un pannello solare che permette alla casa di essere in gran parte autosufficiente. Nell’altra metà un materiale che più economico e naturale non ce n’è: la terra. Le pareti, partendo dall’esterno, sono costruite a strati di sughero, lana di canapa e fibra di legno (vedi foto nella gallery).  Sia all’esterno che all’interno verranno posizionate due cisterne per il recupero dell’acqua piovana. A breve verrà dotata anche di WiFi. L’ingresso verrà ampliato con una serra solare che raccoglierà ulteriore calore per l’interno.

La casetta è dotata di un impianto domotico che permette di monitorare il consumo energetico (molto basso), gestire le luci e gli impianti elettrici, come le tapparelle, attraverso un’interfaccia sul muro, un computer o lo smartphone. “La domotica permette di controllare la casa dal tuo cellulare anche quando sei fuori casa. Inoltre è un prezioso aiuto per le persone anziane o disabili” spiega l’architetto Francesco Fulvi.

“La costruzione non è al 100% biologica perché è stata costruita grazie alle donazioni delle aziende del settore. Per reggere il fotovoltaico sul tetto ci hanno regalato per esempio un pannello di polietilene. Abbiamo costruito con quello che ci hanno donato” spiega Fulvi anche in risposta ad alcuni cittadini che hanno smosso critiche in tal senso. Il Modulo Eco ha coinvolto 92 persone tra tecnici e professionisti volontari, 12 mesi di progettazione, 1 mese di lavori sul campo, 46 aziende sponsor, 49 associazioni ed enti patrocinatori, ma soprattutto 0 euro di soldi pubblici.

La costruzione ha ricevuto due importanti certificazioni dall’associazione per l’energia e lo sviluppo sostenibile, Casa Clima: certificato Gold per il non inquinamento nell’ambiente e Nature per i materiali prevalentemente naturali utilizzati. Anche Arca, l’ente certificatore specifico per le case in legno, dopo due ispezioni ha rilasciato il suo attestato.

Modulo Eco rimarrà nel piazzale per circa tre mesi, dopo di che verrà probabilmente trasferito nel Parco Mordacci di via Pini.

Gli architetti di Manifattura Urbana, Francesco Fulvi e Giulia D’Ambrosio, hanno tuttavia un sogno più grande per questo progetto di autocostruzione: “Vorremmo coinvolgere gli immigrati profughi. Sarebbe bello che queste persone che vengono ospitate potessero contribuire attraverso il loro lavoro nella costruzione di questi alloggi. – spiega Fulvi – Lo stesso discorso vorremmo portarlo anche nelle regioni recentemente terremotate per far si che le persone non stiano in container ma in vere e proprie case, accoglienti, smontabili, trasferibili e nel rispetto dell’ambiente”.

Tra i volontari del Modulo Eco, infatti, ci sono stati tre giovani profughi. “Hanno lavorato tantissimo e senza sosta – commenta l’architetto a capo del progetto – Tutti e tre poco più che ventenni si sono dati da fare. Erano molto entusiasti, sempre dietro a spostare e tirare su cose e, quando non sapevano come operare, si fermavano e ci osservavano”. I tre giovani, contattati da un’associata di Manifattura Urbana, si sono mostrati subito contenti e desiderosi di collaborare. La dimostrazione, forse, che dovrebbero nascere più progetti come questi perché loro ci sono, vogliono vivere la città e non sentirsi un peso per la società. “Quando avremo un po’ di tempo contatteremo l’assessore al sociale Laura Rossi per vedere se si possono organizzare per i profughi questi progetti che diventano non solo un modo per tenere impegnate queste persone ma anche laboratori educativi”.

(Arianna Belloli)

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