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“Il lavoro non è una merce!”: è stata questa la stata prima reazione degli educatori riuniti in assemblea venuti a conoscenza delle motivazioni per le quali il TAR considera corretto l’appalto del Comune di Parma per il servizio di integrazione scolastica e l’affidamento del servizio a nuove cooperative che hanno presentato un forte ribasso rispetto alla base d’asta. Tra le motivazioni per le quali il TAR considera corretto l’appalto e l’affidamento del servizio si legge che le tabelle ministeriali che vengono pubblicate con l’individuazione del costo del lavoro e lo stesso riferimento ai costi conseguenti all’applicazione dei contratti di lavoro non sarebbero indicatori da rispettare ma semplicemente un parametro di valutazione della congruità dell’offerta.
La logica conseguenza è che se il valore dell’appalto non deve tenere conto quantomeno del costo determinato dall’applicazione puntuale del contratto di lavoro si ritiene che ai lavoratori si possano applicare trattamenti inferiori.
Il Codice dei contratti pubblici prevede l’integrale rispetto dei trattamenti economici e normativi previsti per il settore e ad eventuali inadempienze risponde in solido l’affidatario, mentre il Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti pubblici identifica i contratti da applicare in quelli stipulati con le parti sociali comparativamente più rappresentative.
Ma tutto questo sembra non esistere…
Da anni le organizzazioni sindacali si battono affinché gli appalti non vengano tenuti al massimo ribasso proprio per evitare rischi di tale natura, contrastare una concorrenza sleale che toglie diritti ai lavoratori e dignità al lavoro, e per garantire qualità ai servizi, soprattutto quando si tratta di servizi alla persona.
Ma se il bando che prevede già l’offerta economicamente più vantaggiosa viene interpretato senza alcun vincolo di natura sociale, il lavoro e i lavoratori si trasformano in merce e di fatto il servizio può essere affidato secondo il principio del massimo ribasso.
I sindacati non accettano tale deriva perché ritengono che la dignità del lavoro e dei lavoratori non possa essere scambiata con meri risparmi economici fatti sulla loro pelle, non accettano che si risparmi sulla qualità di un servizio così delicato e non accettano che possa bastare un colpo di spugna a cancellare gli impegni assunti anche con l’Amministrazione del Comune di Parma, nell’ambito del protocollo sottoscritto solo pochi mesi fa e nato per contrastare il lavoro irregolare e il lavoro povero, attraverso la corretta individuazione dei CCNL di riferimento, il rispetto integrale delle norme in materia di sicurezza e la valorizzazione del lavoro e del patrimonio rappresentato dalle lavoratrici e dai lavoratori.
Lavoratori e sindacati continueranno a battersi per difendere questi principi e questi diritti.