Parma e i profughi. Due volti della stessa citò così diversi, così lontani. Opposti.
Da una parte la Parma che si ribella, combatte. Dall’altra il sindaco, che va a cena coi profughi. E ci tiene anche a farlo sapere.
Dicevamo la Parma che si ribella. Che organizza un corteo per le strade adiacenti il Maria Luigia: Via Collegio dei Nobili, Borgo Regale. Blindati. “Da qui non si passa” – dicono. La vicina Questura si riversa in strada per difendere l’ordine pubblico. Sono una settantina di residenti in tutto, hanno raccolto le firme all’ex Snack Bar e nelle attività limitrofe, nessuno li ascolta, ora fanno da soli.
Insieme ai residenti, qualche militante di Casa Pound, del Comitato Golese SiCura, del Pablo. Si dicono apolitici, in strada per i loro diritti. “Vegano pure i rifugiati di guerra, ma mica tutti quelli che accogliamo lo sono” – intimano. Il momento di tensione arriva con l’ondata di filoanarchici e militanti di pseudo sinistre ribelli: “La Parma antifascista accoglie tutti”.
E’ una rincorsa per il dedalo dei borghetti, lo scontro scema.
Intanto una parte del Comitato da Piazza Garibaldi è collegata con Quinta Colonna. Difende i propri diritti in diretta tv. “Per i nostri diritti, per la nostra città. Per una accoglienza secondo ragionevolezza, non indiscriminata e incontrollata, ma riservata a chi veramente ne ha diritto. Perché gli italiani bisognosi non diventino invisibili davanti a questa immensa e dolorosa emergenza” – dice Carlotta Marù, una delle più attive.
In contemporanea, più o meno, il sindaco di Parma Federico Pizzarotti è a cena con i profughi ospitati nell’ex scuola di Castelnovo, proprio quella contro la cui trasformazione in centro d’accoglienza ha tanto combattuto il comitato Golese SiCura.
Lo racconta una nota del Comune:
“E’ un segno di vicinanza, solidarietà e condivisione quello che il sindaco, Federico Pizzarotti, ha voluto dare in serata unendosi a cena con i profughi accolti nell’ex scuola di Castelnuovo di Baganzola, dopo la marcia a piedi nudi di venerdì scorso, che ha visto la partecipazione di tanti parmigiani. Ad accoglierlo il presidente della Croce Rossa Italiana di Parma, Giuseppe Zammarchi, e i volontari impegnati sul campo. Della gestione dei 36 profughi presenti nella ex scuola si occupano, infatti, i volontari di Croce Rossa Italiana e del Comitato Provinciale della Protezione Civile di Parma che hanno firmato al convenzione con la prefettura per la gestione degli ospiti stessi, in collaborazione con Caritas e Ciac. Oltre al sindaco, erano presente il viceprefetto Fernanda Canfora ed i consiglieri comunali Marco Bosi e Alfonso Feci.
“Abbiamo voluto fare questa visita – ha spiegato il primo cittadino – per conoscere le storie dei profughi stessi e per testimoniare loro che l’immagine della città in cui si trovano non è solo quella che hanno avuto dalle manifestazioni contrarie alla loro presenza”.
Nella ex scuola si intrecciano le vite e le storie di ragazzi che hanno visto la morte in faccia, come Lasana, 29 anni, che è partito dal Gibuti per arrivare in Libia e attraversare il Mediterraneo a bordo di un canotto con altre 100 persone. “Ho vissuto momenti di paura – spiega in inglese il giovane – ho visto spesso la morte in faccia”. Fra i suoi compagni vi sono ragazzi che vengono dal Pakistan e dal Bangladesh e che hanno attraversato a piedi la penisola Balcanica per giungere in Italia, tutti alla ricerca di un futuro migliore, per lasciarsi alle spalle miserie e soprusi.
Quella di venerdì scorso è stata una marcia volta a sollecitare la certezza di corridoi umanitari sicuri per le vittime di guerra, catastrofi e dittature e l’accoglienza degna e rispettosa per tutti con la contestuale richiesta di chiusura di tutti i luoghi di detenzione e concentrazione di migranti, per la creazione di un vero sistema unico di asilo in Europa, superando il trattato di Dublino.
Lo stesso papa Francesco è intervenuto, durante l’angelus di domenica 6 settembre, invitando ogni parrocchia ad accogliere una famiglia di profughi come segno di un’autentica preparazione in vista del giubileo della misericordia”.
(Francesca Devincenzi)