di Francesca Devincenzi
“No, preferisco non commentare. Parlerò forse dopo che saranno definite le cose in ambito civile. No, non credo ricorrerò in appello, col calcio ho chiuso, fine, addio al calcio”. E’ tombale la voce di Pietro Leonardi dall’altro capo del telefono.
La preclusione lo ha costretto a lasciare l’incarico al Latina, e non potrà rivestirne altri. Salvo, forse, fare come “Mastro Luciano”, tessere le fila da dietro le quinte, scrivere libri, continuare a fare il capo dei capi con il benestare del sistema.
Ora la preghiera è: chi ha promesso che avrebbe “salvato” il Parma, poi ha promesso “mai più casi Parma”, venendo puntualmente disatteso, per una volta prometta e mantenga “mai più altri Leonardi nel calcio”.
Nulla di personale, sia beninteso. Era divertente, ma soprattutto formativo, per chi ama il calcio, trattenersi con lui fino a tarda ora tra un Parma Clubs e l’altro a discorrere di calciatori, calcio, squadre, avventure. Un grillo parlante con il sigaro in bocca e gli occhialini, l’accento romano, versione enciclopedia, che aveva studiato da Moggi, imparato l’arte della squalifica alla Cisco Roma, costruito un miracolo di scouting collaboratori oculati e competenti (leggasi Antonello Preiti) a Udine. Poi a Parma ha perso la testa, soldi, potere, copertine. Europa de che? Sulla pelle dei tifosi, dignitosi, orgogliosi, rispettosi. Sulla pelle di una città da serie A con un condottiero pirla è un po’ ladro e un dirigente furbetto e ladrone. Bel connubio.
Ma ora non è sede di giustificazioni: la sua preclusione non ridà al Parma la categoria, la storia, i posti di lavoro, la dignità, il denaro sperperato. Non cancella l’umiliazione, l’onta il dolore del 19 marzo 2015. Non le rende nemmeno la vittoria da retrocessi e falliti contro la Juventus: quello fa la storia, ma non rimargina le ferite.
Quindi no. Non ci sia ritorno di Don Pietro da Monterotondo nel calcio. Ma soprattutto, non ci siano altri Leonardi. Al posto delle speculazioni ci siano i controlli. Al posto degli eccessi, le progressioni. Si vegli sui capitali cinesi, thailandesi, limitrofi. Si vegli sui bilanci.
Perché nessuno debba più vivere quel dolore che a Parma è talmente vivo da non alleviarsi nemmeno sotto le lacrime del loro responsabile. Non c’è pace, ne redenzione. Nemmeno oggi. Ci sarà forse quando davvero non ci saranno più Leonardi, o casi Parma.
Sia fatto in memoria di Parma Fc, perché riposi in pace il suo ricordo, mentre dalle sue ceneri è rinata una squadra ancora più splendente di quella di cui ha preso posto e anima.