Questa mattina l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia Romagna ha approvato il “Testo Unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili”, la legge regionale su legalità e appalti.
E’ un importante risultato da assegnare al lavoro svolto in questa regione nel solco e in coerenza con il Patto per il lavoro sottoscritto nel luglio 2015.
La legge, fortemente sostenuta anche da Cgil e Libera (leggi Processo Aemilia e confische. Cgil e Libera fanno protocollo con le istituzioni) , è frutto anche dell’azione di contrasto all’illegalità, al lavoro irregolare, al caporalato, alla criminalità organizzata che da anni sta agendo ed è un atto di buona politica della Giunta e dell’Assemblea legislativa.
Gli anticorpi normativi messi in campo dall’Emilia Romagna in questi anni, legge n.11 del 2010 per la legalità nel settore edile, legge n.3 del 2011 sulla prevenzione contro il crimine organizzato, protocollo per la legalità nella ricostruzione post-terremoto del 2012, legge 3 del 2014 per la legalità nell’autotrasporto e nel facchinaggio, che trovano cittadinanza nel Testo Unico, vengono rafforzati e estesi a tutti i settori pubblici e privati, introducendo i criteri per gli appalti genuini (applicazione dei contratti nazionali di lavoro, regolarità contributiva, superamento del massimo ribasso) e le tutele per i lavoratori nei cambi appalto (con l’introduzione delle clausole sociali).
La legge interviene anche sulla corruzione, il gioco d’azzardo, sul riuso a fini sociali dei beni sequestrati e confiscati, sulla tutela del lavoro nelle aziende strappate alle mafie, introducendo anche una cabina di regia (Consulta regionale) che vede la partecipazione delle istituzioni e delle parti sociali.
L’inchiesta Aemilia ha reso evidente quanto come organizzazioni sindacali confederali denunciavamo da anni e cioè il radicamento nel nostro sistema economico, produttivo e sociale, della malavita organizzata, in particolare nel sistema degli appalti pubblici e privati (cooperative spurie, evasione, elusione, corruzione, riciclaggio e intimidazione).
Con il Testo Unico e gli accordi sottoscritti con le istituzioni locali e importanti aziende private stiamo costruendo quel “cordone sanitario” utile ad alienare e debellare dai nostri territori l’illegalità, lo sfruttamento e il caporalato, per favorire un modello di sviluppo socialmente sostenibile nel quale il lavoro assume la funzione di volano, condizione indispensabile per rafforzare la coesione sociale.
“E’ arrivato il momento per produrre un’azione contrattuale e di relazioni tra le parti sociali utile a produrre risultati coerenti con le norme appena approvate. – scrive in una nota Cgil -Non ci sono più alibi per chi continua a restare alla metà del guado, continuando ad operare in quella “zona grigia” dove il costo del lavoro viene utilizzato per competere slealmente, producendo effetti inaccettabili e indegni sulle condizioni di chi lavora.
“Nella manifestazione regionale unitaria che si è tenuta lo scorso 22 ottobre a Piacenza, a sostegno della legge regionale e della legalità, – continua il sindacato – contro lo sfruttamento ed il caporalato nel sistema degli appalti, abbiamo chiamato la società civile, le istituzioni, le parti sociali di questa regione a un’azione congiunta in grado di riconsegnare dignità al lavoro.
L’approvazione della legge è certamente coerente con quanto affermato in quella piazza e rappresenta un esito di straordinario valore anche per l’insieme del paese”.
“PECCATO NON SI SIA INTERVENUTI PER VIGILARE MEGLIO SUI MAFIOSI IN OBBLIGO DI SOGGIORNO E SUI FALSI PENTITI”.
“Sicuramente un nuovo importante segnale per la legalità e contro la mafia ma si doveva fare di più perché non si è voluti intervenire contro quella che è stata e probabilmente è ancora la principale causa del contagio mafioso nella nostra terra: la presenza in Emilia-Romagna di numerosi criminali in soggiorno obbligato e di falsi pentiti che, arrivati a casa nostra, proseguono nelle loro attività criminali”. “Per risolvere questo problema, come Lega Nord, abbiamo proposto emendamenti integrativi al testo base del progetto di legge e un ordine del giorno. In primo luogo abbiamo chiesto la costruzione di una rete sinergica di collaborazione tra le autorità giudiziaria e di pubblica sicurezza e le pubbliche amministrazioni del territorio regionale, per migliorare la vigilanza e i controlli sui mafiosi soggiornanti in Emilia-Romagna. Le amministrazioni regionale e comunali sono infatti tagliate fuori dalla gestione e vigilanza su questi soggetti, noi siamo al contrario convinti che possano dare un importante contributo in questa attività anche tramite le polizie municipali. In secondo luogo abbiamo invece chiesto che la legislazione nazionale antimafia sia modificata in modo che le misure di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza e dell’obbligo di soggiorno siano disposte, non più nel comune di residenza o di dimora abituale, bensì esclusivamente in un comune individuato tra quelli della regione di iniziazione dell’attività criminale e che i luoghi di soggiorno protetto per collaboratori di giustizia siano individuati in modo da evitare il più possibile che essi compiano attività illecite. Purtroppo però, pur ricevendo il plauso da parte del relatore della legge, il Consigliere del PD Antonio Mumolo, per l’attenzione che abbiamo voluto dedicare a un problema reale e serio, le nostre sollecitazioni non sono state accolte. Un’altra occasione persa dopo quella della commissione d’inchiesta sulla mafia in Regione che richiesta dalla Lega due volte non è stata approvata dalla maggioranza. Evidentemente il PD non ha ancora il coraggio di fare quell’ulteriore passo avanti per una lotta alla mafia più concreta che vada ad eliminare le vere cause del suo radicamento”.
FABIO RAINIERI, LEGA NORD