Home » Politica » “L’Italia dei sindaci”: sicurezza e immigrazione i temi. Il dibattito: accoglienza o blocchi alle frontiere?

“L’Italia dei sindaci”: sicurezza e immigrazione i temi. Il dibattito: accoglienza o blocchi alle frontiere?

litalia-dei-sindaci-a-parma-19-novembre-1

Immigrazione e sicurezza i due temi principi dell’incontro “L’Italia dei Sindaci” svoltosi oggi, 19 novembre, presso la Camera di Commercio. Sindaci riuniti quindi per un confronto aperto al pubblico su temi condivisi e meno.

Si sono confrontati in questo incontro istituzionale organizzato grazie all’Anci: Federico Pizzarotti, sindaco di Parma e organizzatore; Flavio Tosi di Verona; Giuseppe Sala, neo eletto a Milano con il PD; Giorgio Gori, sindaco di centro sinistra a Bergamo; Luigi Brugnaro, civico di centro destra eletto a Venezia; Roberto Pella, sindaco di Valdengo nel biellese e Paolo Erba di Malegno nel bresciano.

“L’abbinamento sicurezza e immigrazione non penso sia strettamente collegato, ma la percezione dell’opinione pubblica va in questa direzione ed è giusto dare un confronto con le altre città” con queste parole, dopo i discorsi di ringraziamento di rito, il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ha dato il via al dibattito. L’invito del sindaco di Parma si è esteso a tutti ma, come ha ribadito lui stesso, molti erano impossibilitati a venire. Assente anche il già annunciato sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, per un imprevisto impegno istituzionale.

Presenti quindi sindaci di destra e sinistra, uniti su alcuni temi, divisi su altri. Ma quello che si è percepito da questo incontro è che l’amministrazione di una città è una macchina complessa, piena di difficoltà in più rispetto agli anni ’90 dove c’era più autonomia locale e una burocrazia meno faraginosa. Sindaco oggi vuol dire spesso avere le mani legate ma essere comunque il primo a rispondere personalmente. Vuol dire prendere decisioni anche infelici ed essere esempi morali.

Ogni sindaco seduto al tavolo ha preso la parola portando gli esempi e le difficoltà che la sua città deve affrontare. Giuseppe Sala ha spiegato come il suo ruolo debba essere concentrato a far quadrare i bilanci ma “sindaco vuol dire anche alzare la testa e guardare a come si vuole la città del futuro, al di là del mandato“. Il sindaco ha quindi affrontato il tema del welfare e del turismo ribadendo l’importanza dell’internazionalità e ricordando i suoi recenti viaggi a Tokyo e Londra. Sul tema sicurezza ha ammesso che a Milano non è emergenza ma un sindaco non deve mai essere contento. Da poco il governo ha concesso l’arrivo di un centinaio di militari in città. Notizia che ha creato non poche polemiche a Parma, in cui la percezione dell’insicurezza, in particolari in alcuni quartieri, è molto alta. Tema centrale per Sala è la vivibilità della città per cui ne deriva l’attenzione al verde, all’inquinamento, all’edilizia e mobilità sostenibile: “Spero che presto si potrà avere una metro che non solo copra la città ma anche fuori. Che unisca ad esempio Monza a Milano, Per un futuro in cui non serva prendere la macchina”.

L’intervento di Tosi ha suscitato qualche brusio tra i colleghi quando ha dichiarato che Maroni è il miglior ministro dell’interno degli ultimi tempi. Gori in primis ha risposto come sia invece il peggior presidente della Regione degli ultimi tempi. Sull’accoglienza immigrati il sindaco di Verona ritiene sia doveroso imporre l’accoglienza anche ai Comuni che la rifiutano. Sull’affermazione di Tosi, Sala e Gori hanno ribattuto che l’obbligo dovrebbe essere imposto dal Prefetto solo in caso di emergenza. Scenario che non si auspicano. Al discorso si accoda anche il sindaco di Venezia, Brugnaro, che solleva la questione della mancanza di presidi alle frontiere in Italia e lancia la proposta di “Blocchi navali umanitari” che permettano di “incastrare” gli scafisti.

Il sindaco Tosi ha poi fatto notare come Verona sia una città “fortunata” rispetto alle altre. Una città che ha fatto fronte bene alla crisi grazie alla presenza del primo interporto d’Italia, di due autostrade, della seconda fiera più grande del Paese, della vicinanza al lago di Garda e al turismo molto vivo. “Il dovere di un sindaco è rendere più efficiente possibile l’amministrazione. E quindi meno costosa” ha spiegato Tosi che ha portato quindi gli esempi dell’azienda partecipata di trasporto pubblico “tra le poche in attivo”, della gestione delle entrate, con un’agenzia privata sostituita ad Equitalia, e l’appalto a una Multiutility aperta al mercato. “Verona ha un bilancio in attivo. Abbiamo 270 milioni di euro anche se di questi, 102 milioni sono bloccati per il patto di stabilità. Dovevano essere 107 ma 5 milioni li abbiamo usati, anche se non potevamo, per la manutenzione delle strade”.

