La Giunta ha approvato il Piano regionale per la gestione dei rifiuti. Tra gli obiettivi, entro il 2020, il riciclo almeno del 70% di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico e la riduzione al 5% dello smaltimento a partire dal conferimento in discarica.
Il piano introduce una moderna filiera del rifiuto basata su prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di energia e, infine, smaltimento.
Premiati i comportamenti virtuosi attraverso l’adozione della “tariffa puntuale”, secondo il principio “paghi quanto butti”.
Il presidente Bonaccini: “Un piano di gestione che ci colloca tra le realtà più avanzate in Europa”.
La Regione Emilia Romagna annuncia così, trionfante, il nuovo piano di riciclo dei rifiuti. Un piano, che, in soldoni, prevede che il Paip di Parma bruci anche i rifiuti di Reggio.
Paola Gazzolo, assessora regionale all’ambiente, assicura che “la quantità di rifiuti inceneriti al Paip resterà congelata alle attuali 130 mila tonnellate e si è data l’indicazione che i costi di smaltimento siano uguali per Parma e Reggio. Un tema di rilievo, quest’ultimo. E soprattutto una questione di principio per Parma, che oggi paga 154 euro a tonnellata di rifiuti smaltiti a fronte dei 118 di Reggio Emilia per ogni tonnellata di rifiuti portata in discarica.
Con l’arrivo dei rifiuti solidi urbani di Reggio, l’inceneritore parmigiano smaltirà invece meno rifiuti speciali, che potevano essere conferiti anche da altre regioni e che rendevano economicamente meno al gestore, allungando anche i tempi di ammortamento dei costi dell’impianto”.
Ma, se in seno al Pd si esulta, c’è anche chi si oppone.
DALL’OLIO (PD) – “Per Parma tariffe più basse del 10% nel 2016”
“Il territorio è salvaguardato, il conferimento verrà pagato e quindi si avrà un risparmio in bolletta; questo importante risultato ci fa dire è una vittoria per i cittadini e che il Pd unito ha tenuto la barra ferma, dimostrando di essere la vera forza di governo a Parma, anche alla luce del rapporto intrattenuto in questi ultimi mesi con la Regione e con le province limitrofe. Se infatti ci fosse stato un appiattimento sulle posizioni assunte dai 5 Stelle, ora ci troveremmo non con una provincia in emergenza, quella di Reggio Emilia, ma con due”. È questo il commento del segretario provinciale del Pd Gianpaolo Serpagli dopo l’approvazione del Piano regionale per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti che supera i vigenti piani provinciali, individuando un unico ambito regionale per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Il Piano conferma per il termovalorizzatore di Parma un tetto massimo di utilizzo di 130.000 tonnellate in linea con l’attuale autorizzazione e con i quantitativi di rifiuti conferiti in questi due anni di esercizio. Nell’ottica della reciprocità territoriale e di una gestione integrata di area vasta, il Piano prevede il conferimento al termovalorizzatore di Parma anche di rifiuti solidi urbani provenienti da Reggio Emilia in sostituzione dei rifiuti speciali attualmente trattati, che ammontano a circa 60.000 tonnellate. “La scelta responsabile di realizzare il termovalorizzatore ha consentito di rendere autonomo il territorio di Parma sul piano dello smaltimento dopo anni in cui si sono smaltiti i rifiuti in discariche ed inceneritori di altre province, a cominciare da quella di Reggio. Ora sarà Parma a contraccambiare ricevendo parte dei rifiuti prodotti da Reggio Emilia che ha chiuso il proprio inceneritore nel 2012 senza disporre di adeguate alternative di trattamento, forse condizionata dal vento politico del momento. Se questo non è accaduto e se Parma può vantare i migliori risultati in Regione e vederli finalmente premiati con una riduzione della tariffa di smaltimento dei rifiuti, è perché le amministrazioni Pd, a cominciare da quella provinciale, hanno scelto il campo della responsabilità, a rischio anche di perdere consenso, invece di cavalcare le paure e le facili, quanto inattuabili, promesse”.
