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Aemilia, stangata dell’accusa: chiesti sei anni per l’ex assessore Pdl Bernini

BERNINI ALLA GDF

Aemilia, richieste pesantissime da parte dell’accusa: chiesta la condanna per tutti i 71 imputati, con pene fino a 20 anni. Malissimo per gli imputati parmigiani, con i 6 anni chiesti per l’ex assessore alle politiche scolastiche Giovanni Paolo Bernini e pene ancora più pesanti per gli altri.

I Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi al termine della requisitoria nei riti abbreviati del processo di ‘Ndrangheta Aemilia, nell’aula speciale in fiera a Bologna.

Al centro dell’inchiesta, che a gennaio 2015 portò a 117 arresti, un’organizzazione ‘ndranghetistica che, seppur legata alla famiglia Grande Aracri di Cutro, agiva con forza autonoma e localizzata, con epicentro a Reggio.

Prima di Natale 167 erano stati i rinvii a giudizio.

Ma gran parte dei vertici dell’associazione hanno optato per l’abbreviato. Proprio per due promotori, Nicolino Sarcone e Alfonso Diletto e per due organizzatori, Giuseppe Giglio e Antonio Silipo, c’è la richiesta di 20 anni. Tra gli accusati di concorso esterno, 13 anni e 8 mesi sono stati chiesti per la fiscalista bolognese Roberta Tattini, 12 anni per il capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale, Giuseppe Pagliani.

Per altri tre accusati di essere i promotori dell’associazione di tipo mafioso contestata, Antonio Gualtieri, Romolo Villirillo e Francesco Lamanna, i Pm hanno chiesto rispettivamente 18 anni, 17 anni e 8 mesi, 16 anni e 8 mesi.

Pene lievemente più basse per altri associati: Giuseppe Richichi (16 anni), Giulio Giglio (15 anni e 8 mesi), Donato Agostino Clausi (15 anni), Salvatore Cappa (14 anni e due mesi), Roberto Turrà (14 anni), Giuseppe Pallone (13 anni e 4 mesi), Francesco Frontera e Alfonso Martino (12 anni e 8 mesi), così come per Domenico Mesiano, poliziotto ed ex autista del questore di Reggio; 12 anni e 4 mesi per Pasquale Battaglia, 12 per Michele Colacino, Selvino Floro Vito e Francesco Lepera.

Dodici anni sono stati chiesti anche per Nicolino Grande Aracri, ritenuto il punto di riferimento della Cosca, ma che nel processo ‘Aemilia’ non risponde di associazione a delinquere di tipo mafioso: la sua è l’unica posizione per cui sono state chieste assoluzioni per alcuni capi di imputazione.

Tredici anni sono stati chiesti inoltre per un altro poliziotto, Antonio Cianflone, 14 anni per il giornalista Marco Gibertini, 12 anni per Fulvio Stefanelli, marito di Tattini e sei anni per Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl del Comune di Parma. Per Bernini, che si è avvalso del rito abbreviato che gli garantirà lo sconto di un terzo dell’eventuale pena, l’accusa è stata derubricata: da concorso esterno in associazione mafiosa a scambio elettorale politico mafioso. Accusa comunque pesante.

Secondo il gip, Romolo Villirillo avrebbe garantito a Bernini i voti tramite un altro dei parmigiani, Francesco Lepera. Per lui l’accusa è associazione mafiosa, la richiesta di condanna, a 12 anni.

Non meglio per gli altri “parmigiani”: Alfonso Martino, salsese d’adozione, avrebbe cercato di raccogliere voti per Pierpaolo Scarpino (PD, mai indagato) per le comunali 2012, dopo aver allungato le mani su amministrative precedenti a Sala Baganza e Salsomaggiore.

Giuseppe Pallone, infine. Lui è accusato di associazione mafiosa, estorsione e reimpiego dei soldi della cosca, in primis per una maxi operazione immobiliare a Sorbolo: per lui chiesti 13 anni e 4 mesi.

La pena più bassa chiesta è stata di 10 mesi. Ora la parola passerà alle parti civili, poi alle difese.

La sentenza è prevista tra fine febbraio e inizio marzo.

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