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Congiuntura economica: nel quarto trimestre lievi miglioramenti

Il cammino per tornare ai livelli del 2007, prima dell’avvio della Grande Crisi, deve compiere ancora numerosi passi, ma si consolidano anche nel quarto trimestre 2015 i segnali di inversione di tendenza registrati nel corso di tutto l’anno.

Il sostegno della domanda estera dà il contributo più rilevante, ma anche il mercato interno appare in recupero. L’Emilia-Romagna resta una regione a forte vocazione manifatturiera, visto che un quarto della ricchezza regionale è ascrivibile a questo comparto.

E’ stato proprio il manifatturiero a trainare l’economia regionale nel 2015 con una crescita che si irrobustirà nel 2016.

È questa la fotografia dell’economia regionale che emerge dall’indagine congiunturale sul quarto trimestre e anno 2015, con previsioni 2016 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolo.

L’Emilia-Romagna dovrebbe aver chiuso il 2015 con una variazione del PIL pari a +0,9% a fronte del dato inferiore dell’Italia (+0,6%) e una previsione di crescita dell’1,4% nel 2016 (per l’Italia si stima un +1%). Nel 2015 l’occupazione è cresciuta dello 0,4%. Ciò ha portato ad una progressiva diminuzione del tasso di disoccupazione a livello regionale.

L’aumento è il risultato della occupazione manifatturiera, di un buon risultato dell’agricoltura e dei servizi che si contrappone a una diminuzione nelle costruzioni. La cassa integrazione archivia un 2015 in contrazione.

I dati sulla nati-mortalità delle imprese sono però ancora negativi. Nel quarto trimestre 2015, il saldo fra iscrizioni e cessazioni dell’industria in senso stretto è risultato pari al meno 1,5%, un dato comunque migliore del 2014. Ad aumentare sono solo le società di capitale, tengono meglio le imprese straniere rispetto a quelle con titolare italiano e le imprese femminili.

L’inversione di tendenza risulta dall’aumento della produzione dell’industria manifatturiera nel quarto trimestre 2015, salita dell’1,8% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. E’ il quarto trimestre positivo consecutivo per la produzione manifatturiera in regione.

La crescita produttiva è stata determinata da tutte le classi dimensionali, in particolare dalle imprese più strutturate e orientate all’internazionalizzazione. Le piccole imprese hanno faticato di più, ma sono riuscite a passare al segno positivo durante l’anno. Il bilancio annuale si è chiuso con una crescita produttiva dell’1,5%, in controtendenza rispetto alla diminuzione dello 0,6% del 2014. Gran parte dei settori di attività ha mostrato aumenti, piuttosto consistenti nelle industrie meccaniche, elettriche e dei mezzi di trasporto (+3,5%). Unica nota stonata il sistema moda (-1,2%) anche se in attenuazione (-3,7% del 2014). Anche il fatturato ha registrato un aumento nel quarto trimestre 2015 (+2,4%) rispetto all’analogo periodo del 2014, in accelerazione rispetto al trend dei 12 mesi precedenti (+1,1%). I dati Istat dell’export 2015 hanno confermato la tendenza espansiva emersa dalle indagini del sistema camerale. Le esportazioni dell’industria in senso stretto emiliano-romagnola sono ammontate a circa 54 miliardi e 192 milioni di euro, vale a dire il 4,6% in più rispetto all’anno precedente, e sono aumentate più velocemente di quelle nazionali (+3,7%).

Tutti i settori fanno registrare variazioni positive. I soli prodotti metalmeccanici, con una quota del 56%, hanno evidenziato un aumento pari al 4,4%. Crescita forte anche per le apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura, seguite dai mezzi di trasporto. E’ il settore della moda ad essere più penalizzato. Più penalizzato il settore della moda. Riguardo ai mercati di sbocco, gli Stati Uniti si confermano secondo partner commerciale. Stabili le esportazioni verso Germania e Francia. In contrazione verso la Cina, alle prese con un rallentamento dell’economia, Brasile e Russia ormai in recessione.

Nel 2016, l’economia regionale (secondo gli scenari di previsione di Prometeia) dovrebbe registrare una crescita reale del 2,2% del valore aggiunto dell’industria in senso stretto, più elevata rispetto a quanto prospettato per l’Italia (+1,9%).

