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Parma Calcio, Amarcord in salsa anni ’90: “Una cavalcata bellissima”

IMG_4842Tutti insieme, intorno al tavolo della sala stampa dello Stadio Tardini. Melli, Scala, Minotti, Apolloni, Pizzi. Un amarcord in salsa parmigiana per la presentazione di un libro su quel Parma, “Il Parma di Scala”, autori due giornalisti innamorati del Parma, di quel Parma, Guglielmo Trupo e Mattia Fontana.

Ne è uscito un incontro tra vecchi amici, che poi oggi sono lo scheletro portante del nuovo Parma, ma per una mezz’ora sono tornati i giocatori, l’allenatore, di ieri.

“Se volevo uscire chiedevo a Crippa, se volevo andare a Messa ad Apolloni” – ha detto Asprilla per la prefazione. E l’interessato, Apolloni, ride. Ma Scala nega: “Faceva festa anche lui…”.

Il tuffo nel passato diventa intenso, parla Fulvio Ceresini, che si alza dalla platea per tornare per 10 minuti padrone di casa. “Mio padre, il derby promozione con la Reggiana, e la sua corsa verso i tifosi…”.

Era solo l’inizio di un sogno bellissimo. Targato Scala, prima allenatore, oggi presidente. “I segreti di allora? Gli stessi di oggi, nessuno. Umiltà, consapevolezza. Chi gioca la domenica? I miei presidenti non lo hanno mai chiesto, non hanno mai interferito. E io non lo faccio con Gigi”.

Gigi che si commuove, quando si parla di Pedraneschi. Altro grande tassello del passato. “Le vittorie più belle? Sette anni di vittorie bellissime”. Come fossero, anzi, sono, figlie sue, Scala non vuole scegliere. “Ogni trofeo ha un suo valore, un suo sapore, è figlio di una passione”

Il mio gol più bello? “Quello promozione alla Reggiana”. Ecco il Sandro Melli tifoso che parte in progressione.

Coppe

La mia coppa più bella? “Forse Wembley”. Poi ci ripensa Minotti. “E’ stato tutto un disegno divino. O qualcosa del genere. La promozione contro la Reggiana, la prima vittoria in A con la Juventus, la Supercoppa europea strappata al Milan in un San Siro zeppo dopo aver perso in casa all’andata”. Ma ci sono anche i rimpianti. “Copenaghen, la seconda Coppa persa. E lo scudetto mai vinto”.

Il filo dei ricordi torna indietro. “Me ne sono andato piangendo – confida Pizzi. Si era fatto male Grun, serviva Sensini, uno scambio con l’Udinese. Io lo ho avvallato, ma andarmene mi ha strappato il cuore.  Quando sono tornato è stata una festa”.

Una festa che ora sembra di nuovo qui. Trenta, quasi, anni dopo. Con la famiglia ricomposta, o quasi- Qualche figliol prodigo manca, qualcuno, tornerà.

Si guarda a ieri, per scrivere domani. E comunque vada, sarà un successo.

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