E’ un periodo piuttosto difficile per l’università italiana, anzi il più complicato dal dopoguerra. Nel 2015, secondo i dati OCSE, l’Italia nel 2015 hanno registrato soltanto il 21% di laureati nella fascia d’età compresa tra i 25 e i 34 anni. Dati che posizionano il nostro Paese al 34mo posto su 37 nazioni. Ovviamente non si tratta di un dato legato soltanto all’ultimo anno, ma è un indicatore ormai stabile da diversi anni. Se in tutto il mondo l’istruzione universitaria cresce in maniera piuttosto impetuosa, in Italia viaggiamo su ritmi desolanti, se non disastrosi, dovuti in buona parte al fatto che l’investimento sulla formazione universitaria anziché aumentare continua a diminuisce. Qualche dato? Il numero dei docenti e dei ricercatori è diminuito di oltre il 20% nel corso degli ultimi 10 anni. Chi lavora in università è frustrato, schiacciato tra una burocrazia che in altre nazioni non esiste, oltre al blocco degli scatti ed i vincoli al turnover.
La formazione accademica ha un’importanza strategica per l’intero Paese. Si esce dalla crisi anche investendo su di essa. Peccato che i nostri politici non si rendono conto di tutto questo. Formare le nuove generazioni, promuovere la ricerca scientifica e contribuire allo sviluppo e diffusione della cultura dovrebbero essere le prerogative di qualsiasi classe dirigente. Purtroppo siamo in Italia e la crisi del sistema universitario è pressoché irreversibile se non si attueranno le concrete contromisure.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una vera e propria demonizzazione dell’università ed in particolari delle scienze sociali. Tutti ricorderanno quando addirittura il ministro dell’istruzione prima e poi quello del lavoro parlarono di inutilità di facoltà come scienze della comunicazione. Dati alla mano si evince che il problema non è poi tanto legato alla facoltà, ma ad all’intero sistema paese. Facoltà di questo genere avranno anche i loro limiti, ma il fatto che il mondo sta andando verso nuove strade legate proprio alla comunicazione dovrebbe far capire che queste affermazioni sono prive di fondamenta ed anche piene zeppe di amenità.