Il sindaco Federico Pizzarotti, Gaetano Noè, comandante della polizia municipale, Maurizio Mainetti, direttore dell’Agenzia regionale di protezione civile, Gianfranco Larini, ex responsabile del servizio tecnico di bacino, Gabriele Alifraco, all’epoca responsabile della protezione civile.
Tutti indagati per disastro colposo: la Procura di Parma ha desecretato il fascicolo inerente l’inchiesta sull’alluvione che spezzò in due Parma il 13 ottobre nel 2014, su quel lunedì maledetto che vide le nostre strade piene di fango e acqua e pezzi di alberi strappati e cantine allagate e i container incastrati sotto il ponte, e quello piccolo, della navetta, della Parma di ieri, spaccato a metà come la città.
C’è stata leggerezza nel dare e valutare l’allerta?
Il sindaco, primo cittadino, è la prima autorità di protezione civile in città: ma le comunicazioni sull’imminente pericolo sono state date per tempo, valutate con precisione ed esattezza? O sono stati sottovalutati i segnali? O le informazioni non son state trasmesse con tempestività e chiarezza?
Il capo dei vigili ha gestito nel modo opportuno il preallerta? Regione, Provincia, autorità di bacino avrebbero potuto e dovuto pulire e mettere in sicurezza gli argini in altro modo?
Questi i nodi su cui indaga la Procura. Questa la ragione per cui Federico Pizzarotti è indagato, ed ora, non potrà più dire non di non saperne nulla.