Riceviamo e pubblichiamo dal Comitato Gestione Corretta Rifiuti
“La regione Emilia Romagna vuol dimostrare vicinanza ai cugini liguri: venite pure a bruciare da noi.
Ovviamente senza chiedere cosa ne pensino i cittadini dell’Emilia Romagna, abituati da tempo a rimboccarsi le mani e a gestirsi i rifiuti correttamente, riciclandoli e riducendone la produzione.
Perché magari gli emiliano-romagnoli ne hanno già abbastanza dei propri di fumi, quei miasmi che a Vercelli provocano il cancro (lo scrive Arpa) e da noi forse uguale.
O il fumo padano è più misericordioso?
L’assessora Paola Gazzolo pensa di regolare la questione senza alzare polveroni.
Quattro righe di intesa con le multi utilities locali, Hera e Iren, e il colpo di genio è cosa fatta.
Ci si chiede a che cosa possa servire applicare una corretta gestione dei rifiuti (e sono gli stessi gestori a spingere in tale senso nelle colorate istruzioni d’uso: ridurre, ridurre, ridurre), se poi ciò che manca al forno, perché portato giustamente a riciclo, entra dalla porta di servizio, accompagnato da un profumato odore di soldi, che copre l’olezzo disgustoso che proviene dalla terra dei navigatori.
Perché bruciare fa business, e porta quattrini anche ai risicati bilanci degli enti locali.
Che si trovano in evidente e lampante conflitto di interessi.
Bruciare e guadagnare o spegnere i forni ma anche i dividendi?
A Parma il sindaco Pizzarotti è stato molto chiaro: non baratto euro con salute.
E ha ragione anche l’assessore Folli a tuonare contro la regione a palle incatenate.
Perché la verità fa male ma ci rende liberi.
Un parco macchine eccessivo, e nessuno sa come cavarsela.
Troppi inceneritori costruiti senza programmare il futuro, senza guardare aldilà della punta del naso.
Chi lo sosteneva era cacciato nell’angolo delle cattive Cassandre.
A Parma ne bastava mezzo già nel 2005, pensate ora con la differenziata al 70%.
Pensate che nonostante tutto l’ambaradan di questi anni a Ugozzolo hanno costruito solo il forno inceneritore e niente altro del progetto autorizzato.
Pensate che ancora oggi esportiamo rifiuti, checché se ne dica: l’umido dell’indifferenziato, le scorie dei processi di filtrazione, l’organico, tutti i materiali del riciclo che dopo la selezione in loco prendono altre vie.
Poi esportiamo l’aria del camino, ma come diceva il direttore di Arpa qualche anno fa, è solo vapore acqueo.
Vercellesi rassegnatevi: lo dice la scienza.
Quindi assessora Gazzolo, ce ne racconti un’altra.
Siamo tutt’orecchi”.