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Poste Italiane: lunedi 27 giugno sciopero regionale dei dipendenti

Le organizzazioni sindacali provinciali di categoria di SLC CGIL, SLP CISL e UILPOSTE UIL di Parma fanno sapere che il prossimo lunedì 27 giugno si terrà uno sciopero per l’intera giornata di lavoro di tutti i dipendenti postali dell’Emilia Romagna con manifestazione a Bologna. Un corteo partirà alle ore 9 da Piazza XX Settembre fino a Piazza Roosevelt, davanti alla Prefettura, dove si terranno gli interventi di rappresentanti di lavoratori di Poste e le conclusioni del Segretario Generale Regionale della Cgil Emilia Romagna Vincenzo Colla. Per Bologna partiranno pullman da Borgotaro, Fornovo, Collecchio, Fidenza e Parma.

La mobilitazione, già preceduta dallo sciopero degli straordinari, si è resa necessaria per denunciare le inadempienze aziendali sulla riorganizzazione del recapito e della logistica che ha comportato l’impossibilità di garantire la regolare consegna della corrispondenza, per la mancanza di investimenti previsti dal piano industriale, per le carenze di organico negli uffici postali e conseguenti disservizi, contro il ricorso indiscriminato a sanzioni disciplinari nei confronti dei portalettere e i licenziamenti negli appalti postali ed, in particolare, per le conseguenze devastanti che comporterà, contro l’ulteriore privatizzazione di Poste.

Infatti, in questi giorni, il Governo, al solo scopo di fare cassa per arginare la voragine del debito pubblico, ha deciso di privatizzare quello che resta della più grande azienda pubblica del nostro Paese.

Il 35% di Poste Italiane passerà sotto il controllo di Cassa Depositi e Prestiti, il 29,7% resterà per ora al MEF (Ministero Economia e Finanze) ma destinato a breve ad una ulteriore vendita in borsa, il restante 35,3% già era stato svenduto lo scorso ottobre.

Nella totale indifferenza, e in solo un colpo, il Governo smantellerà un servizio pubblico che interessa milioni di cittadini italiani.

Poste Italiane effettua ancora un servizio sociale per la capillare presenza in tutti i centri del nostro Paese, la totale privatizzazione e quotazione risponderà solo alle logiche del profitto, quindi avrà scarso interesse verso i settori deboli che Poste a oggi copre.

Questo nonostante Poste abbia subito notevoli ristrutturazioni e cambiamenti dal 1994 ad oggi: passando da Azienda Autonoma di Stato, ad Ente Pubblico ed infine a S.p.A. con bilanci in attivo  ed utili di centinaia di milioni di euro erogati ogni anno a favore del Governo.

È un grave errore per il Paese svendere un’azienda che ogni anno porta denaro fresco alle casse dello stato, che dà lavoro a 140.000 dipendenti e che garantisce servizi ai cittadini, specie alle categorie più deboli e situate nelle zone disagiate.

L’intenzione del Governo di limitare la propria partecipazione al 35% di CDP, che comunque è già privata (all’interno sono presenti le fondazioni bancarie, competitor di Poste) fa sorgere molti dubbi sul futuro per quanto riguarda l’unicità aziendale: settori come il recapito già interessati dall’ennesima ristrutturazione (vedi la consegna della posta a giorni alterni, che in Emilia Romagna sta causando molteplici problematiche) saranno smantellati in breve tempo, ci si troverà di fronte ad uno “spezzatino” aziendale che metterà a rischio il servizio universale.

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