Magico Parma da una parte, Parma 1913, dall’altra.
Giuseppe e Giovanni Corrado, da una parte, la potenza dell’Unione Industriali, dall’altra.
Chi voleva il Parma in D, si è’ mosso prima. E parliamo della seconda, che presenterà il proprio progetto mercoledì 1 luglio, mentre Magico Parma lo ha fatto sabato mattina.
Senza entrare nel falso merito e vero inganno di chi sostiene che sia stata proprio la potenza industriale a volere il Parma resettato e azzerato per strani complottismi e assurdi giochi di potere con la curatela stessa, e senza fare voli immaginifici su chi potrebbe affiancare il presidente Nevio Scala nell’avventura, atteniamoci a quanto abbiamo.
Una città che per quasi un trentennio ha vissuto un sogno, appoggiata da una tifoseria che era abituata a vivere fa B e C senza mai alzare la voce, si merita il vostro rispetto, signori.
Perché chi scrive quel sogno lo ha visto dalla curva, arrivando alla tribuna stampa per seguirlo: e vi implora a nome di ambo le fazioni.
Perché come in ogni tenzone ci sono i sostenitori divisi e schierati: la sottoscritta invece ha solo una richiesta. Vinca chi davvero vuole tornare in alto. Non adeguarsi alla mediocrità, ma ridarci il Parma degli anni 90.
Futuribile, pulito, ma competitivo. Serve un progetto imprenditoriale proiettato al futuro, perché in basso non c’è resa. In alto, forse.
Ed ecco la preghiera, salomonica è ispirata dal fatto che inizia probabilmente la settimana decisiva: non annoiateci a suon di sciabola e non illudeteci con le parole.
Fate i fatti. E chi non vuole un Parma in A, vincente, sostenibile ma propositivo (ammesso qualcuno di voi non lo voglia), si metta zitto e stia da parte.
Meritiamo onesta e rispetto. E pace. Come quella bandiera che ora vi state contendendo mentre noi seppelliamo 101 anni di dignitosa, rispettosa, orgogliosa, storia.
Vinca chi può ricomprare titolo e marchio e restituirlo a chi da sempre li porta in alto: i tifosi.
(effedivi)