E’ di alcuni giorni fa la notizia dello sfratto delle famiglie ospitate a spese dell’amministrazione nel Residence Parmigianino.
Di oggi, quella più drammatica dello sfratto di una famiglia ospitata a Ramiola: quattro persone, di cui una sola, diciannovenne, che lavora, e una ragazza disabile che si muove solo in carrozzina.
Ma, fa sapere la rete diritti in casa, esistono altre situazioni gravissime. Ecco la nota dell’associazione:
“Da alcuni mesi continuiamo a ricevere segnalazioni di mancata assistenza ai minori in seguito a sfratti che colpiscono le famiglie di appartenenza.
Praticamente dopo lo sfratto tutta la famiglia, compresi i bambini in tenera età vengono abbandonati a sé stessi dai servizi sociali.
Siccome le motivazioni dello sfratto sono nel 90% dei casi dovute al fatto che le famiglie si trovano in difficoltà economica, dopo l’esecuzione queste non possono permettersi nessuna soluzione abitativa onerosa, seppur provvisoria come hotel, un altro affitto ecc per cui sono costrette a dormire in auto o per strada o in stazione ecc.
La mancanza di soluzioni alternative si manifesta in questi giorni anche per i nuclei con minori che vengono fatti uscire dai Residence perché il comune non ha più soldi per sostenere le spese per l’accoglienza in queste strutture.
Anche in questo caso, considerato che le case protette, i dormitori e le case popolari risultano tutte piene e già assegnate, una volta cacciati dai Residence per le famiglie non rimane che la strada.
E’ il caso di 5 famiglie che saranno fatte uscire da un Residence di Collecchio domani famiglie in cui ci sono 11 minori di cui due bambini di un mese e tre mesi: anche per loro il Comune di Parma non ha offerto nessuna alternativa alla strada e per protesta promettono di dormire presso la sede dei servizi sociali in Via Leonardo da Vinci.
L’abbandono delle famiglie con minori dopo lo sfratto o dopo l’allontanamento dai residence è segno di un imbarbarimento di istituzioni che ormai han rinunciato alla tutela dei più deboli. E’ assurdo che a fronte di un innalzamento esponenziale delle situazioni di estremo disagio abitativo le risorse per i servizi sociali siano in diminuzione.
Sappiamo bene che sulle amministrazioni precedenti grava la responsabilità di aver perso un’occasione storica per dotare la città di strutture di accoglienza e per rinforzare la dotazione di alloggi popolari,come sappiamo bene che i continui tagli al sociale e ai comuni portati avanti dal governo Renzi con l’aggiunta di un piano casa criminale che tutela gli speculatori e i palazzinari e non le loro vittime han reso la situazione locale insostenibile però di fronte a un incremento esponenziale delle situazioni di grave disagio sociale e alle difficoltà economiche di bilancio l’amministrazione e la prefettura devono prendere atto che occorrono provvedimenti adeguati all’emergenza in atto.
Non è tollerabile che esistano migliaia di appartamenti sfitti, alcuni, come quelli del Parma Social House costruiti con finanziamenti pubblici, altri privati che spesso sono proprietà di immobiliari, di fondi di investimento e di grandi proprietari immobiliari che non hanno nessuna esigenza imminente se non quella di fare speculazione.
Per risolvere l’emergenza abitativa occorre ricorrere alla requisizione dello sfitto e dell’invenduto delle grandi proprietà immobiliari: le case esistenti sono già sufficienti per soddisfare il bisogno di tutti. E’ giusto che a pagare la crisi sia anche chi ha lucrato in questi anni sul boom dei prezzi e degli affitti.
D’altronde anche a Parma di fronte all’immobilità delle istituzioni, molte persone sono già ricorse all’occupazione dello sfitto per riprendersi il diritto all’esistenza e sono pronte a difendere con tutti i mezzi il loro diritto all’abitare.
Chiediamo a prefetto e sindaco un atto di giustizia civile e sociale ossia basta tutelare i grandi proprietari si dichiari lo stato d’emergenza e si inizino le requisizioni”.