Nei nidi dell’Emilia-Romagna calano gli iscritti. Questo dato preoccupa la vicepresidente della Regione, Elisabetta Gualmini, che in occasione del congresso delle Acli di Bologna rilancia l’intenzione di rivedere l’assetto e l’organizzazione degli asili, a partire dagli orari di apertura, per andare incontro meglio alle mutate esigenze delle famiglie.
“Abbiamo un calo notevole di iscrizioni ai servizi per l’infanzia- dice Gualmini – in particolare a Reggio Emilia, Modena e Parma”, tanto che “i sindaci hanno il problema di dover chiudere i nidi, anziché aprirli”.
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Il fenomeno, spiega la vicepresidente, è legato sia al calo delle nascite sia alla minor propensione dei cittadini stranieri a utilizzare i servizi per l’infanzia. “Noi non vogliamo chiudere i nidi – mette in chiaro Gualmini – anzi: dobbiamo trovare i modi per tenerli aperti”. Ma non si può non tenere conto di alcuni fattori, avverte, legati soprattutto ai cambiamenti della società.
“Se a una madre propongo da un lato agevolazioni per le tariffe del nido e dall’altro un voucher per far venire una baby sitter quando vuole lei, spesso sceglierà il voucher – sostiene Gualmini – l’organizzazione fordista dei servizi, con orari rigidi degli asili e della conciliazione dei tempi per le madri, non funziona più”.
A causa della “frammentazione del lavoro – ragiona la vicepresidente – ogni famiglia ha ormai quasi esigenze personalizzate: c’è chi lavora tre ore al giorno, chi solo nei weekend. Quindi per offrire servizi pubblici collettivi servono grandi cambiamenti”, afferma Gualmini.