Il Tribunale delle Imprese di Bologna ha chiesto un parere ad un esperto sulle responsabilità del crac del parma FC. Renato Santini, professore di Economia a Bologna, è stato interpellato e ha prodotto una relazione corposa, anche se non definitiva, su quello che secondo lui sarebbe successo tra l’ex patron Ghirardi, gli altri soci e la holding Eventi Sportivi e valutato le posizioni dei curatori fallimentari che chiesero i sequestri preventivi, poi rifiutati. A riferirlo il quotidiano “ParmaQuotidiano”.
Santini, a fine rapporto, non condivide la posizione dei curatori che vorrebbero recuperare il denaro dagli ex soci. Secondo questi ultimi il tracollo della situazione finanziaria sarebbe stata già chiara nel bilancio chiuso nel giugno 2013. Ossia quando il marchio e il contratto di sponsorizzazione sono stati ceduti alla Parma Brand. Sarebbe un’operazione infragruppo che non convince i curatori e li fa sospettare di azione volta a camuffare la realtà finanziaria.
Secondo l’esperto chiamato dal Tribunale delle imprese di Bologna: “La cessione del Marchio e del Contratto pare eseguita ad un valore congruo, mentre gli elementi a supporto di una immediata rettifica del credito verso Parma Brand paiono deboli e difficilmente condivisibili. Parimenti, anche se l’operazione appare indubbiamente ‘sospetta’ nella tempistica, la medesima non può essere definita ‘fittizia’ e posta in essere ‘al solo scopo di differire il dissesto aziendale’”. La situazione, sempre secondo il professore, dovrebbe ritenersi insanabile solo dopo il 15 novembre 2014. Data prima della quale Eventi Sportivi garantiva una copertura delle perdite.
Santini riferisce nella relazione che i curatori che accusano Ghirardi e i suoi non avrebbero tenuto conto delle dinamiche strategiche delle società sportive, prime tra tutte quelle calcistiche, soffermandosi invece troppo su contabilità e bilancio. Non avrebbero tenuto conto dell’importanza dei risultati sportivi, della riservatezza delle garanzie dei soci. “In altre parole, sembra a chi scrive che l’apprezzabile lavoro svolto sia stato forse troppo influenzato dall’ottica ex-post, ma poco a nulla dall’ottica ex-ante, che vedeva viceversa la Società lottare per in campionato per l’accesso alle competizioni Europee in un contesto certamente difficile ma non troppo dissimile da quello di altre società di calcio” scrive il professore. Concorde con i curatori invece per quel che riguarda i costi del vivaio e gli stipendi dei calciatori, definiti “finanza creativa” ma non di una dimensione tale da compromettere il patrimonio.
I guai sono iniziati dopo il mancato rispetto degli accordi da parte di quello che doveva essere un nuovo socio, il petroliere albanese Rezart Taci. Ghirardi in poche parole avrebbe dovuto tenere conto di tale imprevisto. La responsabilità punibili sarebbero quindi quelle attribuibili agli amministratori dalla fine del 2014 in poi: “Operazioni compiute prevalentemente nel periodo di reggenza del gruppo Taci, ove il solo consigliere e Dg Leonardi era presente ma gli altri consiglieri di amministrazione, così come i sindaci, risultavano di nuova nomina”. Santini ha individuato in quel lasso di tempo operazioni potenzialmente dannose per 3,6 milioni di euro e 0,9 milioni di euro di oneri finanziari che hanno aggravato il dissesto della società.
Oltre a Tommaso Ghirardi sono coinvolti diversi ex soci, amministratori e sindaci del Parma Fc: Pietro Leonardi, Susanna Ghirardi, Arturo Balestrieri, Silvia Serena, Roberto Giuli, Giuseppe Scalia, Roberto Bonzi, Andrea Zaglio, Ottavio Martini, Mario Bastianon, Francesco Sorlini, Maurizio Magri, Osvaldo Francesco, Maria Riccobene, Giovanni Schinelli, Alberto Volpi e Alberto Rossi.
NUOVO DEFERIMENTO IN ARRIVO PER PIETRO LEONARDI – Se qualcuno strizza l’occhio a Tommaso Ghirardi, peggio pare andare a Pietro Leonardi per il quale è in arrivo un nuovo deferimento da parte della Figc.
L’ex già direttore generale e amministratore delegato del Parma Fc, oggi al Latina, è accusato di aver fatto registrare plusvalenze fittizie per nascondere le perdite reali della società crociata.
Secondo la Procura avrebbe indicato un “corrispettivo abnorme e irreale” in relazione ai calciatori oggetto di compravendita “allo scopo di occultare le reali perdite del Parma Fc”.
Il riferimento è alla famosa “pesca a strascico” che aveva visto il Parma arrivare a detenere il cartellino di circa trecento giocatori, la maggior parte dei quali non ha mai vestito la maglia crociata.