Il sindaco di Bergamo, Gori, ha voluto concentrare il suo discorso sul welfare “che non può più essere considerato un erogazione di servizi ma deve essere una forma di cittadinanza” e sulla necessità di una amministrazione partecipata grazie alle associazioni di interesse che non solo portino proposte di soluzioni ma partecipino alla gestione della città. Sull’accoglienza immigrati il sindaco ha fatto una considerazione condivisa da Pizzarotti: “Siamo bloccati ai trattati di Dublino che suddivide gli immigrati dai profughi. Poi passano due anni, tra ricorsi e opposizioni, e la maggior parte di quelli che arrivano non vengono considerati profughi e in teoria dovrebbero essere espatriati. Cosa che avviene poi raramente per questioni economiche, pratiche e per mancanze di accordi con i Paesi che se li dovrebbero riprendere. Il problema principale non sono i numeri degli arrivi ma come li trattiamo. Li trattiamo come non abbiamo mai fatto prima. Li chiudiamo in una gabbia per due anni senza integrarli. E’ logico che una volta fuori non sappiano cosa fare e possano cadere nella mani delle organizzazioni criminali e nella microcriminalità”.

Il sindaco Brugnaro ha illustrato le difficoltà della gestione di una città grande come Venezia che conta 800 mila abitanti e comprende anche le aree di Mestre e Porto Marghera. Per quest’ultima area delicato il tema dell’inquinamento e della perdita di 30 mila posti di lavoro. Difficile anche il tema bilancio, Venezia presenta un debito consistente, circa 800 milioni di euro. Brugnaro – che ha dichiarato di essere in carica senza percepire, per scelta, nessun compenso – ha condannato il comportamento dei suoi predecessori che hanno continuato a investire, alzando l’asticella del debito, senza far fronte all’impossibilità nel lungo periodo di questa scelta politica. La città sull’acqua infatti “deve affrontare spese ingenti e straordinarie che altre città non immaginano. Un esempio sono i pali erosi dalla salsedine che hanno dei costi esorbitanti e la polizia. Ci sono 3 polizie: una in strada in auto, una in barca e una per le isole”. Il sindaco si è soffermato anche sull’importanza di questi incontri e sulla necessità di fare “rete” tra i comuni. Sulla sicurezza Brugnaro propone maggiori controlli alle frontiere, oltre al blocco in mare prendendo ad esempio le politiche in tal senso dell’Australia perché “ognuno ha diritto ad aspirare a una vita migliore ma ogni Stato ha diritto a cercare di mantenere un equilibrio sociale”. Non della stessa opinione il sindaco Pizzarotti e Gori.

I sindaci delle realtà più piccole, Valdengo e Malegno, hanno quindi fatto un confronto tra la gestione di città metropolitane come Milano e Venezia rispetto ai loro comuni. Pella si è concentrato sulla necessità di migliorare la vivibilità passando dall’educazione ambientale e alimentare. Dopo aver ringraziato Pizzarotti per l’organizzazione dell’incontro ha ribadito come sia fondamentale tornare ad avere maggiore autonomia locale e tornare ad avere un’Italia dei sindaci.

Il sindaco Erba ha portato invece l’esempio del suo comune virtuoso in materia ambientale. Un comune che ha puntato all’energia rinnovabile installando ovunque fosse possibile pannelli fotovoltaici  e turbine nell’acqua corrente portando un introito di 350 mila euro all’anno. In progetto la creazione delle città montane, una copia delle città metropolitane, che unisca i piccoli comuni delle valli – nel loro caso 40 piccoli paesi – lasciando tuttavia l’elezione diretta dei sindaci per non perdere l’identità individuale di ognuno. Un altra pratica virtuosa portata come esempio da Erba è l’accoglienza diffusa che ha permesso di gestire la distribuzione degli immigrati nella valle in modo da avere un minore impatto sociale, aumentare l’integrazione e creare nuovi posti di lavoro legati al settore sociale e servizi per gli immigrati.

A concludere il dibattito il sindaco Pizzarotti che ha voluto concentrare il suo discorso sulla rigenerazione urbana portando due esempi cittadini: il Workout Pasubio, creato grazie all’interazione del Comune con la cittadinanza e all’associazione degli architetti e il complesso del San Paolo lasciato da decenni al degrado e riportato solo recentemente allo splendore. “Esempi che seguono i quattro valori cardinali dell’amministrazione ducale: attrattività, sostenibilità, inclusività ed equilibrio. Nella speranza che non si facciano più errori come il Ponte Nord“. Il sindaco di Parma, affrontando il tema sicurezza, ha fatto una considerazione: “A Parma si parla soprattutto di spacciatori. Credo che leggi più severe con pene certe siano necessarie ma credo anche che lo spaccio di marijuana e droghe ritenute leggere possa essere gestito in modo più intelligente attraverso la legalizzazione. Si avrebbe così la possibilità di concentrare le forze dell’ordine in modo più efficiente per reati più gravi. L’hanno fatto in Svizzera. L’hanno fatto anche negli Stati Uniti, che non sono certo il paese più lungimirante del mondo”.

Prossimo appuntamento dei sindaci: il 9 e 10 dicembre si incontreranno davanti al Papa, non solo italiani ma da tutto il mondo per confrontarsi sull’immigrazione.

(AriBe)

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*