Aveva ucciso Michelle Campos Verde, 20 anni, nel suo appartamento in Via Rondizzoni 4, dove la ragazza viveva con la madre e la sorella. In primo grado gli erano stati comminati 30 anni, confermati in Appello.
Aveva ucciso Michelle Campos Verde, 20 anni, peruviana, nel suo appartamento in Via Rondizzoni 4, dove la ragazza viveva con la madre e la sorella.
Erano le undici di mattina del 16 luglio 2013: dopo averle fracassato la testa a martellate, le aveva chiuso il volto in tre sacchetti di plastica, stringendo il corpo in alcune coperte, poi l’aveva nascosta sotto il letto.
Lui, Alberto Munoz, 18 anni, ecuadoriano incapace di rassegnarsi alla fine di quella storia fatta di ossessione (sua), tira e molla, discussioni, arrivederci e riprese.
Per il giudice di primo grado, era stato omicidio premeditato. E la prima sezione della Corte d’appello di Bologna ha confermato quanto stabilito dal gup di Parma: mercoledì è arrivata la sentenza – come racconta la Gazzetta di Parma.
Confermata la condanna a 30 anni con rito abbreviato per Muñoz, come richiesto dal sostituto procuratore generale Maria Longo, confermati i 70.000 euro di provvisionale ai familiari della ragazza, assistiti dall’avvocato Samuele Quaini, mentre il risarcimento complessivo sarà stabilito in sede civile.
Ora, gli rimane solo la Cassazione. Poi si apriranno le porte del carcere per questo giovane ossessionato da un amore geloso irrazionale e così folle da uccidere.