Sono sufficienti due soli numeri per dimostrare la débâcle della ripresa economica in Emilia Romagna. Nel semestre gennaio-giugno 2015 la Cig veleggiava a quota 26.889.748 ore; un anno dopo, nello stesso periodo, la Cig è salita fino ad arrivare a 31.205.623 ore erogate. Ciò significa che nel giro di un anno la Cassa integrazione registra un +16,1%. Nel dettaglio, la cassa ordinaria batte un + 48,2% (da 5.818.570 ore a 8.620.705 ore), quella straordinaria 31,% (da 15.372.701 ore a 20.218.362 ore), mentre la deroga cala del 58,5% (da 5.698.477 ore a 2.366.556 ore).
«Un decremento – osserva il segretario generale Uil Emilia Romagna e Bologna, Giuliano Zignani – che non è un buon segnale di ripresa. Anzi. Perché indica un ricordo massiccio ai licenziamenti, essendo finiti i fondi e i tempi di concessione della deroga».
Di pari passo, il ricorso alla Cassa integrazione, secondo il Servizio politiche attive e passive del Lavoro della Uil guidato da Guglielmo Loy, ha salvato nel solo 2016 (primo semestre) quasi 31mila posti di lavoro (30.594), mentre nello stesso periodo, ma in anno fa, erano stati 26.362.
Spacchettando, provincia per provincia, il dato regionale, emerge che, subito dopo Ferrara (con un + 253,9 di ore di Cig concesse; da 981.958 ore a 3.474857 ore), è proprio il capoluogo, Bologna, ad aver fatto maggior ricorso alla cassa (+64, 5%; da 5.396.508 ore a 8.875.189 ore). Seguono Modena (+ 52,2% da 4.551.270 ore a 6.928.694 ore) e Reggio Emilia (+1,6% da 3.104.961 ore a 3.153.635 ore). Per contro tutte le altre province inanellano una serie di segni meno, indicativi di un minor ricorso alla cassa: Piacenza (-60,4% da 2.197.593 ore a 870.510 ore); Rimini (-43,7% da 4.323.974 ore a 2.433.702 ore); Forlì-Cesena (-16 da 3.314.803 ore a 2.785.846 ore); Parma (-13,4% da 1.444.709 ore a 1.251.271 ore) e Ravenna (-9% da 1.573.973 ore a 1.431.920 ore).
«Anche qui, come per il dato regionale, il calo della cassa non è da intendersi come una ripresa economica, bensì come un mancato ricorso alla cassa. Ciò significa che questi sono tutti posti di lavoro persi». Ancora una volta i settori più in sofferenza sono «edilizia e commercio anche se l’industria non gode di ottima salute. Questi dati – rileva Zignani – sono ancora più preoccupanti, indicano una vera emergenza: la cassa integrazione, ancorché questo governo lo smentisca, è un vero ammortizzatore sociale che, in questi anni, ha salvato migliaia di famiglie dalla povertà».
Una situazione critica che, conclude Zignani, «impone alle istituzioni di agire al più presto. Sono molte le leve, alla luce anche del Patto per il Lavoro, cui si può ricorrere per far ripartire l’economia. Penso a quella connessa alle infrastrutture (ad oggi ancora sulla carta) che sarebbero un perfetto volano per rilanciare il settore dell’edilizia. Oppure allo sviluppo della ricerca, delle nuove tecnologie. Occorrono investimenti e occorrono subito. Il paese reale è quello tratteggiato dai dati della cassa integrazione, non quello auspicato dalle istituzioni. E’ tempo di creare occupazione, anzi buona occupazione perché non è che con i voucher di un’ora o con una Garanzia Giovani (le cui pecche sono sotto gli occhi di tutti) si può far tornare la nostra regione al top»·