Si sono dati appuntamento, tra una bottiglia di birra e un qualche litro di vita gettata ai margini delle strade dell’Oltretorrente, a tirar sera ubriachi e suonati, vittime di chissà quale rabbia dopo un’intera giornata da nullafacenti, ai margini dei marciapiedi, in piena Via Imbriani. A metà, circa. Per darsele di santa ragione, a colpi di catene per gli scooter, mazze da baseball, calci, pugni.
Da una parte, slavi. Uomini dell’est. Dall’altra, nordafricani. Impossibile vederli, tra i cappucci, le felpe, il buio. Ma nitide le voci, e infondo, di quali etnie siano i fantasmi che bazzicano tra Borgo Fiore e Borgo Parente con Via Imbriani annessa, sempre ubriachi, sempre in cerca di un focolaio di rissa o di una pisciata contro un civile condominio, pronti a lasciarsi dietro degrado, vuoti e puzza, lo sanno tutti.
Lo sanno gli abitanti e i negozianti, esasperati. Lo sa chi ci ha la sfortuna di dove passare di li. Ma quella di lunedì sera non è stata una delle tante, abituali, consuete, ordinarie, scaramucce. Lo si deduce dal numero di contendenti, una decina, dal luogo in cui è avvenuta, metà strada, e dai modi.
L’avvicinamento è iniziato a suon di cassonetti per la differenziata scagliati ovunque, in strada, sul marciapiede, contro le auto in sosta. Poi usati come armi, gli uni contro gli altri. Forse per uno sgarro, o un angolo di marciapiede. Giovani sfaccendati che in fondo alla bottiglia hanno probabilmente rimosso per cosa si siano menati, ma intanto, di male se ne sono fatti.
Perché quando hanno finito di volare calci, pugni, mazze e catene, a terra sono rimaste le macchie di sangue. Ma nessuno si è fatto medicare: si sono rintanati di nuovo in qualche angolo ai margini della civiltà, a farsi curare da tempo e noia. Fino alla prossima bottiglia, fino alla prossima resa dei conti.
Indegna di una città civile, di un quartiere sempre più ghetto.
Editoriale: ridateci la nostra città
E’ una delle parti di Parma rimaste storiche, l’Oltretorrente. Porta ancora il nome di borgata del tempo che fu. E’ caratteristico, coi vicoletti che sembrano carruggi, i locali arroccati negli angoli delle vie, le case appiccicate e colorate che si rincorrono.
Ha vissuto le barricate, l’Oltretorrente. Ha detto no ai nemici che venivano da casa nostra ma vestivano un colore diverso e avevano gli occhi invasati di potere.
Ma ora è vecchio, e come tutte le cose datate, avrebbe bisogno di manutenzione. Facciate nuove, interventi nelle case. Via le muffe, gli angoli umidi, le eredità del tempo che passa. Ma ci vogliono soldi.
Allora meglio lasciarlo ammuffire, invaso da una Babele senza identità, sottoboschi di delinquenza comune che tendenzialmente sfocia in violenza, dopo giorni di abbandono al degrado. Prima gli studenti, oggi bipedi dal passato oscuro, senza documenti e identità, lavoro casa e progetti, senza ieri e dal domani che non importa troppo: a loro non preoccupano le muffe, e nemmeno le crepe. La loro vita fa acqua, come il Grande Fiume.
Ci sono i residenti, quelli storici. Che amano affacciare sull’Università, ultimo baluardo della Parma modello di cultura, passeggiare a piedi, guardare l’acqua scorrere e prendere un caffè vista piazza. Ci sono i negozianti, che sono stanchi di scappare sperando di trovare ancora intatta la propria vetrina il giorno dopo.
Ci sono i bambini di ieri, che rivorrebbero il loro Oltretorrente. E ci sono quelli di domani, che potrebbero trovarvi qualcosa di meraviglioso, come i Murazzi di Torino, il Lunogotevere di Roma, ma rischiano invece di avere davanti solo un alveare di disagio, criminalità, vuoto a perdere.
E ci sono gli adulti di oggi, i parmigiani di oggi. Facciano anche loro le barricate. Chiedano al governo di non accogliere più, perchè posti per i profughi non ce ne sono più. Siamo saturi di uomini senza volto e documenti destinata i alla delinquenza.
I soldi vengano spesi per ristrutturare, ridare a Parma un angolo storico e bellissimo. Far si che da ghetto del piscio sia attrazione, l’Oltretorrente.
Fonte vitale di risate, chiacchiericci, locali puliti, arie profumate. Torni ad essere vivo di alloggi ridenti, famiglie serene, grandi spazi studenteschi pieni di futuro, non di spaccio. Il degrado lasci il posto al passato florido, a un domani migliore.
Se l’Amministrazione non sa di che farsene del Ponte Nord, ci ridia almeno l’Oltretorrente. Non ci costringa a scendere in strada e opporci all’occupazione. Parma lo sa fare. Come recita una scritta sul Ponte, giusto ai margini dell’Oltretorrente, “di qui non siete passati”.
Onore oggi alla memoria di Guido Picelli, che fermò Balbo. Onore a Parma, con un invito a tutti. Combattiamo, ma riprendiamoci la nostra città.
(Francesca Devincenzi)