Il day after è forse ancora più “strong” della “Tuesday night”. All’incredulità per il terremoto che ha ribaltato l’assetto del Parma Calcio lascia pian piano il pensiero che sia stato uno strano sogno.
Ma no, non lo è.
Dopo il crack del Parma Fc, però, questa è sicuramente la notizia che fa più fragore. Via tutti. Via Apolloni, Via Minotti, Via Galassi. Via Scala per autoinduzione.
Sotto il profilo “del cuore” – Sotto il profilo del cuore tutto ciò fa malissimo. Malissimo ai ventimila e oltre che, come la sottoscritta, si sono innamorate del calcio di Scala. Quello di cui Minotti e Apolloni erano i pilastri difensivi, ma c’era Taffarel, Donati, Gambaro, Grun, Melli, Zoratto, Osio, Cuoghi, Brolin.
Scala era l’allenatore, il resto, è storia. Ma era, appunto, un altro tempo.
Nell’estate, i primi scricchiolii di questo grande amore: il gran rifiuto a Sandro Melli, le promesse di rientro in organico, poi il no, nemmeno troppo motivato, che ha un po sconquassato l’amore coi tifosi. Che ha fatto rimettere in discussione quel progetto di calcio biologico, diverso, puro, iniziato dalle ceneri del fallimento.
Progetto fallito – Diciamocelo. Scala, Apolloni, Minotti, Galassi, rimarranno gli artefici della primo gradino della risalita dopo la caduta nei Dilettanti. Questo nessuno lo toglierà mai dagli annali, dalle menti, dalla storia della società.
Il loro allontanamento rappresenta la fine di un progetto. Il crollo di un’idea di calcio biologico, diverso, più puro, meno figlio delle logiche del business sportivo.
Che Apolloni come allenatore non convincesse, serpeggiava già la scorsa stagione. Poi, chi vince per manifesta superiorità, ha sempre ragione. Critiche archiviate. Ma se fai fatica ad allenare in D…dove giochi contro, con il dovuto rispetto, manovali nel dopo lavoro e campioni in erba, è chiaro che in C (oggi Lega Pro) puoi fare crack. Ed eccolo.
Giocatori fuori ruolo, giocatori che deludono, nessun collante in campo tra i reparti. Gioco che latita, vittorie figlie di iniziative dei singoli.
Che Minotti e Galassi abbiano sbagliato qualcosa in estate, lo dice la mancanza, sempre lamentata, di un centrocampista. Di un fluidificante vero, e di categoria. Se poi abbia ragione chi sostiene che gli altri acquisti siano ex giocatori bolliti, lo dirà il tempo: ora, con il cambio shock dei quadri tecnici, dovranno dimostrare di non esserlo.
Scala, merita un discorso a parte. Chi glielo ha fatto fare, si chiedevano in tanti. Rischiare di macchiare la sua immagine, il ricordo lasciato in città….ma ci ha creduto. Ha provato. Forse se avesse ingerito di più nelle scelte di mercato e in quelle tattiche, non saremmo qui a parlarne. O forse il calcio è cambiato troppo, e lui non è rimasto…al “suo” Parma, imbelle davanti a un tracollo. Che non cancellerà mai quanto fatto negli anni novanta, sia chiaro.
Pugno duro della società – La decisione presa martedì sera, probabilmente meditata nel tempo e maturata durante la sconfitta contro il Padova sotto gli occhi dei sette “grandi imprenditori” che hanno investito e investono sul “Progetto Parma”, comunicata alla dirigenza al Tardini (e cui è seguito l’addio di Scala) è una dimostrazione di forza e d’intento. Dovuta. Necessaria.
E’ un esborso di denaro importante, Minotti Galassi e Apolloni avevano un contratto sino al 2018. E’ la dimostrazione che non va tutto bene, che non si subiscono tacitamente le vicende.
E’ un’ammissione di colpa, di aver commesso errori, e la dichiarazione, per la piazza e la città, che si vuole cambiare rotta. Costi quello che costi, dal rinnegare il progetto tanto amato al cambiare tutto.
La conferenza di Marco Ferrari ci dirà il resto. Sabato in panchina andrà Morrone, niente ritorno di Crespo, troppo legato al passato. Poi arriveranno i Big: Pierpaolo Marino diesse, Delio Rossi in panca. Bolliti anche loro? Speriamo di no.
(Francesca Devincenzi)