Spacciavano “in collaborazione”, su tutto il territorio parmense, con base operativa a Colorno, in due alloggi in via “Bassa Siberia”.
Trentatré in tutto gli indagati di cui 17 in cella, 7 con obbligo di firma, 4 ricercati anche all’estero, 7 denunciati, 8 persone segnalate come assuntrici abituali, ventuno sono italiani, gli altri albanesi, serbi, marocchini, nigeriani, quattro le donne, due finite in carcere, due ai domiciliari. La banda è stata sgominata dai carabinieri dopo una complessa indagine iniziata nel 2013 e terminata nel 2014 con una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali e culminata con sei arresti nella notte tra lunedì e oggi.
La banda, organizzata, spacciava sostanze di ogni tipo, dall’eroina all’MDMA, su tutto il territorio di Parma e non solo, anche nei pressi delle scuole, molti i clienti minorenni, per i soggetti l’accusa è di concorso in spaccio di sostanze stupefacenti con l’aggravante, in alcuni casi, della cessione a minori.
Cospicua la quantità di droga sequestrata tra gli alloggi dei soggetti e “la strada”, al momento della cessione: 844 grammi di marijuana, 100 di hashish, 60 di MDMA purissimo, spartite in circa mille dosi, 1,6 grammi di cocaina, 10 di ketamina, 5 di anfetamina oltre a 71 grammi di marijuana e 9 di cocaina, 1emezzo di eroina oltre bilancini di precisione e strumenti da taglio vari, rinvenute durante il blitz di lunedì notte.
Il giro, semplice ma efficace: ognuno dei soggetti agiva a modo proprio, consegnando tramite incontri lungo la strada, al parco, a domicilio oppure nei locali notturni. Se uno spacciatore era “sfornito” chiamava un collega: un cartello della droga da centinaia di migliaia di euro, circa mille le dosi cedute ogni mese per un volume di 16mila telefonate annue da cliente a pusher di fiducia.
Variegato il panorama dei consumatori, da studenti a professionisti, un po’ meno quello degli spacciatori: per la maggior parte disoccupati, alcuni operai, la maggior parte con precedenti di specie. Per i soggetti incensurati non si sono aperte le porte del carcere, gli altri sono stati “divisi” tra Parma Modena e Reggio.