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Quasi due anni di avance non gradite e appostamenti sul posto di lavoro. Una vera e propria ossessione per una donna che è costata un anno di reclusione in carcere a un 36enne di origini nigeriane.
La situazione era diventata ormai un incubo per una 23enne che lavora in una sala scommesse di Parma. Dal giugno 2014 sino all’aprile del 2016 l’uomo l’aspettava nella sala e, seduto, la fissava per tutto il tempo, senza mai giocare e scommettere.
La chiamava “amore”, le diceva che l’avrebbe portata con lui in Africa, si vantava con gli altri clienti che era sua moglie. Per la giovane donna era diventato un tormento che l’ha spinta a chiedere cambi di turno continuamente sperando, invano, di non incontrarlo. L’uomo tuttavia teneva d’occhio il parcheggio e lo scooter della giovane scoprendo sempre quando lei era di turno. Per attirare l’attenzione di lei, l’uomo era arrivato anche al punto di lanciarle delle penne per scrivere addosso e di avvicinarsi a pochi centimetri dal viso proferendo frasi molto poco gradite. In un occasione l’aveva anche seguita fuori dal locale.
Nonostante le denunce e il foglio che imponeva l’allontanamento, emesso dal giudice, il nigeriano non si è arreso e continuava a perseguitare la donna. Viste le continue violazioni della restrizione l’uomo è detenuto in carcere dallo scorso aprile in attesa del processo che si è tenuto oggi, 27 settembre. Il giudice Agostini ha condannato l’uomo a un anno di detenzione in via Burla confermando la misura. (aribe)