Megafoni, fumogeni, fischietti. Il loro “lavoratore sospeso”, in fantoccio simbolo della loro battaglia, morto a terra, parzialmente coperto da uno dei loro striscioni di protesta. Venerdì mattina la protesta dei dipendenti di Pali Italia è arrivata al casello dell’autostrada: “Scusate il disagio, ma l’orgoglio di Parma è diventato la sua vergogna, tutta Parma deve sapere”.
A questo grido, volantini distribuiti agli automobilisti e la rabbia gracchiante nel megafono: “Abbiamo chiesto un incontro ai curatori, ma non ci ascoltano. C’è un imprenditore (Massimo Bagatti) che ci vuole far lavorare, e non ascoltano nemmeno lui. Non vogliamo l’elemosina, vogliamo che ci aprano i cancelli, perché sappiamo lavorare e farlo bene”.
Qualcuno si arrabbia, qualcuno si unisce alla loro protesta a suon di clacson.
I lavoratori non mollano di un centimetro “e non intendiamo farlo, protesteremo fino a quando non ci ridaranno il nostro lavoro” – tuonano, come se volesse essere un’avvertimento a chi ha il loro futuro in mano, ma sembra non preoccuparsene troppo. (Francesca Devincenzi)