Il fenomeno delle truffe ai danni delle persone anziane è un fenomeno che sta diventando ormai tristemente quotidiano. Sono decine i casi segnalati dalle Forze dell’Ordine in questi mesi nella sola zona del parmense. Nonostante il costante impegno degli agenti della polizia e dei carabinieri nelle indagini, che hanno portato a diversi arresti, il numero degli episodi non sembra calare.
Ad agosto la cronaca ha riportato soprattutto episodi di finti tecnici di gas e acqua che, con la scusa di un presunto avvelenamento dal mercurio dell’impianto idrico, costringevano le vittime a riporre oro e gioielli nel frigorifero. Una inusuale richiesta che veniva giustificata in quanto azione indispensabile se non si voleva che gli oggetti preziosi interferissero con gli apparecchi di rilevazione del tecnico. Non sono mancati però anche finti marescialli e finti avvocati che terrorizzano i malcapitati minacciandoli che se non avessero pagato una cauzione, il figlio sarebbe finito in carcere.
Il Generale dei Carabinieri Carmine Adinolfi, del comando interregionale “Vittorio Veneto” responsabile di tutta l’area del nord-est Italia, attraverso un comunicato, invita nuovamente all’attenzione e alla prudenza, soprattutto gli anziani e i loro famigliari:
E’ ormai da tempo che gli organi di informazione riportano sempre più frequentemente notizie concernenti l’odioso fenomeno delle truffe agli anziani. Il vile comportamento dei “truffatori”, in prevalenza provenienti dall’area napoletana, si concretizza di solito:
- nell’individuare preventivamente le potenziali vittime, generalmente persone anziane sole, deboli dal punto di vista psicologico e, pertanto, non in condizioni di difendersi;
- nel raccogliere allo scopo notizie sul loro conto nei luoghi di interesse, per poi utilizzarle nel condurre l’approccio truffaldino;
- nel presentarsi come appartenenti alle Forze di Polizia o anche di altri enti (tecnici del gas, Enel, Poste, Agenzia delle Entrate, etc..) e, in alcuni casi, come avvocati e funzionari di enti pubblici;
- simulando emergenze con coinvolgimento di congiunti degli anziani (es. incidenti stradali) per le quali assicurano interventi risolutivi previa consegna di adeguate somme di denaro, asseritamente necessario per le relative spese.
I soggetti in questione, abilissimi nel proporsi e ben organizzati dal punto di vista operativo, spesso riescono a tali ignobili comportamenti a sottrarre, alle povere vittime, non in grado di valutare o di reagire, diverse migliaia di euro, o anche preziosi in oro, con un danno incalcolabile non tanto e non solo sul piano patrimoniale, quanto su quello morale, affettivo e psicologico. Si tratta infatti di vigliacchi che non esitano ad esercitare vere aggressioni psicologiche nei confronti di soggetti deboli, di fare leva sui loro affetti e sentimenti, o di violarne la privacy in casa, di incutere timori e di usare tal volta violenze pur di sottrarre i pochi risparmi di una vita, spesso condotta in solitudine.
La tecnica è, in sintesi, quella dell’uso di “artifizi e raggiri” utilizzata con la consapevole certezza che il povero anziano non avrà nessuna capacità, ne possibilità di evitare di cadere nella trappola, ne di reagire.
A fronte del rilevante danno sociale prodotto dal reato in questione, l’art. 640 c.p., che disciplina la truffa, prevede sanzioni che, seppur in presenza di aggravanti previste dall’art. 61 n. 5 c.p., non consentono alle Forze di Polizia ed ai magistrati di intervenire con la necessaria efficacia.
L’Emilia Romagna è una delle regioni più esposte con un’evidente azione di pendolarismo dei malviventi in questione che, peraltro con intelligenza deviata, hanno scelto non a caso un’attività criminosa che, con minimo rischio, consente loro di realizzare facili proventi illeciti.
Neppure l’eventuale configurazione di un’associazione, tutta da dimostrare, garantisce l’adozione di provvedimenti più incisivi sul piano penale.
A fronte di tale gravissima situazione, destinata a peggiorare, i Carabinieri del comando interregionale “Vittorio Veneto” hanno avviato una intensa e capillare attività di prevenzione, con la collaborazione del sindaci, dei parroci e dei colleghi in congedo. L’importante iniziativa, particolarmente curata nelle regioni più colpite (centro e nord Italia), sta dando buoni risultati. Ma resta non sufficiente, poiché non sempre la preziosa informazione dell’Arma giunge nelle case delle persone più deboli e spesso gli interessati non sono in grado di recepirne il messaggio. Ci domandiamo allora cosa fare.
Certamente è utile parlare sempre più del fenomeno, anche con i ragazzi nelle scuole, o con la collaborazione degli organi di informazione. E’ evidente che i famigliari devono fare la loro parte dando il necessario sostegno ai congiunti esposti ed evitando che tengano denaro in casa.
Per comprendere meglio il delicato problema occorre immaginare che ad essere colpito da così vili aggressioni possa essere prima o poi anche un vostro congiunto.
Allora, forse, tutti capiremo che c’è un grave fenomeno da risolvere subito e con provvedimenti più incisivi sul piano penale.
Alla solitudine di tanti anziani non si può unire l’amarezza del raggiro!