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Violenza sulle donne: 188 accolte dai centri di Parma. In cielo, da Virgy ad Elisa Pavarani

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Per proteggere le donne vittime di violenza dal silenzioso stillicidio il Centro Antiviolenza di Parma, operatrici e volontarie, lavora sulla sensibilizzazione collettiva e nelle case protette. Il report presentato in occasione delle manifestazioni che culmineranno nel grande corteo romano #NonUnaDiMeno, al quale parteciperanno anche rappresentati del Centro Antiviolenza di Parma, dice che sono 188 le donne accolte dal Centro quest’anno. Si tratta di 163 nuovi contatti e di 19 donne che continuano a seguire un percorso iniziato negli anni passati per uscire della violenza. Italiane per la maggior parte (94) e straniere (64), la maggioranza ha uno o più figli che in tanti casi finiscono per essere loro stessi vittime della violenza. Su 191 figli di donne che si sono rivolte al Centro, il 73,8 per cento è stata vittima di violenza (144 figli).

E’ stato rilevato che la violenza più diffusa è quella psicologica (150 casi), seguita da quella fisica (117). Più rare la violenza economica (75) e sessuale (25). Nell’analizzare questi dati bisogna tener conto che difficilmente la violenza viene esercitata in una sola forma. Molto più spesso, le donne che si sono rivolte al centro hanno subito più forme di violenza. Nella maggior parte dei casi la violenza è commessa da un partner, un convivente, un ex o comunque un familiare/conoscente. Ai primi posti fra i bisogni espressi dalle donne accolte figurano: sfogo (85 donne), la richiesta di informazioni (77) e di consigli e strategie (75). Tante anche le donne che richiedono una consulenza legale (54). Bisogni che nella maggior parte dei casi si assommano in un’unica richiesta.

Nel corso di quest’anno nelle case rifugio sono state ospitate 31 donne, 23 delle quali sono state accolte insieme ai loro figli (42). Complessivamente sono 73 le persone ospitate. Continua, in questo caso, il trend di crescita già registrato l’anno passato (57 tra donne e figli/e). Le denunce e i contatti aumentano. Sono frutto del lavoro di rete che nel tempo si è andato rafforzando e che vede il Centro Antiviolenza riconosciuto dalle istituzioni del territorio in quanto impronta il suo lavoro sulla relazione tra donne, per garantire un sostegno nei percorsi di autonomia delle donne che subiscono violenza maschile.

“I dati ci inducono a ritenere di dover continuare a lavorare, come abbiamo fatto sino ad ora, per far conoscere il fenomeno della violenza maschile sulle donne soprattutto tra i giovani”, scrivono dal Centro che nella giornata di manifestazione di venerdì 25 novembre riceve il sostegno di innumerevoli associazioni tra le quali anche quelle formate dai Centri Giovani dei quartieri e il movimento spontaneo ‘Maschi che si immischiano’: “Nessuno di noi può e deve pensare di non sentirsi coinvolto in questo dramma, nè può e deve pensare di non poter contribuire a cancellarlo. Soprattutto noi uomini”.

lucia_annibaliOLTRE I DATI: UNA MOBILITAZIONE CONTINUA – I dati, come rileva il coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia Romagna, costituiscono un’occasione di riflessione collettiva ma sono anche sottostimati, sia nel caso del femminicidio (da gennaio ad oggi in regione se ne contano 9 e altri 4 tentati, nel 2015 erano stati 6) in quanto vengono vengono presi in considerazione solo quelli che hanno un riscontro mediatico, sia per quanto riguarda tutte le altre forme di violenza sulle donne, troppo spesso ancora rinchiuse nelle sorde mura domestiche.

Conviene allora partire dai casi esemplari, che hanno ricevuto maggiore attenzione mediatica, per ricordarsi di tutte quelle violenze che restano ancora nascoste e acquisire una coscienza comune, che dia a tutte le donne vittime di soprusi il coraggio di denunciare. In questi giorni sono state depositate le motivazioni della Cassazione della condanna a 20 anni per l’aguzzino e mandante dello sfregio con l’acido a Lucia Annibali, legata a Parma dalla lunga riabilitazione e dagli interventi subiti nei reparti del Maggiore. Lo scorso martedì su Raiuno è andato in onda il film ‘Io ci sono’ dedicato alla sua storia. Il suo ex, Luca Varani – scrivono i giudici – non si è mai pentito. Lucia nel frattempo ha avuto la forza e la vicinanza delle persone per riprendere la sua nuova vita e divenire un simbolo di speranza per tutte le donne sottoposte alla maschia brutalità che si annida anche in quella dimensione sessista pervasiva della nostra società. Per sconfiggerla c’è bisogno di tutte e di tutti, affinché ogni giorno sia il 25 novembre, festa di liberazione della donna.

Parma non è immune. I femmicidi compiuti in questi anni restano una macchia indelebile nel cuore della città. Ancora fresca la ferita e il dolore per la morte di Elisa Pavarani, uccisa dall’ex che non accettava la rottura del rapporto lo scorso settembre. Rabbia anche per Alessia Della Pia, uccisa dal compagno nel dicembre del 2015. Aguzzino che non è ancora stato consegnato alla giustizia.

Ma la lista è tristemente lunga: nel 2013, la ventenne peruviana Michelle Campos venne uccisa a martellate dal compagno. Scomparve da Albareto, Florentina Nitescu. Il suo corpo non ancora stato ritrovato, indagato il fidanzato. Nel 2012, la 72enn Ave Ferraguti venne strangolata dal marito. Domenica Menna, 24enne autista di autobus venne uccisa a colpi di pistola dall’ex compagno che poi si tolse la vita a sua volta. Nel 2011 vittime una giovane prostituta, Cosmina Burlan, venne strangolata dall’uomo che frequentava, prima cliente. Gouesh Woldmichael Gebrehiwot, uccisa con un colpo di pistola dall’ex. Nel 2010, la transessuale argentina Dino Curi Huansi venne barbaramente uccisa in mezzo alla strada, ritrovata con una ferita al collo. L’assassino non è ancora stato trovato. Nel 2006 la 28enne Silvia Mantovani venne accoltellata dall’ex fidanzato. Lo stesso anno la giovanissima Maria Virgina Fereoli, 17 anni, venne accoltellata da uno spasimante non corrisposto a Felino.

Per dire basta, ora e per sempre, scendiamo in piazza Garibaldi oggi, 25 novembre, alle 17:45. 

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