Sono passati ormai otto giorni da quando Maurizio Baroni, l’idraulico fidentino residente a Carrodano, in Val di Vara, è stato ucciso a coltellate dal 15enne figlio della compagna.
Secondo le prime ricostruzioni, ed anche stando al racconto della madre, presente agli eventi, il ragazzo, in preda a un raptus durante una discussione, avrebbe preso da un ceppo in legno il coltello poi utilizzato per colpire Baroni prima alle spalle, poi a morte con una ferita che ha lacerato il cuore e un polmone: ma ora emerge un ulteriore dettaglio.
I coltelli sequestrati sarebbero due, entrambi sporchi di sangue. Perché due? Il 15enne, feritosi anch’esso nella colluttazione, afferma di averne impugnato uno solo, e solo dagli esami sulle ferite già effettuati sul corpo, i cui esiti si avranno tra qualche settimana si potrà capire se i tagli sono stati tutti inferti dalla stessa lama, mettendo un altro tassello alle indagini su questo delitto assurdo.
Altri esami sono stati effettuati sulle due armi bianche, ma sono stati resi più complessi dal gesto, inconscio, della compagna di Baroni che in un attimo di confusione avrebbe raccolto i coltelli mettendoli nel lavandino e facendo scorrere l’acqua: che il sangue sia passato sull’altro coltello per contaminazione? O urtato nella colluttazione è finito a terra macchiandosi?
Ci vorranno altre settimane, e altre indagini per capire altre sfumature di un delitto che ancora non riesce a trovare perché.