Il “Partito dei sindaci” si ri-incontrerà a Parma il 19 novembre alle 14:30. Un secondo incontro tra i sindaci per il laboratorio politico che alcuni hanno appunto chiamato “partito”.
Sabato 5 novembre il primo cittadino ducale, Federico Pizzarotti, aveva incontrato a Cagliari il sindaco Zedda (Sel) e Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidenti Anci: dando vita a un laboratorio dal nome “Dal buon governo delle città le idee per superare la crisi e far rinascere il Paese”. Il primo cittadino di Parma aveva commentato: “E mentre alcuni piccoli politici locali guardano solo il loro ombelico, non capiscono che Parma non ha mai avuto tante relazioni nazionali e internazionali utili al futuro della nostra città e dei nostri cittadini. Non è più il tempo del proprio orto o steccato, ma delle relazioni e del girare con la valigia piena delle nostre esperienze ed eccellenze”.
A Parma invece ” si incontreranno alcuni (altri) importanti sindaci italiani. Parleremo di buon governo, di idee, di progetti e delle difficoltà da affrontare come amministratori, per cambiare in meglio le nostre città e il Paese. Una tavola pubblica aperta a tutti” ha scritto Pizzarotti.
Sempre il sindaco annuncia anche la sua presenza oggi, 7 novembre, alla Camera dei Deputati “insieme a tanti altri sindaci , e assieme a pochi altri colleghi parlerò davanti alla presidenza di Montecitorio e all’Italia. L’Italia, è l’Italia dei sindaci. Il Paese, è il Paese delle città. Qui ogni giorno noi proponiamo idee, sogni e progetti per una nazione migliore, nell’interesse esclusivo dei nostri concittadini. L’Italia, ora più che mai, per cambiare ha bisogno del pragmatismo dei suoi sindaci. Ha bisogno che i sindaci facciano sistema dimostrando che in politica non contano solo i colori dell’appartenenza, ma la concretezza, la volontà, la passione e il coraggio di chi quotidianamente è in trincea per tutelare gli interessi e difendere i diritti dei propri concittadini”.
Durante il suo discorso alla Camera il sindaco ha chiesto al Governo di non lasciare soli e senza risorse i comuni: “Nel nostro Paese serve una cabina di regia unica che metta insieme il governo nazionale, le Regioni e i Comuni affrontando in modo organico e integrato le diverse sfaccettature dell’emergenza ambientale e mettendo in rete le tante buone pratiche messe in campo in questi anni dai Comuni. E’ arrivato il momento di attivarsi per ricreare un sistema urbano a misura d’uomo, che sappia conciliare sviluppo e difesa del territorio. Non si può che ripartire dalle città dove sono stati realizzati numerosi progetti di smart city, di efficienza e integrazione energetica”.
Nell’individuare le buone pratiche necessarie per salvare il Pianeta Pizzarotti ha citato il risparmio energetico, la raccolta differenziata dei rifiuti, il “consumo zero” di suolo, la rigenerazione urbana, l’eliminazione di sostanze rischiose come l’amianto e gli interventi per mettere in sicurezza il territorio, rivendicando il ruolo centrale dei Comuni e delle Autonomia locali per raggiungere obiettivi di efficienza e qualità della vita.
Ecco il testo completo del suo discorso:
Viviamo un periodo storico in cui l’ambiente è tra i temi principali che interessano la nostra agenda politica:
un’economia sempre più globale, e Paesi sempre più urbanizzati, oggi hanno assoluto bisogno di conciliare la competitività economica con la sostenibilità ambientale.
Questo perché come istituzionisiamo stati fin troppo capaci di fondare lo sviluppo economico sull’industrializzazione o il consumo di suolo,
ma molto meno nel favorire e incentivare la ricchezza economica e il benessere con la vivibilità ambientale.
Oggi in parte ne stiamo pagando le conseguenze, e lo squilibrio prodotto ci ha portato a parlare di un nuovo e necessario “diritto all’ambiente”.
Ovvero del diritto a vivere in un Paese che sappia favorire lo sviluppo economico e industriale conciliandolo con la qualità ambientale.
Ricordo che un anno fa i sindaci di tutto il mondo erano stati convocati in Vaticano da Papa Francesco, per far fronte ai problemi legati al cambiamento climatico. Lo stesso tema lo abbiamo affrontato alla conferenza sul Clima convocata a Parigi dalla sindaca Anne Hidalgo, nel dicembre dello stesso anno.
Nel suo storico discorso alle Nazioni Unite, poi, papa Francesco aveva definito un danno all’ambiente, “un danno all’umanità”.
