“Ritornerò”. Non era il ritornello di una canzone, ma l’ultima parola data da Beppe Cardone nel lasciare Parma, dopo anni travagliati da infortuni serissimi e un crac societario ma addolciti dalla fascia di capitano e dalla grande stima per “l’uomo”Cardone.
Ed ora, rieccolo. Il Parma, che aveva lasciato in A grazie ad una rete epica nello spareggio, è in Lega Pro. Gli scarpini, stanno attaccati a un chiodo: allenerà gli Allievi gialloblù.
“E’ stato tutto facile – racconta, alla prima nella sua nuova veste. Ero in camera con Stefano Morrone, al corso da allenatore…e quando Simone (Barone, nda) ha accettato l’offerta dall’India, è nato il discorso. Io ho detto di si subito, senza nemmeno pensare, mi piaceva l’idea ancora prima di parlarne”.
Ed eccolo qua. “Ritorno dove non me ne sono mai andato. Ora dovrò dimostrarmi all’altezza del mio nuovo compito. Ho ricevuto grandi attestati di stima, ne sono felice, perché passa la fascia da capitano, ma resta l’uomo, e qua sono stato capito e apprezzato più per le qualità umane”.
Perché le stagioni sono state costellate da infortuni. E dal crac Parmalat. “Ho rischiato anche di smettere, umanamente ho imparato tantissimo da quei dolori. Credo che anche questo mi abbia formato, anche come allenatore. Il crac Ghirardi? Lo ho vissuto da esterno, da lontano. Mi ha fatto molto male, ma per fortuna qualcuno ha voluto far ripartire il Parma, ci ha creduto. Questa società è un patrimonio del calcio italiano, della storia, deve tornare dove merita”.
A proposito di uomini…tra tutti gli allenatori, da chi ha imparato di più? “Da tutti. Sono andato più o meno d’accordo, ma tutti mi hanno lasciato qualcosa, ora dovrò essere bravo a trasmetterlo”.
A dei ragazzi del 2000. “A quell’età, se l’allenatore sa essere empatico, è tutto in discesa. Il risultato più importante sarà far si che in campo diano tutto, è questo il mio obiettivo. I miei ragazzi devono metterci passione”.
La stessa che aveva Cardone in campo, la stessa di Nevio Scala. “So cosa ha rappresentato, e cosa rappresenta per il Parma. Non vedo l’ora di parlargli, sarà un onore”.
Parlargli, e dirgli magari grazie. Per averlo riportato nel luogo dal quale non se ne era mai andato.
(Francesca Devincenzi)