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Green Money due: pene troppo lievi, patteggiamenti rigettati. Tutto da rifare

imagesSoldi, mazzette per il verde pubblico, corruzione. Uno dei tanti tornado che si è abbattuto sul comune di Parma nel giugno 2011 è approdato giovedì mattina in Tribunale: Green Money due.

Erano finiti in manette in 11, quella mattina del terzo giorno d’estate: otto di loro avevano tentato la strada del patteggiamento, sei se la sono vista respingere.

Carlo Iacovini e Emanuele Moruzzi, uomini di fiducia di Pietro Vignali, ma anche Ernesto Balisciano, Gianvittorio Andreaus Tommaso Mori e Gianluca Facini, accusati a vario titolo di peculato e corruzione, avevano concordato con la Procura pene inferiori ai due anni.

Per la precisione, un anno e undici mesi per Moruzzi, ex dirigente del servizio ambiente,  un anno e nove mesi per Iacovini, dirigente di Infomobility e capo di gabinetto del sindaco, un anno cinque mesi e rotti per Balisciano, ex presidente della partecipata Engioi, un anno e sei mesi per i gestori della cooperativa Student Work Service Gian Vittorio Andreaus e Tommaso Mori, lo stesso per l’imprenditore del verde Gianluca Facini.

Pene sotto i due anni, garanzie di evitare il carcere, insomma.

Ma il giudice Gabriele Nigro, come prevedibile dopo l’udienza del giugno 2015 e dopo che gli stessi imputati ne avevano chiesto la ricusazione, rigettata dalla Corte d’Appello di Bologna, ha respinto gli accordi firmati dagli imputati col pm Paola Dal Monte.

Pene troppo lievi per il peculato, e tutto da rifare, probabilmente si percorrerà la strada del rinvio a giudizio, in fretta per evitare la caduta dei reati in prescrizione, salvo per Norberto Mangiarotti e Alessandro Forni, imprenditori del verde, condannati rispettivamente a 4 mesi e sette mesi e 20 giorni in continuazione a pene precedentemente comminate.

In tutto dovranno scontare 28 mesi Mangiarotti, 34 mesi Forni, con pene alternative alla detenzione.

Secondo indiscrezioni Moruzzi e Balisciano avrebbero già risarcito in solido il Comune per i danni arrecati alla partecipate: nel caso dell’ex uomo di fiducia del sindaco, accusato di aver concesso ricchi incarichi ad imprenditori compiacenti in cambio di denaro e regali, si tratterebbe di una transazione superiore ai duecento mila euro. Ma non sufficiente per farne accogliere il patteggiamento.

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