“Il conferimento di rifiuti urbani da Reggio-Emilia non comporterà variazioni delle emissioni e dei quantitativi trattati, ma porterà significativi benefici sul fronte tariffario – è l’intervento del Capogruppo in Consiglio comunale Nicola Dall’Olio – Si prevede infatti, già dal 2016, una tariffa unica di smaltimento con una riduzione dell’ordine del 10% dovuta alla compartecipazione della parte reggiana alla spese di ammortamento dell’impianto. Per ogni tonnellata di rifiuto conferito è inoltre previsto il pagamento di un’indennità di disagio ambientale di 11 euro che andrà a beneficio del Comune di Parma e di quelli limitrofi. A questi benefici tariffari si potranno aggiungere le risorse del Fondo d’ambito di incentivazione previsto dalla Legge regionale sui rifiuti. Noi chiediamo al Comune che il ristoro ambientale venga messo a vantaggio dei cittadini riducendo la TARI, e non in opere preelettorali”.
Il Piano approvato dalla Regione si pone l’obiettivo al 2020 di dismettere due termovalorizzatori e di chiudere le discariche attraverso la riduzione del 20% della produzione procapite di rifiuti e il conseguimento del 73% di raccolta differenziata. “Condividiamo la delibera regionale che va nella direzione di uniformare gli ambiti territoriali – è la dichiarazione del Consigliere regionale Pd Alessandro Cardinali – In questo modo le spese di smaltimento saranno uguali per tutti i territori e si avrà un’agevolazione per i cittadini di Parma e provincia”. Sullo stesso tono il giudizio della Consigliera regionale Pd Barbara Lori. “Il confronto che la Regione ha messo in atto a tutti i livelli amministrativi a partire dai territori ci consente di mantenere l’impegno rispetto alla quantità di rifiuti destinati al termovalorizzatore e di promuovere un utilizzo dell’impianto dove i rifiuti speciali, le cui caratteristiche sono più difficilmente controllabili, assumono un ruolo che tende ad azzerarsi”. “La Regione Emilia-Romagna si conferma prima nelle scelte in materia rifiuti per innovazione e programmazione – conclude il Consigliere regionale Pd Massimo Iotti – La strada individuata permette davvero, e non a parole, di chiudere inceneritori e discariche. La definizione di un ambito di gestione sui rifiuti Parma-Reggio Emilia-Piacenza è il primo passo verso l’Area Vasta Emilia. In questo momento a Parma c’e chi guarda avanti per superare i problemi e chi non muove un dito e si limita alle polemiche. I Consiglieri Pd di Parma dimostrano di lavorare in positivo nell’interesse di Parma e provincia”.
RAINIERI (Lega) alla Regione: “Stop alle disuguaglianze nei costi di smaltimento
“Rimuovere la disuguaglianza nei costi di smaltimento ormai senza più giustificazione e per questo concentrare tutte le azioni che produrranno recupero di risorse nella gestione del termovalorizzatore di Parma, per far ridurre le tariffe rifiuti ai cittadini di Parme e provincia”.
Questa la richiesta avanzata alla Regione Emilia Romagna da Fabio Rainieri, consigliere del Carroccio e vicepresidente dell’assemblea regionale.
Con un’interrogazione a risposta scritta, Rainieri punta l’accento sul sistema di smaltimento rifiuti alla luce del nuovo piano regionale e chiede che i cittadini di Parma paghino “finalmente il giusto per il servizio senza più inutili e ingiustificati aggravi”.
“La giunta regionale – spiega Rainieri – prevede nel Piano Regionale di Smaltimento Rifiuti che i rifiuti solidi urbani della Provincia di Reggio Emilia siano bruciati nel termovalorizzatore di Ugozzolo a Parma. A tal proposito sottolineo la grande disuguaglianza nei costi di smaltimento dei rifiuti tra Parma e Reggio Emilia, in quanto nella prima si pagano 154 € a tonnellata (la più alta in Emilia-Romagna) e nella seconda 118 €. Una differenza di costi che ricadono sulle bollette dei cittadini utenti che in passato è stata ufficialmente giustificata, da Enìa (poi trasformatasi in Iren), Comune e Provincia di Parma, con le spese aggiuntive che Parma doveva affrontare per le spese di trasporto necessarie per smaltire i rifiuti fuori provincia e, nello specifico, nell’inceneritore ora chiuso di Novellara in provincia di Reggio Emilia”.