“La lettura dei numeri del 2015 ci restituisce un cambiamento di scenario. Ci sono segnali incoraggianti di inversione di tendenza anche se non del tutto generalizzati e per questo la visione di insieme ci consiglia cautela, visto che sono ancora troppe le incognite per poter affermare si sia innescata una fase di ripresa duratura. – sottolinea il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna, Maurizio Torreggiani – Si evidenzia una discontinuità che per trasformarsi in una continuità positiva va coltivata con azioni mirate e non indirizzata solo da fattori esterni. Ci sono le condizioni per riprendere un percorso di crescita, accompagnando il sistema delle imprese nel percorso di internazionalizzazione, con l’obiettivo di integrare i servizi e rispondere in maniera sempre più efficace. Alle imprese che chiedono come esportare di più o individuare i mercati che offrono maggiori opportunità, Unioncamere Emilia-Romagna – conclude Torreggiani – può offrire nuovi strumenti, come Intelligent Export Report, un servizio su misura, in grado di fornire alle PMI un orientamento strategico personalizzato per strutturare percorsi di internazionalizzazione”.

Il credito bancario in Emilia-Romagna, secondo l’analisi della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, consolida il miglioramento conseguito nel corso del 2015, soprattutto grazie alla dinamica dei mutui alle famiglie. Il complesso dei prestiti a famiglie e imprese ha chiuso il 2015 ancora leggermente in calo a -0,7% nell’ultimo trimestre (stimato su dati Banca d’Italia), ma più contenuto rispetto a un anno prima.

L’andamento è in linea con quello nazionale e riflette il rallentamento del calo dei prestiti alle imprese, soprattutto nella prima metà del 2015, seguito da un sostanziale consolidamento del trend nel secondo semestre, con una maggiore volatilità delle variazioni sul finire dell’anno. In media 2015, l’andamento dei prestiti alle imprese dell’Emilia-Romagna è risultato migliore rispetto alla media nazionale, con un allineamento al sistema Italia nell’ultima parte dell’anno. I prestiti alle famiglie consumatrici, dopo aver svoltato in positivo a marzo, hanno proseguito nel trend positivo, con una crescita dello stock modesta ma continua (+0,6% in media nel 2° semestre). L’andamento in Emilia Romagna è in linea con quello nazionale, confermandosi solo marginalmente più moderato.

La crescita degli stock segue la dinamica delle erogazioni di finanziamenti per acquisto abitazioni che in regione sono in crescita continuativamente da oltre un anno e nel 2015 hanno mostrato un’accelerazione, con una variazione media nei due trimestri centrali del 75%. Tale dinamica è spiegata solo in parte dalle surroghe (meno di un quarto delle erogazioni del 3° trimestre 2015): la crescita dei mutui è strettamente correlata con la ripresa delle compravendite di immobili residenziali che in Emilia Romagna è allineata a quella del sistema nazionale. A livello provinciale per i prestiti alle imprese il quadro resta caratterizzato da andamenti misti e in alcuni casi si nota il ritorno in positivo. Considerando la variazione media del 2° semestre 2015 (per smussare i casi di elevata variabilità mensile) le dinamiche migliori si osservano a Ravenna (+0,6%) e Reggio Emilia (+0,5%). Cali marginali si sono avuti a Bologna e Parma (-0,2%) e a Modena (-0,5%). Agli estremi restano Rimini (-3,2%), Ferrara e Forlì-Cesena (-3%) che hanno registrato le flessioni più forti. La provincia di Piacenza (-2,2%) si attesta su una posizione intermedia. Per i prestiti alle famiglie consumatrici i miglioramenti sono significativi e particolarmente evidenti per Parma (+1,7%), Bologna (+1,1%) e Modena (+1%) che vedono una leggera accelerazione della crescita nel 2° semestre. Solo le due province di Reggio Emilia (-0,4%) e Forlì Cesena (-0,7%) sono rimaste leggermente in negativo nei sei mesi considerati. Le altre province hanno evidenziato variazioni tra il +0,6% di Piacenza e la stabilità di Rimini.

