L’ala napoleonica dell’ex carcere di San Francesco, a Parma, sarà abitata da una creazione site specific ispirata al III Atto del Don Carlo di Giuseppe Verdi. Prima assoluta il 15 ottobre, nell’ambito del prestigioso Festival Verdi. E con l’ingresso in Lenz Fondazione delle due importanti istituzioni la produzione culturale di ricerca si consolida: Parma sperimenta il futuro.
Nata nel novembre 2014 e giuridicamente riconosciuto dalla Prefettura di Parma nel gennaio 2015, Lenz Fondazione è il soggetto che prosegue e rilancia le progettualità dell’associazione culturale Lenz Rifrazioni (attiva dal 1986) e dell’associazione culturale Natura Dèi Teatri (attiva dal 1995), allo scopo di rendere più solido il patrimonio artistico, culturale e di know-how di due realtà da quasi trent’anni protagoniste della vita culturale nazionale e internazionale.
La direzione artistica permane senza soluzione di continuità nella cura di Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.
Presidente onorario della Fondazione è Rocco Caccavari, già presidente di Natura Dèi Teatri. Nel 2015 Lenz Fondazione ha richiesto a due storiche istituzioni, da tempo collaboratrici e sostenitrici delle sue attività, di entrare nella Fondazione in qualità di soci sostenitori: l’Università degli Studi di Parma e il Comune di Parma.
Per l’Università ciò è avvenuto nel marzo 2016: in quella occasione il Prof. Luigi Allegri, Direttore del Dipartimento di Lettere, Arti, Storia e Società, è stato nominato rappresentante dell’Ateneo di Parma nel Consiglio Generale di Lenz Fondazione.
A seguito della decisione ufficializzata durante il Consiglio Comunale di martedì 6 settembre 2016, anche il Comune di Parma è diventato socio sostenitore della Fondazione.
Viva soddisfazione dei direttori artistici Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, pronti al debutto di Autodafé, installazione performativa ispirata alla grande scena del Finale centrale del Don Carlo di Giuseppe Verdi, culmine del dissidio politico tra le istanze libertarie delle Fiandre e l’autorità règia.
La nuova produzione è stata commissionata a Lenz Fondazione dal Festival Verdi in seguito al forte interesse suscitato nel 2015 dal Verdi Re Lear, reinvenzione drammaturgica e musicale dell’opera mai scritta -ma sempre desiderata- del celeberrimo compositore emiliano.
Autodafé di Lenz Fondazione sarà presentata in prima assoluta sabato 15 ottobre alle ore 18.30 (anteprima venerdì 14 ottobre alle ore 21, repliche domenica 16 ottobre alle ore 18.30, lunedì 17 ottobre alle ore 21, venerdì 21 ottobre alle ore 18.30, sabato 22 ottobre alle ore 18.30 e domenica 23 ottobre alle ore 18.30).
Autodafé, che si avvale di regia, installazione site specific, costumi ed elementi plastici di Maria Federica Maestri, la drammaturgia e l’imagoturgia di Francesco Pititto e il disegno sonoro di Andrea Azzali, rielabora in modo nuovo e inedito la scena della cerimonia pubblica dell’Inquisizione spagnola che vede sfilare gli eretici condannati a morte, che Verdi volle al centro dell’opera e sullo sfondo della quale fa risaltare lo scontro pubblico tra Filippo II e il figlio Carlo.
Ricorda Francesco Pititto: «Inquisizione deriva dal verbo latino inquirere, che significa investigare, indagare, infine ricercare. Abbiamo ricercato un luogo che potesse essere impregnato di storia e sofferenza umana, voci e lamenti penetrati nelle mura e risonanti come echi, adatto alla moltiplicazione di frammenti cantati come ritorni vocali dall’opera intera, di cori intonati da coristi reclusi in cellette, visitato da spettatori itineranti come popolo di un moderno autodafé, agito da corpi d’attore pronuncianti astuzie per confessioni da estorcere, specchiato da un’imagoturgia che, come in una sfera di cristallo, potesse riunire il presente e il passato come in un giardino dei lamenti con, sovraimpresso, un Giardino delle Delizie. Ricercare, quindi, in questa dimensione “parallela” della sequenza verdiana la sua rifrazione contemporanea, una progressiva espansione spaziale, temporale, cromatica e musicale».
L’Autodafé di Lenz Fondazione sarà realizzata nell’ala napoleonica dell’ex carcere di San Francesco, a Parma: «Ambientare sequenze drammaturgiche e performative, installazioni sonore e visive negli spazi ancora vuoti ma colmi di segni delle passate funzioni significa rimarcarne l’importanza storica e sociale, tratto d’unione tra passato, presente e futuro» suggerisce Maria Federica Maestri.
«I giardini, i corridoi, le stanze del carcere della parte napoleonica risuonano di echi di lacrime, di grida, di preghiere e di colpa in forte attinenza con il lamento corale che accompagna la cerimonia dell’autodafé. L’installazione temporanea negli spazi riporterà, tramite una funzione artistica, la memoria storica e sociale di questi ambienti di pena e di sofferenza al vissuto contemporaneo».
L’installazione, ricostruita anche attraverso lo shooting fotografico di Fiorella Iacono, di cui è prevista la presentazione nel dicembre prossimo nell’ambito del Festival internazionale Natura Dèi Teatri, prevede una fruizione libera e itinerante di cinquanta minuti circa, per un pubblico di massimo cinquanta persone: «L’installazione dell’Autodafè lascia allo spettatore la discrezionalità temporale della propria presenza/visione/ascolto in empatia soggettiva con le singole situazioni drammaturgico-spaziali» continua Maria Federica Maestri «permettendo quell’atto di libertà individuale, tante volte invocato e negato dall’autorità religiosa e politica, nell’opera di Schiller e Verdi»
Saranno in scena Domenico Mento (basso); Eugenio Maria Degiacomi (basso), allievo del Conservatorio A. Boito; una selezione del Coro giovanile Ars Canto, diretto da Gabriella Corsaro, composta da Elena Alfieri, Jacopo Jorge Antonaci, Guido Larghi, Gioele Malvica, Giovanni Pelosi, Giacomo Rastelli e Michelangelo Turchi Sassi; i performer Valentina Barbarini, Walter Bastiani, Paolo Maccini, Delfina Rivieri, Carlotta Spaggiari, Barbara Voghera, Sandra Soncini e una selezione degli allievi del laboratorio avanzato di Lenz Pratiche di Teatro.
In merito all’installazione sonora costruita ad hoc, il sound designer Andrea Azzali aggiunge: «Ogni spazio performativo avrà un proprio suono, che citerà alcuni passaggi della partitura verdiana. Ho costruito la composizione musicale attraverso la reiterazione di alcuni frammenti, in forma di loop ossessivi, a significare l’ingerenza dell’istituzione detentiva sui tempi biologici di ciascun individuo: il carcere come fabbrica».
Nell’ambito del progetto è previsto inoltre, sabato 15 ottobre alle ore 20 presso l’Auditorium della Casa della Musica (in Piazzale San Francesco, 1 a Parma) l’incontro Vedere le forme del suono. Lo studioso di performing arts Enrico Pitozzi dialogherà con alcuni docenti dell'Università degli studi di Parma e di altri Atenei italiani, individuati per affinità tematica e metodologica con i più recenti sviluppi del percorso di ricerca artistica di Lenz Fondazione, e con i direttori artistici Maria Federica Maestri e Francesco Pititto.