“Ma ora è del tutto evidente che queste spese non esistono più in quanto da ormai due anni Parma smaltisce totalmente in un impianto sul proprio territorio, per cui tutte le istituzioni in campo e non solo Atersir che si occupa specificamente delle tariffe rifiuti, dovrebbero impegnarsi a risolverla facendo ridurre i costi superiori che si devono sobbarcare i cittadini di Parma e provincia”.
“Così, mentre il Comune di Parma dorme, Iren continua a fare pagare ai cittadini di Parma costi aggiuntivi poco chiari. Per questo alla giunta regionale chiedo di rimuovere questa diseguaglianza di costi di smaltimento rifiuti facendo finalmente pagare a Parma il giusto e di chiarire come giustifica sia dal punto di vista del rispetto dell’autonomia decisionale dei territori in materia ambientale, sia di quello di stretta legittimità, che il proprio indirizzo di far smaltire i rifiuti di Reggio Emilia nel termovalorizzatore di Parma sia in contrasto sia con le richieste delle istituzioni del territorio, sia con la prescrizione autorizzatoria dello stesso impianto per cui non vi possono essere conferiti rifiuti di provenienza extra provinciale”.
IL PIANO DELLA REGIONE – Riciclare entro il 2020 almeno il 70% di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico e ridurre al 5% lo smaltimento a partire dal conferimento in discarica. Questi, in sintesi, gli obiettivi che la Regione si dà con il nuovo Piano per la gestione dei rifiuti.
Obiettivi ambiziosi se confrontati con quelli indicati dall’Europa, di gran lunga inferiori: 60% di raccolta differenziata al 2025 (65% al 2030) e, per quanto riguarda lo smaltimento e il conferimento in discarica, il 10% entro il 2030. Da sottolineare come oggi questa percentuale in Italia sia prossima al 40%.
Un nuovo approccio, dunque, nella gestione dei rifiuti, per produrne di meno, per differenziare e riciclare di più, e per consegnare alle generazioni future un territorio più pulito, sano e stabile dal punto di vista economico.
Il Piano delinea un modello di gestione che si fonda su prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio, recupero di energia e, infine, smaltimento in linea con la cosiddetta “gerarchia dei rifiuti” europea. L’attenzione si sposta quindi sulla parte a monte della filiera del rifiuto e non più su quella terminale coincidente con lo smaltimento, affrontando i temi della riduzione del rifiuto, della raccolta e dell’industrializzazione del riciclo. Quest’ultimo aspetto sarà affrontato anche attraverso la promozione di Accordi volontari che consentiranno la valorizzazione delle frazioni di rifiuti differenziati nell’ambito di cicli produttivi locali, favorendo quindi la crescita e lo sviluppo delle aziende locali operanti nel settore della Green Economy.
Già promosso a pieni voti dall’Europa, il Piano stabilisce un nuovo approccio nella gestione dei rifiuti, in continuità con quanto previsto nella legge regionale 16/2015. Uno strumento operativo per arrivare entro il 2020 al raggiungimento degli obiettivi già citati, a cui si aggiungono la riduzione della produzione pro-capite di rifiuti compresa tra il 20% e il 25%, il 73% di raccolta differenziata e l’autosufficienza per lo smaltimento nell’ambito regionale, mediante l’utilizzo ottimale degli impianti esistenti.
Il Piano assegna alla “tariffa puntuale” un ruolo determinante per il raggiungimento degli obiettivi: il principio è “paghi quanto butti”, che punta a premiare i comportamenti virtuosi.
Le azioni concrete che consentiranno di raggiungere gli obiettivi del Piano sono quindi la tariffazione puntuale, gli Accordi di filiera previsti e in parte già sottoscritti, il fondo incentivante previsto dalla legge regionale 16/2015. A ciò si aggiungono le azioni specifiche sul Comune di Bologna e la Provincia di Reggio Emilia, già co-finanziate dalla Regione attraverso il Piano di azione ambientale. Sono previsti solo tre impianti di discarica in Emilia-Romagna, in via prioritaria per i rifiuti speciali, e la cessazione dei conferimenti di rifiuti urbani indifferenziati in due degli otto impianti di incenerimento.