Il mondo, in sostanza, ha alzato la voce e ha detto alle sue istituzioni che è arrivato il momento di una svolta:
vivere in un sistema urbano a misura d’uomo, riveste oggi un ruolo primario della vita di ognuno di noi e dei nostri concittadini.
Da dove partire, dunque?
Dal chiederci se riusciremo a investire capitale umano ed economico necessario per rendere le città più vivibili,smart, eque e sostenibili.
Da chi partire?
Dalle istituzioni locali, perché ritengo che le città siano il futuro: la maggioranza della popolazione mondiale vive infatti nelle città. Qui realizziamo ogni giorno programmi di smartcities e progetti a basso impatto ambientale; qui investiamo sulla riqualificazione energetica e ci adoperiamo per le politiche di integrazione e di aggregazione.
Infine, da cosa partire?
Anzitutto dall’idea di incentivare e promuovere un’economia circolare. Ovvero garantire la crescita economica e l’occupazione sprecando sempre meno risorse, consumando sempre meno suolo e prevenendo i disastri ambientali. Ciò che sostengo non è più soltanto un fattore di tutela dell’ambiente: è diventato un vero e proprio discorso etico.
Gentile presidentessa, illustri presenti,
ci tengo però a precisare: nessuno ha la pretesa di trovare soluzioni immediate a problemi sempre più grandi. Non siamo qui per fare la morale. Ma lasciatemi dire che, da amministratori localicon a cuore la propria città, ognuno di noi ha il compito e il dovere di mettere sul piatto le proprie best practice, affinché il governo non sia soltanto interlocutore delle nostre esigenze, ma spina dorsale di un’Italia che per certi aspetti è in ritardo strutturale, e che ha bisogno di modernizzarsi e innovarsi.
Quel che chiedo è una strategia comune per emergenze comuni, una nuova e rinnovata cabina di regia tra enti locali, regioni e governo affinché non ci siano divari organici e ritardi tra le città, tra le regioni e tra territori.
L’Europa ci guarda e chiede alle nostre città di restare al passo con la modernità.
Per fare alcuni esempi, mi riferisco alle politiche di rifiuti zero, le quali permetterebbero risparmi in bolletta, riciclo di risorse e l’abbattimento dell’inquinamento ambientale;
in Emilia Romagna, in particolare a Parma, teniamo molto a questo tema. La raccolta porta a porta dei rifiuti, la tariffazione puntuale, l’aumento della differenziata a discapito degli impianti di incenerimento, rappresentano una delle concrete realtà cui dovrebbe indirizzarsi l’Italia, ed essere a modello per l’Unione Europea. Sono molti gli esempi di città che puntano sulla strategia rifiuti zero, e sono orgoglioso che la mia terra e la mia regione siano modelli positivi per il Paese.
Tornando ad altri esempi: mi riferisco anche all’incentivazione e promozione della rigenerazione urbana, che permetterebbe di strappare interi quartieri e periferie al degrado, all’incuria e all’inciviltà, e che consentirebbe alle nostre città di contenere il consumo di suolo e di reinventare l’uso di spazi pubblici:
qui i Comuni e il governo possono e devono fare molto insieme. Anzitutto abbattendo una burocrazia lenta e ottusa.
Mi riferisco, poi, alla modernizzazione degli edifici pubblici e privati, con politiche volte al risparmio energetico, all’eliminazione completa dell’amianto e all’incentivazione della bio-edilizia.
Mi riferisco, infine, al netto rifiuto di tutelare l’ambiente e gli italiani soltanto a emergenze ambientali avvenute.
Lo dobbiamo dire con chiarezza e senza ombra di dubbio:
la politica deve mettersi al servizio dell’ambiente, con la convinzione che investire sulla qualità ambientale e la sicurezza forse non porta rapido consenso, ma è necessario e vitale.
Sindaci e governo possono e devono fare molto per modernizzare l’Italia e per mantenerla al passo coi tempi,
possono e devono fare molto per eliminare il divario oggi esistente tra le città, le regioni e i territori.
Io credo, infine, che per raggiungere questi importanti traguardi, il Paeseabbia estremo bisogno di politiche comuni e indirizzi generali, e che ragioni come se fosse un unico corpo e un’unica mente.
Il divario tra le varie realtà dell’Italia può essere superato da una cabina unica di regia, da sindaci che tra loro sapranno fare sistema,
mettendo al servizio del governo le proprie eccellenze e le proprie best practice,
ma chiedendo sin d’ora al governo di supportarci in questo cammino, non lasciando da soli i Comuni ad affrontare la burocrazia, e l’impiego di risorse economiche e umane. Grazie.