“Uno sguardo alla Sanità 2015”: così si intitola il rapporto dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che fotografa il recente andamento dei sistemi sanitari dei maggiori Paesi avanzati ed emergenti. Un’analisi da cui emerge che in Italia la spesa sanitaria pro-capite è diminuita del 3,5% in termini reali nel 2013 (terzo calo consecutivo), con i dati preliminari del 2014 che indicano un’ulteriore riduzione dello 0,4%.
L’opposto della media Ocse
In particolare, l’andamento della spesa sanitaria del nostro Paese risulta avere una tendenza opposta rispetto alla media Ocse, che risulta rispettivamente del +0,9% nel 2013 e del +1,3% nel 2014. Trend confermato anche dai dati del periodo 2009-2013, in cui la spesa per la salute in Italia risulta calata dell’1,6% medio annuo contro l’aumento medio dello 0,6% Ocse. Numeri che fanno scrivere all’Ocse che la nostra spesa sanitaria “resta inferiore ai livelli precedenti la crisi economica e ampiamente al di sotto della spesa di altri Paesi Ocse ad alto reddito”. Tra i quali il primato viene fatto registrare dagli Stati Uniti (8.713 dollari pro capite), mentre 4.819 sono quelli della Germania e 3.866 quelli della Francia, ben sopra i 3.077 dollari dell’Italia.
I tagli alla spesa farmaceutica
Il rapporto spiega poi che la riduzione della spesa sanitaria nel nostro Paese è stata anche in parte il risultato di tagli alla spesa farmaceutica, con quella pro capite pari a 572 dollari nel 2013 (e comunque superiore alla media Ocse di 515 dollari). In particolare, la spesa pubblica in farmaci risulta calata dell’1,4% medio annuo tra il 2005 e il 2009 e del 3,9% annuo tra il 2009 e il 2013. Con le misure di riduzione della spesa che hanno tra l’altro fatto quadruplicare dagli anni 2000 la quota di mercato dei meno cari farmaci generici, la cui penetrazione rimane tuttavia relativamente bassa in Italia, essendo pari al 19% del mercato farmaceutico totale in volume nel 2013 contro una media Ocse del 48% e l’11% in valore (24% Ocse).
Meno spesa, ma meno salute
Italiani che spendono meno per curarsi perché più sani? Le statistiche purtroppo rispondono di no: dal punto di vista dell’aspettativa di vita, infatti, con 82,8 anni nel 2013 l’Italia si colloca al quarto posto nell’area Ocse, ma gli indicatori di salute all’eta’ di 65 anni sono peggiori di quelli in altri paesi Ocse. Soprattutto, l’aspettativa di vita in buona salute all’età di 65 anni in Italia è tra le piu’ basse nei paesi Ocse (sestultima sui 34 Paesi), con 7 anni senza disabilità per le donne e circa 8 anni per gli uomini. E a peggiorare il quadro, viene poi il fatto che l’offerta di assistenza di lungo termine agli anziani è inferiore rispetto alla maggior parte dei paesi Ocse.
Il rischio obesità
Se da un lato il consumo di alcol risulta in media diminuito in Italia negli ultimi 20 anni più che in ogni altro paese Ocse, dall’altro quello relativo ai giovani figura a rischio così come il consumo di tabacco, mentre i tassi di sovrappeso e obesità tra i bambini sono invece tra i più alti al mondo. Per un futuro non propriamente roseo, in cui secondo gli esperti dell’Ocse assisteremo a una maggiore domanda di assistenza sanitaria.