Doveva essere il giorno della presentazione del progetto per la serie D di Magico Parma. Ma Giovanni e Giuseppe Corrado hanno colto tutti di sorpresa: “Il Comune dà lo stadio solo a Parma 1913, quindi rinunciamo a chiedere l’affiliazione. Ma non scrivete che Corrado rinuncia, la verità è che ci mettono nelle condizioni di non poter andare oltre”.
Francesca Devincenzi
Doveva essere il giorno della verità dei due Corrado: la presentazione del loro progetto per la serie D, e delle spiegazioni, eventuali, per la rinuncia alla B. Ma si è trasformato in molto di più.
IL COMUNE CI NEGA LO STADIO – L’esordio di conferenza è toccato a Giovanni, il figlio di Giuseppe, mister The Space. Che è stato chiarissimo, a schierarsi con la vanga alla mano: “Venerdì pomeriggio avevo appuntamento con l’assessore allo sport del Comune di Parma Giovanni Marani. E’ venuto a casa mia, ma mi ha detto di non accendere nemmeno il computer. Io volevo mostrargli il nostro progetto, discutere dei costi per l’affitto del Tardini. Come tutti sapete per poter chiedere l’affiliazione alla Figc si deve dire con esattezza dove si giocherà, noi non porteremmo mai via i tifosi dal Tardini, quindi”…. Però…“Mi ha detto fermati subito. Ho ricevuto precise indicazioni, lo stadio verrà dato solo a Parma 1913” (la cordata guidata da Barilla, Ferrari, Pizzarotti, etc. ndr. ).
Tradotto, Magico Parma potrebbe ricevere l’affiliazione dalla Figc, ma dovrebbe giocare a Colorno. Ma i tifosi, presenti in poco meno di 200, sono insorti immediatamente, chiedendo risposte al Comune e promettendo un presidio sotto il Municipio, oltre ad un sonante boato che ha seguito la rivelazione.
“Ieri ero molto inca…ato” – ha aggiunto Corrado junior, “oggi apprezzo che mi abbia detto una verità così’ scomoda. Il problema è che il Parma, i suoi tifosi, non devono traslocare dal Tardini. Quindi, così, ci costringono a rinunciare”.
Ha preso allora parola il padre Giuseppe: “Sarebbe come fare la maratona con gli scarponi da sci. Noi non vogliamo litigare con nessuno, ne metterci in competizione, ma i tifosi ci hanno chiesto di scendere in campo e noi travolti dalla passione abbiamo convinto i nostri soci, ridisegnato il progetto adeguandolo alla D e ci siamo messi in gioco”.
IL PROGETTO – Dunque, esiste un progetto D. Fatto di “investimenti mirati a tornare immediatamente in Lega Pro, con una squadra già competitiva in caso che tutto il caso che sta accadendo nel calcio ci consentisse un miracoloso ripescaggio già quest’estate. Avevamo già trovato l’accordo con un allenatore, alcuni dirigenti per gli aspetti tecnici e sportivi, e con numerosi top player per la categoria. Inoltre, con Alessandro Lucarelli, pronto a fare il capitano in D. E poi continuare a salire, C, B, A. Per ridare al Parma il palco che merita, il nostro progetto è a lungo termine”.
E non solo: “Ho già preso accordi – continua Giuseppe – con la Figc per acquistare nome e titoli, con l’Atalanta per poter attingere al loro settore giovanile, dal momento che in serie D serve un numero prefissato di giovani, e sto trattando con la curatela di Eventi Sportivi per l’affitto del centro sportivo di Collecchio. Vorremmo allenarci li e ricostruire un settore giovanile importante. Inoltre, stavo programmando spettacoli pre e post partita allo stadio per attirare gente”.
Con che soldi? “Gli stessi investitori della D: 70% Viris, 20% Unigasket, 10% Magico srl. Niente di segreto o di nascosto. Ma se il Comune non ci vuole…”.
Ma il comune non ha fatto i conti coi tifosi, imbestialiti come poche volte. “Tutti sotto il municipio, vogliamo risposte” la cosa più carina che strillano.
I MOTIVI DELLA RINUNCIA ALLA B – Ultima questione, i perchè e per come della rinuncia alla B. “Troppi debiti, che spuntavano come funghi. Quelli con l’estero, e quelli coi giocatori. Di molti non sono mai stati pagati i cartellini, altri hanno ingaggi elevatissimi. I curatori hanno fatto un lavoro immane, ma anche promesso spettanze futuro che sarebbero rimaste in capo a noi, diventava un’operazione economicamente troppo pesante per una serie B. Forse se avessimo avuto più tempo avremmo limato un altro pochino, ma allo stato delle cose non era finanziariamente attuabile, anche se sognavamo di tenere il Parma tra i professionisti”.
Non essendoci riusciti, ora vorrebbero riportarcelo. Tutto permettendo.