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EDITORIALE – Parma, settembre e la (agognata) rivoluzione politica

garibaldi piazza parmaSettembre è da sempre mese di rinascita. Politica, economica, sociale.

Si torna a scuola, si chiude un’estate calda di giochi e sole, riparte la vita “normale”. Fin da bambini lo impariamo: a settembre le giornate si accorciano, diventano meno calde, meno luminose, riaprono gli uffici pubblici, ricomincia il traffico asfissiante.

E’ una rinascita, una nuova normalità insomma, perché l’estate, che uno vada ai Caraibi o a Berceto, comunque, con le sue serate afose, la voglia di tirare tardi e stare in giro, le tapparelle buttate in fuori per sfuggire alla calura,  il postino che fischietta e sì, lo senti perché i vetri sono aperti, spezza la quotidianità.

A settembre uno si iscrive in palestra, per smaltire le scorie, oppure cerca un lavoro nuovo.

A settembre, era l’otto, del ’43, fu annunciato l’arrivo degli americani. L’inizio della fine della dominazione fascista. Una nuova Italia che iniziava a nascere, mentre in Spagna, nel 1868, a settembre, un gruppo di rivoluzionari ammutinatisi a Cadice detronizzò Isabella seconda regalando al paese una parentesi democratica.

CAPITOLO PIZZAROTTI – Che c’entra? Poco o tantissimo. Perché con settembre anche a Parma è ripartita l’attività politica. Un consiglio comunale (inutile, in verità, solo per marcare presenza), le prime pagine rubate dal nostro sindaco rientrato, a quanto pare ripartito e carico di idee dalle ferie.

La prima? Una lista civica per tenersi la città. La seconda? Ma sì perché no potrei guidare i 5Stelle nazionali. Vi è una contraddizione in essere tra le parti. Sì.  Perché se (chiunque tu sia) fai una lista civica in quanto sospeso dal tuo Movimento, che tu possa arrivare a guidarlo pare complesso, pur ammettendo che ha bisogno di una profondissima rifondazione che potrebbe mutarne radicalmente gli equilibri.

Parma è la culla del civismo, è vero. E sarebbe una buona misura del gradimento effettivo del sindaco la sua candidatura come civico. Anche perché, salvo il M5Stelle non prenda decisioni a lui favorevoli in tempi stretti, non ha molta altra scelta.

AVVERSARI – Ma quali potrebbero essere i reali oppositori del sindaco che ha fatto accendere il forno e vuotato le tasche dei parmigiani a suon di multe illegittime? Domanda difficile.

A sinistra (o presunta tale) –  Pd, per intendersi, ci sono alcune cariatidi, come Pagliari e Rutigliano. Entrambi avvocati,  legati alla vecchia DC, sulla scena politica da tempo immemore, forse forieri di voti “storici”, ma quanto convincono? E soprattutto, a Pagliari conviene mollare il Senato per guidare Parma? Forse, per età, esposizione più oculata e precedenti che lo rendono simpatico ai centristi, Rutigliano avrebbe qualche metro di vantaggio. Ma dopo il flop di Bernazzoli alle ultime elezioni serve il cavallo da novanta, non un ronzino. Dall’Olio? Bruciato. Lavagetto? Giovane, pulito, nuovo. Figlio d’arte. Forse il solo credibile.

Al centro (sempre presunto tale) – Ghiretti, Cattabbiani, Pellacini. Presenze fisse, civici, centristi, del consiglio e della politica locale da sempre, legati alla “vecchia” Parma di Ubaldi. Vecchie volpi, oppositori sensati, oratori capaci. Ma la politica è proposizione, non opposizione. E siamo sicuri che qualcuno li immagini nel ruolo di “uomo solo al comando” mentre cercano di rianimare la città?

Gli outsider – Luigi Alfieri, Filippo Greci. Paladini della sicurezza, dei cittadini, della giustizia. Un po’ improvvisato il primo, vicino ai Dem, che difficilmente però lo schiereranno in prima botta, magari lo potrebbero appoggiare in una eventuale seconda. Più avanti Greci, da anni paladino di battaglie scomode, vicino ai cittadini, oppositore deciso, con fonti e appoggi interessanti. Ma si dice dal suo passato possano emergere ombre, e comunque, un conto sono le battaglie legali, un altro quelle politiche: solo candidandosi davvero potrebbe sapere il reale gradimento di cui gode.

A destra – Il vuoto oltre la collina. Parma non è una città di destra, anche se paura, degrado, spaccio, voglia di sicurezza, immigrazione eccessiva e smodata, la stanno spostando. Essere di destra a Parma è come vestire di rosso al congresso di Casa Pound, o in gita a Predappio. Però, dicevamo, la città si sta spostando. Se un “berluschino a metà”, Vignali, ha avuto bisogno di vestirsi da civico, ora serve un’alleanza forte, per provare a fare altrettanto. Ma tra chi? Non considerando Casa Pound e Forza Nuova (chi si pone al di fuori della costituzione non merita la considerazione del mondo civile), restano i berlusconiani, Fratelli d’Italia, la Lega Nord. Andando con ordine, possono essere vincenti Buzzi o la Gambarini? Domanda retorica. Fratelli d’Italia non esiste, in città. Resta la Lega. Che si è presa Fontevivo, che in Regione sta lavorando tanto e bene. Che da sempre alza la bandiera della sicurezza e della libertà di difesa. Resta la Lega, che può prendere tanti voti, ma da sola non può vincere. Deve togliersi la felpa estrema, e indossare quella più moderata, con una maschera civica, allearsi con moderati credibili.  Deve trovare candidati puliti, capaci ma non così schierati da spaventare una città troppo allergica ai vessilli di un certo tipo. Resta la Lega, che può rifondare la destra, se smussa un po’ i propri angoli per andare incontro alla storia della città, senza violentarsi o perdere identità, ma adattandosi alla difficile Parma.

 (Francesca Devincenzi)

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