La truffa bussa alla porta due volte. Ma entrambe prende un bel due di picche. La sgradita visita in Via Roma, San Pancrazio, in una gradevole e verdeggiante corte ristrutturata tra campi, agricoltura, silenzio.
Una sorta di residence – condominio, svuotato dalle vacanze. Tranne un’arzilla 80enne, che, praticamente sola nell’immobile, in un giorno si è trovata due volte alla porta i soliti truffatori.
La prima, al mattino, le hanno bussato dicendole che il figlio aveva avuto un incidente in auto, che servivano soldi. Subito, passandole al telefono un finto carabiniere. Ma la signora, fingendo di andare in camera a prendere il denaro, ha chiamato il figlio, per passarlo agli sgraditi visitatori. Al pomeriggio, le hanno chiesto di controllare le bollette, poi l’acqua, per il rischio della presenza mercurio inquinante, invitandola a mettere gioielli e banconote in frigo, onde evitare che le molecole inquinata di acqua rovinassero metallo e filigrana. Ma hanno preso un cortese “arrivederci”.
La signora, 80 anni, ha una certezza: “Mi hanno controllato per giorni. Erano gli stessi? Sa, non gli ho chiesto, mentre cercavano di farmi fessa, se erano già passati al mattino” – risponde garbata davanti a un the gelato servito in una cucina splendente di sole e finestre aperte. “Pensa che dovrei aver paura?” – commenta, mentre osservo i vetri spalancati.
“Qui non sono mai sola” – racconta. “Mio figlio abita accanto, con lui i suoi due figli, più la nuova compagna e una bimba avuta da una precedente relazione. Abbiamo una signora che due volte la settimana fa le pulizie a loro, una a me. Una ragazza che mi aiuta con i bimbi, oppure la mia quasi consuocera che viene qui.
E poi mio marito, era una persona buonissima, ha lasciato tanto affetto intorno a se, e i contadini dei campi qui attorno ogni ora, ora e un po, mentre fanno il fieno o che altro, mi danno un chiamo, o vengono a prendere il caffè, o fanno una chiacchiera. Mi urlano Edy Edy metti su il bollitore”.
Per questo le dico che hanno scelto un giorno che mio figlio era via con tutta la banda, i lavori nei campi fermi per il temporale, sapevano che ero sola”.
E..come ha fatto a non cadere in trappola? “Quando è morto mio marito mi sono iscritta all’università, studio lettere antiche. Ho il diploma magistrale, dopo una vita per la famiglia faccio qualcosa per me. Leggo i giornali, guardo i tg: sapevo che c’è questa truffa in giro. Subito, appena mi hanno detto di mio figlio (un noto professionista parmigiano), mi è preso un colpo, come a ogni madre. Poi ho ragionato, ho chiesto quale fosse dei due, e non ricordavano il nome di battesimo. Allora ho avuto la certezza che qualcosa non andava”.
Paura che mi facessero del male? “No, ho la cassaforte in casa, senza di me non si sarebbero potuti prendere comunque nulla”. Poi?
“Ho continuato la mia giornata, fatto le pulizie, la spesa, un giro al cimitero. Poco dopo che avevo messo giù l’auto, eccone un altro alla mia porta. Ho avuto più paura, si. Mi ha chiesto di verificare le bollette, perché l’acqua poteva essere inquinata dal mercurio e rovinare gioielli e banconote, togliere loro la filigrana. Non ho capito la connessione tra bollette e inquinamento, ero certa fosse una truffa, cosi ho detto loro che le bollette le conserva mio figlio, che dovevo chiamarlo, e che i gioielli sono in banca, in cassetta di sicurezza. Ho mostrato le borse della spesa, raccontando di aver speso tutto, finto di chiamare mio figlio per le bollette, ma se ne sono andati. Fatalità, mio figlio rientrava, li ha incontrati nel viale di casa, in auto. Con una Skoda nera berlina, targa straniera”.
Saprebbe riconoscerli? “Si. Sono italiani, per lo meno quelli con cui ho parlato io. Distinti, senza accenti particolari. Erano insieme? La prossima volta che cercheranno di fregarmi glielo chiedo, ok?”.
Uno a zero per Edy. Anzi, due va.