Le segreterie confederali regionali e territoriali di CGIL, CISL e UIL, insieme ai rispettivi sindacati di categoria del pubblico impiego, tornano – nella conferenza stampa con presidio convocata oggi davanti alla sede del Tribunale Amministrativo di Parma in piazza Santa Fiora – sul tema degli appalti e su quei meccanismi di aggiudicazione dei servizi che, a loro dire, “non tutelano i lavoratori, ma al contrario li espongono a problemi di ordine occupazionale e retributivo, con il placet, questa volta, del TAR e del dispositivo emesso recentemente”.
“È infatti noto a tutti – dicono i sindacati – che il TAR di Parma, lo scorso 15 marzo 2016, ha pronunciato la propria sentenza di merito al ricorso presentato dalle Cooperative AuroraDomus, Proges e Dolce, affermando che “[…] un’offerta non può ritenersi anomala ed essere esclusa dalla gara, per il solo fatto che il costo del lavoro è stato calcolato secondo valori inferiori a quelli risultanti dalle tabelle ministeriali o dai contratti collettivi, occorrendo, perché possa dubitarsi della sua congruità, che la discordanza sia considerevole e palesemente ingiustificata”.
La sentenza in oggetto apre scenari devastanti, legittimandoli da un punto di vista giuridico: se l’unica logica a cui soggiaciono le gare d’appalto resta quella dell’offerta economicamente più vantaggiosa epurata dai vincoli retributivi definiti dalla tabelle ministeriali del costo del lavoro e dalle regole dei Contratti Collettivi, cioè una sorta di massimo ribasso “mascherato”, quello che si determina è una concorrenza sleale di cui, a far le spese, saranno i lavoratori e i fruitori dei servizi.
In appalti di servizi ad alta intensità di manodopera – dove il costo del lavoro rappresenta il capitolo di spesa maggiore – com’è possibile affermare che non sia un elemento dirimente, soprattutto in un panorama come quello attuale, nel quale insiste una varietà di soggetti il cui unico fine è realizzare profitti?
Se questa logica dovesse prevalere e se le stazioni appaltanti dovessero considerare le tabelle del costo del lavoro e i Contratti Collettivi come semplici parametri di congruità dell’offerta, l’aggiudicazione di un appalto deriverebbe, in larga misura, dai risparmi operati sulla pelle dei lavoratori: la compressione dei costi si riverbererebbe sul costo del lavoro, col pericolo di incrementare il lavoro precario, l’evasione contributiva, il lavoro non regolare.
Le OO.SS. continueranno a battersi insieme ai lavoratori perché il lavoro non venga considerato alla stregua di una merce e perché non vengano vanificati i principi di etica, responsabilità e trasparenza a cui l’Ente Pubblico deve rispondere”.