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Via Burla, la denuncia del garante: “Trattamenti inumani”

Solo quattro ore di aria al giorno, nessuna attività durante i mesi estivi, “ambienti detentivi caldi oltre ogni ragionevole grado di sopportazione” e celle doppie che “hanno uno spazio a disposizione calpestabile ai limiti dei 3 metri quadrati a persona, se non inferiore, parametro al di sotto del quale la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito la configurazione, di per sé, di trattamenti inumani e degradanti”: sono queste le condizioni della sezione detentiva Alta sicurezza 1 del carcere di Parma, che la Garante regionale delle persone private della libertà personale, Desi Bruno, ha visitato ieri insieme al Garante dei detenuti del Comune di Parma, Roberto Cavalieri.

“Il Dipartimento, stanti gli attuali numeri e le attuali condizioni detentive, dovrebbe cessare di inviare nella sezione di alta sicurezza del carcere di Parma detenuti provenienti da altre carceri – auspicano i due Garanti -, riteniamo in ogni caso di interrogare l’autorità sanitarie competenti circa la sussistenza dei requisiti minimi di vivibilità all’interno degli spazi detentivi occupati da due detenuti, richiedendo un’ispezione urgente”.

Erano stati gli stessi ristretti, 31 in totale in quel circuito differenziato, a sollevare l’attenzione sulle loro condizioni, con una lettera collettiva in cui denunciavano l’incongruità delle proprie condizioni di detenzione: come sottolinea Desi Bruno, “sono condannati per lo più a pene particolarmente lunghe, molti dei quali all’ergastolo, anche ostativo, e sono sottoposti a un regime detentivo, di fatto, improntato ad una assoluta rigidità”.

Secondo i due Garanti, è evidente la “perdurante inadeguatezza dell’offerta trattamentale predisposta nei loro confronti, anche se l’attuale Direzione sta portando avanti la progettazione di una serie di attività che potrebbe vederli coinvolti: i detenuti in questione si trovano, per lo più, a restare chiusi in cella 20 ore su 24, salvo le quattro ore d’aria previste nelle fasce orarie che vanno dalle 9 alle 11 e dalle 13 alle 15 – spiegano – e in questo contesto, durante i tre mesi della stagione estiva, anche le limitate attività trattamentali, culturali e sportive sono, di fatto, sospese”. Inoltre, continuano i garanti, “gli ambienti detentivi sono risultati caldi oltre ogni ragionevole grado di sopportazione”.

A preoccupare Desi Bruno sono in particolare “quattro celle doppie, in cui i detenuti che vi sono collocati hanno uno spazio a disposizione calpestabile ai limiti dei 3 metri quadrati a persona, parametro al di sotto del quale la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ha stabilito la configurazione, di per sé, di trattamenti inumani e degradanti”. Come se non bastasse, rimarca la Garante, “la Corte di Strasburgo ha ritenuto la configurazione di trattamenti inumani e degradanti anche quando lo spazio a disposizione dei detenuti è stato fra i 3 e i 4 metri quadrati, ma le condizioni di vita detentiva non erano congrue in relazione ad altri fattori relativi, per esempio, alla mancanza di ventilazione, di un adeguato numero di ore d’aria disponibili o di ore di socialità, all’apertura delle porte della cella, alla quantità di luce e aria dalle finestre, all’offerta trattamentale effettivamente praticata negli istituti”.

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