Da quando ha stravinto, Federico Pizzarotti, non ha perso occasione di dimostrare quanto sia più facile fare opposizione e propaganda elettorale, che amministrare.
Se nella messa in moto dell’inceneritore giace il fallimento più grande e assoluto, tanti piccoli tassellini lo hanno trasformato da salvatore di una barca che affondava a suon di arresti e commissariamenti, a simile dei suoi predecessori.
Gli ultimi scandali, in ordine sparso, la querelle di indomabile gestione per Parma Gestione Entrate, tutt’altro che chiusa, e il presunto abuso d’ufficio per le nomine del teatro Regio.
Nel mezzo, per carità, ci sarà pur anche qualcosa di buono. Ma entriamo nell’anno elettorale, e lui che fa? Piazza un bando ad hoc per nominare il super Dem Maurizio Olivieri, compagno di merende e amicone del capogruppo PD in consiglio comunale Nicola Dall’Olio, direttore dell’agenzia territoriale energia e sostenibilità.
Poi in corsa sistema il bando, per far diventare l’assunzione collaborazione, sennò Olivieri, già dipendente pubblico, non può. Ok, sappiamo che spesso i bandi pubblici sono cuciti ad hoc. Ok, sappiamo che Pizzarotti sono mesi che strizza l’occhio al Pd, ormai esterno e estraneo al movimento che lo ha reso primo cittadino.
Ok, anche lui deve prepararsi la strada per il post 5 Stelle, tentare una strada per rimanere in sella. Ok, anche lui avrà subito pressioni. Ok, magari Olivieri si dimostrerà competente, e ci dimenticheremo del resto.
Ma più difficile sarà dimenticare come è stata gestita, o meglio, non gestita, la questione Via D’Azeglio. Si amministra anche col dialogo, sindaco. Perchè non è stata tentata una conciliazione? Perché nessuno dell’amministrazione ha spiegato ai residenti imbufaliti che con le loro denunce fanno chiudere non solo due kebabbari, ma anche due attività di parmigiani, che potrebbero essere i loro figli o nipoti, o loro amici, che hanno una famiglia a casa?
Perché nessuno ha spiegato loro che dove morirà la movida nascerà uno spaccio ancora più incontrollato e devastante, in ogni angolo in cui le luci dei bar lasceranno spazio al buio? E ancora perché i vigili, la notte, anziché le multe, nelle zone di Movida, non stanno nella folla, per far passare i mezzi di soccorso, per insegnare al popolo della notte a non camminare e parlare in piena strada, a non pisciare sotto ai portici dell’Ospedale Vecchio?
Magari anche si, a tirar due manganellate, caricare tre dissidenti dell’educazione in macchina fino a una notte in cella di sicurezza, per insegnare la civiltà.
Chiudere le spine di birra e alcol dei locali alle 11 di sera, che equivale a fargli tirar giù la serranda per sempre, non salverà Via D’Azeglio, non tutelerà i residenti. Perché, nessuno, sindaco, ha provato a spiegarglielo, a risolvere i problemi facendolo applicare il regolamento di polizia urbana, invece di farne un manifesto di carta senza anima?