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Morrone suona la carica: “Chiederò ai giocatori di dimostare a se stessi cosa sanno fare”

stefano-morrone-conferenza-stampa-25-11-2016-750x330Innamorato del calcio, martedì dopo “l’investitura ufficiale” ha dormito pochissimo, per la gran voglia di iniziare subito a lavorare. Chiederà alla squadra di essere come lui, un lottatore con in cuore grande che in campo lasciava tutto, anche l’anima. Passerà alla difesa a quattro, e non esclude sorprese.

Stefano Morrone è alla sua prima vigilia da “big mister”, ma sembra lo stesso che pochi anni fa parlava da capitano: “Semplicità, grinta, ambizione”. Con un pensiero a Guidolin, che potrebbe essere il successore, magari sognando, un giorno, di farne la stessa carriera, e uno a Palmieri, futuro, pare, diesse.

Ma il primo pensiero è all’Ancona: “In campo i ragazzi devono dare tutto”.

“Questa mia nuova avventura con la maglia crociata parte sostenuta dallo spirito di dare una mano al Parma Calcio. Quando la proprietà mi ha chiesto la disponibilità, non mi sono tirato indietro. Ho avuto, sin da subito, una voglia incredibile.

Il gruppo dei giocatori, in questi giorni, ha lavorato alla grande, unito e coeso, con tanta voglia di fare. Sono contento. Ad Ancona spero di vedere una squadra grintosa. Ogni allenatore prova a dare la propria mentalità. La base del calcio è avere rabbia e intensità, attaccare gli avversari. Poi, c’è il discorso tattico.

Abbiamo provato tante cose, ma non c’era molto tempo in questi tre giorni. I ragazzi sono, però, pronti. Voglio grinta. Dobbiamo dare battaglia. Mi piacerebbe giocare con la difesa a quattro. Vedremo. Dietro siamo un po’ contati, seppur Messina si sia allenato. Michele è convocato. Più che le assenze, la squadra dovrà dare una risposta alla gente e a se stessa. Tutti dobbiamo prenderci le nostre responsabilità.

Io in primis e anche i giocatori. Ho provato a conferire alla squadra il mio modo di essere. L’essere su ogni palla, su ogni giocata. In alcune situazioni, in passato, credo che si sarebbe potuto fare di più. Ho intercettato risposte positive. Il campo dirà quanto abbiamo lavorato in settimana. C’è grande compattezza. E’ bastato poco per trascinarli, guidarli e vedere un ritmo importante negli allenamenti. I ragazzi nelle sedute sono stati intensi e giusti. In questi tre giorni hanno sempre vissuto l’allenamento.

La mia passione è il calcio. Vivo di questo. Quando mi era stato detto di prendere la Berretti dopo gli Allievi, a inizio stagione, non mi sono tirato assolutamente indietro nonostante le tempistiche. Così ho fatto anche stavolta.

L’Ancona cercherà di far bene nonostante i problemi societari. Giocherà davanti ai suoi tifosi. Proverà a non sfigurare. Sarà una gara difficile, ma dovremo essere bravi a superare le difficoltà. Sul campo, in questi giorni, ho cercato di lavorare con serenità e tranquillità. L’ho detto ai ragazzi. Indipendentemente da come ho distribuito le pettorine questa mattina durante la rifinitura. Ho tanti dubbi. Voglio che tutti vivano la partita pensando di essere titolari. Dev’esserci una risposta da parte di ognuno. Da parte chi farà i novanta minuti, come da chi ne farà venti. Le scelte le farò tramite una valutazione globale. Quanto è stato il passato, è già stato cancellato. Per me, mercoledì, siam ripartiti da zero. Ora penso solo a giocare questa partita e a far rendere al meglio questa squadra. Spero che al 90′ i ragazzi siano contenti del match disputato e dell’intensità messa in campo. Benassi ha recuperato ed è a disposizione.

Lucarelli? Mi ha fatto uno strano effetto essere allenatore di un vecchio compagno di squadra come Lucarelli, addirittura più grande di me. Ci siamo parlati subito mercoledì. Alessandro ha capito la situazione e cercherà di darmi una mano. L’atteggiamento propositivo ci deve essere a prescindere, è indubbio.

Bisognerà essere cattivi e determinati. Dovremo andare ad aggredire l’avversario. La partita vive di tanti momenti. Ci saranno anche i minuti in cui bisognerà aspettare e quelli in cui dovremo attaccare. Un giocatore sopra i trent’anni può giocare una partita intensa. L’ho vissuto sulla mia pelle. Anzi, la maturità ti dà una mano in più. Magari non riesci tenere un certo ritmo per tutti i novanta minuti, ma ci puoi provare.

Baraye? Considero Baraye un attaccante. Se giocherà, lo farà in avanti. Sono innamorato del mondo del calcio giovanile. Vivo quest’esperienza con una carica e una voglia incredibile. Da calciatore ho avuto la fortuna, tramite sudore e fatica, di fare una carriera importante. Sono una persona ambiziosa e in questo sport è fondamentale esserlo. Non nascondo che, da ambizioso, diventare allenatore di una prima squadra sia un obiettivo. Nella mia carriera da calciatore, l’allenatore che mi ha trasmesso di più, se devo fare un nome, è Francesco Guidolin, anche sotto il profilo umano e motivazionale. Palmieri diesse? Ci ho giocato insieme…”.

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