Appartiene ormai al lontano passato l’orgoglio con cui Parma presentava in rete la propria Emeroteca comunale: «L’emeroteca […] possiede la più fornita raccolta di quotidiani e settimanali italiani e stranieri esistente in città; […] ha un patrimonio di circa 2.000 periodici, di cui 900 cessati e oltre 1.100 correnti. Tra questi: 23 quotidiani italiani, 6 quotidiani stranieri, una sezione di Documentazione locale, costituita da oltre 300 periodici […]».
Ora, nel 2016, sembra che i periodici correnti siano stati ridotti a poco più di un centinaio mentre quasi 300 titoli di riviste sono state oggetto di scarto. Misteriosa, invece, rimane la sorte di altri periodici.
Si tratta di un’operazione che nulla ha a che vedere con lo scarto fisiologico e la digitalizzazione di gran parte di queste riviste è ancora lontana (come, del resto, l’accessibilità a computer funzionanti all’interno della civica).
Siamo di fronte ad un’operazione che sotto l’uso distorto del termine ‘riqualificazione’ sembra nascondere la volontà di ridurre un indispensabile servizio culturale alla logica consumistica del ‘prodotto culturale’.
La stessa assessora Ferraris, all’indomani della proclamazione di Pistoia a capitale della cultura 2017 (vittoria derivante anche dal solido sistema bibliotecario) ha dichiarato che avrebbe speso la maggior parte del milione di euro in comunicazione.
Forse sarebbe stato meglio utilizzare quella somma per creare concreti quanto duraturi circuiti virtuosi, capaci di dare quotidiana linfa al languente settore culturale di questa città anche dopo il 2017. Purtroppo un tè con i pasticcini non è sufficiente.
Nel trompe l’oeil dell’Ospedale Vecchio dipinto alla stampa nel dicembre scorso dagli assessori Alinovi e Ferraris, quest’ultima ha annunciato l’apertura in un’ala della Civica di una Caffeteria, tra le cui attività ci sarebbe anche quella di presentare proposte di lettura.
Quanto sia insensato togliere spazio all’Emeroteca per aprire l’ennesimo inutile bar in zona via D’Azeglio e delegare ad esso un’attività da sempre appannaggio delle biblioteche ci pare superfluo sottolineare: abbiamo ben chiara la differenza che passa tra un cittadino ed un cliente.
La giunta sembra essere perfettamente in linea col pensiero mercificato e bottegaio che ha dominato Parma negli ultimi 15 anni!
Quanto è successo all’Emeroteca sta per succedere anche alla videoteca comunale: il Centro cinema Lino Ventura di via D’azeglio, a sostegno del quale si sono espresse 1540 persone, sta per essere chiuso, contrariamente a quanto promesso esplicitamente e chiaramente in campagna elettorale. (Programma 5 Stelle 2012: «è necessario rafforzare il ruolo e la promozione in città del centro Cinema Lino Ventura in via D’Azeglio»).
Un centro specializzato nella cultura cinematografica, un tempo protagonista di numerose attività didattiche di alto livello, sta per essere ridotto a sterile scaffale della futura biblioteca mediastore, ricollocato in parte dove un tempo c’era l’Emeroteca. Un altro prezioso tassello del patrimonio collettivo, per costruire il quale si sono spesi energie e denaro pubblico, sparirà.
Siamo ancora in tempo per impedirlo.
QUALCHE DATO
Nel 2014 l’Emeroteca come ente a sé stante è stata soppressa con un colpo di determina dirigenziale, l’assessora Ferraris ha riorganizzato l’intero comparto bibliotecario e propinato alla città, senza mai confrontarsi con essa, un’idea di biblioteca mediastore che nulla ha a che vedere con le radici e le potenzialità della più importante biblioteca comunale di Parma.
Il mantra dell’assessora Ferraris sembra essere quello di fare spazio, quando l’Ospedale Vecchio è un immenso contenitore a disposizione: il grossolano e veloce svuotamento dell’Emeroteca, i mucchi di riviste gettate alla rinfusa nel sottocrociera senza protezione alcuna, il tentativo di eliminare da un giorno all’altro 300 titoli, le critiche avanzate dalla Soprintendenza per il mancato rispetto dei criteri di scarto adottati dalla stessa amministrazione è storia del 2015 (i più curiosi possono seguirne le tracce sul nostro blog leggeretraleruspe.wordpress.com/).
Ai nostri preoccupati e reiterati allarmi l’assessora Ferraris ha risposto rassicurando che si trattava di undesherbage di ordinaria routine, non ritenendo dignitoso articolare risposta alla nostra proposta di organizzare un deposito centralizzato nel grande e abbandonato sottocrociera che, nei piani del suo collega Michele Alinovi, dovrebbe diventare una “galleria mercatale”.
Con alcune recenti determine dirigenziali (DD 2249 del 07/10/2015, DD 2962 del 11/12/2015 e DD 229 del 08/02/2016) sembra finalmente emergere la portata di questo desherbage pervicacemente voluto dall’assessora Ferraris: sono stati pubblicati, infatti, l’elenco delle riviste che saranno conservate e quello delle riviste che saranno invece scartate.
I salvati: saranno 129 i periodici, compresi i supplementi, che verranno mantenuti: di questi, 23 saranno conservati per sei mesi, 45 per tre anni. Sono 61, quindi, i titoli che saranno conservati permanentemente.
Due periodici tra quelli conservati per tre anni verranno ricollocati, scaduto il termine, presso la Biblioteca dell’Accademia Barilla: acquistati con soldi pubblici, saranno devoluti a favore di un ente privato accessibile un giorno a settimana; altri tre avranno nuova collocazione presso la Casa della Musica. Solo 7 titoli trovano nella presenza di un archivio digitale la motivazione di una conservazione non permanente.
A conti fatti i periodici correnti, stando ai dati accessibili, sembrano essere passati dagli oltre 1100 dei tempi d’oro a 129, di cui solo 61 conservati permanentemente.
I sommersi: i titoli nell’elenco del materiale scartato sono 264: di questi solo 12 vengono scartati perché presente un archivio on-line (gratuito o a pagamento); 22 troveranno parziale ricollocazione in istituzioni pubbliche o private (anche all’Accademia Barilla) di Parma e provincia; 7 appartengono al progetto ANALECTA e la conservazione di queste riviste era stata caldeggiata dalla Soprintendenza («[…] pensiamo non debbano essere scartate dato lo sforzo del gruppo di progetto per la loro valorizzazione […]»).
Rimane ancora un mistero la presenza, nei mucchi di riviste in procinto di essere scartate, di titoli non presenti nel catalogo parmense e neppure in questi ultimi elenchi.
Parma ha perso di fatto la sua Emeroteca comunale, declassata a “spazio riviste” di una biblioteca di quartiere.
(Comitato utenti Biblioteche “Leggere tra le ruspe”)