L’andamento dei volumi beneficia delle condizioni estremamente favorevoli di accesso al credito, con tassi d’interesse ai minimi storici e un’offerta più distesa, accompagnata dalla ripresa della domanda, in particolare da parte delle imprese manifatturiere. Inoltre, prosegue il momento favorevole dei mutui alle famiglie. Tuttavia, il ritmo di emersione delle nuove sofferenze resta elevato. In Emilia Romagna il tasso di ingresso in sofferenza delle imprese è rimasto stabile al 4,1% nel 3° trimestre 2015, sui valori registrati nei tre trimestri precedenti, mentre si è confermato più basso della media nazionale di 10 punti base, ma la distanza si è ridotta. Per le famiglie consumatrici, per il quarto trimestre consecutivo si è registrato un tasso di ingresso in sofferenza dell’1,6%, con cenni di miglioramento nell’ultima parte dell’anno.

“Dopo anni di calo il credito in Emilia Romagna si stabilizza e in particolare continua a registrare segnali positivi nei finanziamenti alle famiglie, con una domanda sostenuta di mutui per l’acquisto di abitazioni. – commenta Luca Severini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo – Ci attendiamo il proseguimento di questo trend e auspichiamo anche il pieno riavvio della domanda di credito da parte delle imprese, grazie anche alle attuali favorevoli condizioni del mercato. Noi intanto facciamo la nostra parte: nel 2015 Intesa Sanpaolo ha erogato alle imprese emiliano-romagnole 1.692 milioni di finanziamenti a medio lungo termine contro i 713 milioni del 2014, con un aumento del 137%. Inoltre abbiamo concesso mutui alle famiglie per 691 milioni contro i 268 dello scorso anno, con un aumento del 158%.

L’economia emiliano-romagnola  ha chiuso il 2015 con segnali positivi di moderata ripresa a cui ha contribuito soprattutto il dinamismo del comparto industriale, grazie alla vivacità della domanda estera e primi segnali di inversione di tendenza sul fronte di domanda interna, consumi e investimenti” Le prospettive per il primo semestre dell’anno – rilevate da Confindustria Emilia-Romagna con la propria indagine semestrale su 527 imprese manifatturiere associate, per un totale di 58.983 addetti e circa 22 miliardi di euro di fatturato – sono rivolte all’ottimismo in particolare per produzione e ordini, soprattutto esteri, e in misura più lieve per l’occupazione. L’ottimismo aumenta al crescere della dimensione, sia per la produzione sia per la domanda, mentre per l’occupazione sono più ottimiste le piccole e medie imprese rispetto a quelle di grandi dimensioni. In sintesi, per quanto riguarda la produzione il 35% degli imprenditori intervistati si aspetta un aumento, il 48 una stazionarietà e il 16 una riduzione. Gli ordini totali sono previsti in crescita dal 37% delle imprese (stabili il 45% e in calo il 19%) con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +19,5 punti, in aumento rispetto all’anno scorso). Gli ordini esteri sono attesi in aumento dal 38% degli intervistati, con un saldo ottimisti-pessimisti pari a +24,5 punti (era +17,3 punti a metà 2014). Quasi 3 imprenditori su 4 si attendono che l’occupazione rimarrà stazionaria, ma il saldo ottimisti-pessimisti risulta positivo: +7,5 punti.

“L’Emilia-Romagna – afferma il Presidente Marchesini – si è data, con il Patto per il Lavoro, obiettivi di sviluppo e coesione a medio termine, identificando un percorso di azioni e interventi che richiedono un impegno coerente e costante da parte di tutti. Al di là delle fluttuazioni e incertezze che caratterizzano il contesto esterno, il lavoro fatto sinora mostra risultati positivi e incoraggianti in termini di crescita, occupazione ed export, che segnalano che la direzione è quella giusta. Dobbiamo quindi continuare a lavorare – conclude il Presidente regionale degli industriali – rafforzando gli interventi lungo le traiettorie già identificate: ricerca e innovazione, domanda pubblica, risorse umane, semplificazione, filiere produttive, al fine di rimanere coerenti con gli obiettivi di competitività e creazione di posti di lavoro che la Regione e tutti noi ci siamo dati. Le fluttuazioni economiche e geopolitiche non devono spingere a cambiare strategia, ma anzi ci impongono di mantenere la “barra dritta”.

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