Il giudice per l’udienza preliminare Claudio Siclari ha rinviato a giudizio Rachid Assarag, il detenuto marocchino di 40 anni che la scorsa settimana aveva denunciato, con registrazioni audio, di essere stato picchiato nel carcere di Parma da agenti: l’uomo, a Genova, è accusato di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale perché avrebbe aggredito alcune guardie mentre era nel carcere di Pontedecimo.
Assarag sta scontando una pena a nove anni e quattro mesi per violenza sessuale. Dopo la denuncia di percosse a Parma, il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha inviato gli ispettori per fare chiarezza sull’accaduto.
Intanto, sulla questione interviene anche l’Osapp – Sul caso di Rachid Assarag, il detenuto marocchino di 40 anni che la scorsa settimana ha denunciato, con registrazioni audio, di essere stato picchiato nel carcere di Parma, gli organi del Dap “non hanno fatto nessun riferimento” al fatto che “oltre alla pena per il cumulo di condanne che sta attualmente scontando”, Assarag “sia sottoposto a svariate decine di procedimenti penali presso numerose Procure della Repubblica, ovvero abbia minacciato di morte il personale di Polizia penitenziaria nei vari istituti penitenziari in cui è stato allocato e persino in almeno una circostanza abbia aggredito i poliziotti penitenziari armato di un punteruolo al grido di Allah Akbar”.
A denunciarlo in una lettera inviata tra gli altri al ministro della Giustizia Andrea Orlando e al capo del Dap, Santi Consolo, è il segretario generale dell’Osapp, sindacato di polizia penitenziaria, Leo Beneduci. Al detenuto, secondo quanto riportato sulla stampa che cita registrazioni effettuate in carcere e rese note dall’ associazione “A buon diritto”, gli agenti avrebbero rivolto frasi shock, come “qui la Costituzione non vale”, con i detenuti “ci vuole il bastone e la carota”, “tanto il detenuto esce dal carcere più delinquente di prima”. Per chiarire i contorni della vicenda ministero della giustizia e Dap hanno disposto un’ispezione. L’Osapp teme però che sia scattata “di nuovo una ‘veemente’ campagna mediatica” contro gli agenti e ricorda il caso Cucchi dove è emersa “l’assoluta estraneità del Corpo”. Nella lettera Beneduci specifica che le sue “considerazioni, non prescindono né giustificherebbero eventuali responsabilità per danni arrecati al detenuto”, ma non ci sta alla descrizione degli poliziotti penitenziari come “necessariamente cattivi e violenti”.