Attivare percorsi e servizi per far rimanere le persone nell’ambiente originario di vita: non solo la casa, ma il contesto quotidiano fatto di spazi, di tempi, di relazioni e di conoscenze; rafforzare le politiche di prevenzione e di promozione del benessere sociale e della salute; integrare le politiche sociali e sanitarie con quelle educative, della formazione, del lavoro e abitative. E, ancora, adeguare il sistema dei servizi in modo tale da rendere più fluido il sistema delle prestazioni sanitarie ai cittadini, con particolare attenzione al tema della riduzione dei tempi di attesa per le prestazioni specialistiche e per i ricoveri programmati.
Questi alcuni degli elementi contenuti nella bozza del nuovo Piano sociale e sanitario che la Regione Emilia-Romagna si appresta a varare e che avrà validità per il prossimo triennio.
A presentare oggi il primo documento di indirizzo nell’evento “Verso il Piano sociale e sanitario regionale dell’Emilia-Romagna” organizzato in Regione, la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore al welfare, Elisabetta Gualmini. L’incontro, impostato secondo la metodologia partecipativa del “Future lab”, conclude il percorso iniziato a luglio con tre tappe nelle Aree vaste della Regione per allargare il confronto e costruire in modo collettivo il nuovo Piano regionale.
“Il percorso di elaborazione del piano sociale e sanitario- spiega Elisabetta Gualmini– sta diventando un entusiasmante gioco a più voci. Sono moltissime le persone che nelle varie parti dell’Emilia-Romagna hanno impegnato il loro tempo per riflettere su ciò che funziona nelle loro comunità e su ciò che va cambiato, anche con metodi di ascolto e brainstorming non convenzionali. Abbiamo ora in mano- prosegue la vicepresidente- un prodotto grezzo che una volta completato porterà grandi novità: il ridisegno intorno ai distretti delle funzioni forti in materia socio-sanitaria e servizi “settoriali” per i cittadini, cioè in grado di leggere i loro bisogni più profondi”.
L’intero percorso partecipativo è stato affrontato con modalità innovative, con appuntamenti svolti a Reggio Emilia, aCesena Pievesestina e a Bologna, ai quali hanno partecipato oltre 400 persone, provenienti dalle istituzioni e, soprattutto, dal mondo del mondo del terzo settore, del volontariato, dell’associazionismo, delle imprese sociali, del sistema dei servizi, dei lavoratori.
Il precedente piano sociale-sanitario è del 2008, successivamente prorogato con lievi modifiche nel 2013. Quello che attualmente si sta delineando nasce quindi in un contesto diverso che tiene conto dei mutamenti intervenuti nelquadro demografico e socio-economico della nostra regione: il perdurare della crisi economica e le sue conseguenze si intrecciano anche con fattori che si sono acuiti negli ultimi anni nel territorio regionale, come l’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle persone immigrate, dei nuclei familiari privi o con una esigua rete parentale, la diffusione di forme di lavoro meno stabili e delle contraddizioni tra generazioni su lavoro e futuro. Mutamenti che richiedono, da parte del sistema sociale e sanitario, risposte alla malattia o al disagio sociale meno settoriali e più integrate che coinvolgano le reti parentali, il privato sociale e della comunità. Una volta messo a punto il Piano nella sua versione definitiva verrà avviato l’iter formale di approvazione.